Italiani in preda all’ansia finanziaria

Rosaria Barrile -

Più sale Il livello di apprensione e più aumenta il rischio di prendere decisioni sbagliate. Lo conferma l’ultimo Rapporto della Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane che traccia il quadro delle conoscenze e dei comportamenti adottati in materia di risparmio

Poco competenti, avversi al rischio e in preda all’ansia. E’ il ritratto degli Italiani tracciato dalla Consob nel suo ultimo Rapporto sulle scelte di investimento delle famiglie.

Ma nonostante ciò, alla fine del 2016 il 45% degli intervistati possedeva uno o più strumenti finanziari. In particolare fondi comuni, obbligazioni bancarie italiane, azioni quotate e titoli di Stato domestici .

Il processo decisionale, a monte delle decisioni di investimento, resta però un tasto dolente: più della metà dei risparmiatori decide insieme a familiari, amici e colleghi, mentre solo un quarto sceglie dopo aver consultato un consulente finanziario.

Il 41% del campione prima di investire non considera neppure uno degli elementi tipici del processo decisionale ovvero orizzonte temporale, obiettivi, capacità economica ed emotiva di gestione del rischio.

Per quanto riguarda le conoscenze, le nozioni di base quali inflazione, tasso di interesse semplice, relazione rischio-rendimento e diversificazione di portafoglio si confermano vaghe e confuse per la maggior parte degli intervistati (la percentuale di definizioni corrette oscilla infatti tra il 33% e il 53%).
La situazione peggiora quando si va poi a parlare di prodotti specifici: il 20% di chi decide di investire dichiara di non avere familiarità con alcun prodotto mentre il restante 80% si limita a citare i depositi bancari, i titoli di Stato e le obbligazioni bancarie.

Oltre un terzo degli intervistati tuttavia rivela una certa difficoltà nel valutare la rischiosità delle opzioni di investimento più note. In sintesi, la confusione sembra farla da padrona: il 59% degli intervistati che affermano di preferire una composizione di portafoglio a prevalenza azionaria ritiene che le azioni siano meno rischiose delle obbligazioni. Ma non solo: le preferenze degli individui variano a seconda delle modalità di presentazione dell’informazione e rispetto all’orizzonte temporale considerato.

Le abitudini e le competenze acquisite in materia di risparmio e investimenti sono dovute prevalentemente all’interesse personale (circa un terzo degli intervistati), seguito dalla gestione del budget familiare (15%) e dall’esperienza in tema di finanza e investimenti (11%). Ma, nonostante tutte queste note dolenti, emerge come quasi la metà dei partecipanti all’indagine esprima un interesse ad approfondire le materie finanziarie.

L’indagine della Consob distingue inoltre tra conoscenze finanziarie effettive e quelle percepite ed evidenzia come tra queste vi sia un disallineamento nel 40% circa dei casi.

In pratica, rispetto alle nozioni più sofisticate, gli Italiani tendono a sopravvalutare la propria preparazione su questi temi. Tale attitudine è più frequente tra gli uomini, nelle persone di mezz’età e tra coloro che sono in possesso di un diploma di laurea.

Il livello di apprensione sperimentato nel prendere decisioni relative alla gestione del denaro costituisce un ulteriore fattore che può condizionare comportamenti e scelte. Circa la metà degli intervistati (in particolare i soggetti con conoscenze finanziarie più limitate) dichiara di provare “ansia finanziaria”.
Un terzo del campione invece tende ad avere un atteggiamento ottimistico quando si tratta di valutare le prospettive economiche e finanziarie sia personali, sia del contesto generale. Nello stesso tempo, tuttavia, l’elevata avversione alle perdite e la bassa propensione al rischio rimangono caratteristiche molto comuni tra i risparmiatori italiani che dichiarano una netta preferenza per i prodotti a capitale protetto e a rendimento garantito.

A scoraggiare la scelta di prodotti più rischiosi concorre la scarsa capacità di accumulare risparmio in maniera regolare. Solo il 60% degli intervistati dichiara di riuscire a farlo mentre il restante 40% non è in grado di farlo a causa di vincoli di bilancio molto stringenti oppure perché indebitati (a fine 2016, circa il 42% delle famiglie ha in essere un mutuo ipotecario oppure un finanziamento personale per le spese correnti).

La domanda di consulenza finanziaria

Con specifico riferimento alla fruizione di servizi di consulenza finanziaria, quasi un terzo degli investitori beneficia di raccomandazioni personalizzate ai sensi MiFID, mentre i restanti ricevono consulenza generica. Nell’ambito dei vari modelli di servizio, rimane residuale la consulenza cosiddetta indipendente, ossia riferita a un’ampia gamma di prodotti e remunerata esclusivamente dal cliente (7% degli investitori), mentre prevalgono la consulenza ristretta (riferita a un insieme limitato di strumenti finanziari generalmente emessi dallo stesso istituto di credito che eroga consulenza) e quella avanzata (applicata a un insieme più ampio di strumenti finanziari e con una valutazione periodica dell’adeguatezza dell’investimento).

Le esigenze che più frequentemente spingono ad avvalersi di un professionista sono la pianificazione finanziaria di lungo periodo e la protezione del patrimonio. Nella scelta del consulente rivestono un ruolo importante sia la fiducia nel professionista, sia l’indicazione da parte della banca di riferimento (rispettivamente, 35% e 34%), mentre le competenze fanno la differenza solo per una percentuale molto più bassa del campione e pari al 19%.
Il 45% dei risparmiatori non sa indicare come venga ricompensato il proprio consulente, mentre il 37% crede che il servizio sia gratuito. Alla bassa consapevolezza dei costi sostenuti si lega anche la bassa disponibilità a pagare. A scoraggiare la domanda di consulenza, sono in particolare, sia la sfiducia in generale nei confronti degli intermediari (indicata nel 40% circa dei casi), sia i costi. Tra i fruitori del servizio, infatti, solo il 20% si dichiara propenso a remunerare il professionista, sebbene tale disponibilità aumenti con la percezione del livello di personalizzazione delle raccomandazioni ricevute.