Inps: un anziano su tre ha una pensione da mille euro

Walter Quattrocchi -

Boeri presentando il Rapporto annuale dell’Inps lancia l’allarme “ Senza immigrati nel 2040 buco di 38 miliardi nelle casse dell’Istituto ”

Sono 5,8 milioni i pensionati Inps che nel 2016 hanno percepito meno di mille euro al mese. Lo rileva l’Istituto nazionale di previdenza sociale nella relazione annuale illustrata alla Camera dal Presidente dell’Inps Tito Boeri.

Il report dell’Inps precisa che si tratta del 37,5% del totale (i pensionati sono in tutto 15,5 milioni), in calo dello 0,5% rispetto al 2015. La percentuale delle donne che percepiscono meno di mille euro al mese sul totale delle pensionate è del 46,8%, mentre tra gli uomini rappresentano il 27,1%.

Nella fascia tra i 500 e i 1.000 euro risultano 4.151.043 pensionati (il 26,7%), sotto i 500 euro ce ne sono 1.683.351 (10,8%).

Sotto i mille euro nello specifico risultano 3.864.607 donne contro 1.969.787 maschi. A percepire invece assegni oltre i 3mila euro lordi mensili sono 1.060.040 pensionati, pari al 6,8% del totale (775.708 maschi e 284.332 donne).

Il risultato economico di esercizio dell’Inps nel 2016 è stato negativo per 6,046 miliardi, in miglioramento rispetto ai 16,2 miliardi di rosso del 2015, mentre il patrimonio netto si è ridotto scendendo fino a 254 milioni. Le uscite complessive dell’Ente nel 2016 ( 408.863 milioni di euro, 412.847 nel 2015 ) superano le entrate ( 408.683 milioni di euro, 415.181 nel 2015), per un saldo negativo di 180 milioni di euro.

L’Inps a proposito ricorda che tutte le prestazioni sono erogate sulla base di norme di legge sulle quali l’Istituto non ha alcun potere discrezionale e che non sono assolutamente a rischio le prestazioni future.

Il Presidente dell’Inps Boeri richiama l’attenzione sulla necessità di perfezionare riforme appena accennate o rimaste a metà, come nel caso della paralisi del cumulo contributivo per i professionisti, del rischio che finiscano già le risorse per l’Ape social e del reddito d’inserimento, misura che è destinata dal 2018 a erogare sussidi, ma con un importo troppo basso.

Riguardo al dibattito sul blocco dell’adeguamento all’aspettativa di vita per la pensione di vecchiaia, Boeri motiva la sua contrarietà spiegando che i costi di una tale operazione si scaricherebbe sull’adeguatezza delle pensioni dei nostri giovani.

Per affrontare la necessità di assicurare un allargamento della platea dei contribuenti alle casse dell’Inps, il presidente Boeri avanza un pacchetto di proposte : la prima consistente nella fiscalizzazione a carico dello Stato di una parte dei contributi all’inizio della carriera lavorativa per chi viene assunto con un contratto a tempo indeterminato, con la finalità di proteggere i giovani dal rischio dei contratti discontinui ; la seconda rappresentata da un’assicurazione salariale per garantire ai lavoratori che cambiano posto il mantenimento dei livelli salariali e favorire la mobilità dei lavoratori ; infine la terza risultante nell’adozione di un salario minimo, per offrire una base retributiva ai lavoratori che non sono coperti dalla contrattazione nazionale.

Inoltre il Presidente dell’Inps auspica politiche che favoriscano una maggiore presenza delle donne nel mondo del lavoro e rivendica il ruolo necessario degli immigrati nel mercato del lavoro italiano, che con la loro presenza bilanciano in parte il calo delle nascite e rappresentano 150.000 contribuenti under 25 all’Inps in più all’anno.

Infine il Prof. Boeri promuove il Jobs act perché, secondo i dati dell’Inps, ha determinato un aumento nella dimensione delle aziende con un’impennata nel numero delle imprese private che superano la soglia dei 15 addetti : dalle 8 mila al mese di fine 2014 alle 12 mila dopo l’introduzione del contratto a tutele crescenti.