Italian political update: Dall’ipotesi di nuove elezioni alla coalizione M5S-Lega

Stephanie Kelly -

Dopo essere quasi arrivati sul punto di nuove elezioni, il mercanteggiamento politico dell’ultimo minuto ha visto i due partiti populisti – il Movimento 5 Stelle (M5S) e la Lega – riunirsi per tentare di formare un governo. Il Presidente Mattarella ha concesso ai partiti fino a domenica per concordare un accordo di coalizione.

Come si è giunti a questo punto?

Dopo le elezioni, tutti i principali partiti italiani hanno cercato di formare un governo. Dopo nove settimane di dibattito, sembrava che le uniche opzioni fino allo scorso mercoledì fossero nuove elezioni o l’attuazione da parte del Presidente di un governo di unità nazionale. Poi, il punto di svolta, Silvio Berlusconi – leader di Forza Italia, alleato con La Lega – ha annunciato la sua volontà a sostenere un governo Lega/M5S che non includesse il suo partito.

Due partiti populisti?

Benché entrambi i partiti rientrino nella sfera populista, provengono da schieramenti politici molto diversi. La Lega è economicamente e socialmente di destra, mentre l’M5S è un partito con un mix di politiche di sinistra e destra che ha raccolto consensi soprattutto da persone che in precedenza avevano votato per i partiti di sinistra. Ciò si riflette nell’ambito di alcune delle promesse da loro fatte in campagna elettorale:
 

  Politica Fiscale Politica UE  Politica in materia di immigrazione 
M5S  Reddito di cittadinanza €780 al mese
Abbassamento età pensionabile
Rimborso dei costi per la cura dei figli 
Mantenere l’euro ma puntare a una sua riforma – uscita dall’euro come “ultima risorsa”  Accordi bilaterali sul rimpatrio dei migranti 
Lega  Flat Tax inferiore al 20%.
Annullare la riforma pensionistica e abbassamento età pensionabile 
Mantenere l’euro, ma puntare almeno a una riforma
Non escludere la “sovranità monetaria” 
Espellere i migranti privi di documenti 

 

Quali barriere restano per la coalizione M5S e Lega?

L’esclusione di Berlusconi non ne fa un matrimonio politico perfetto, come illustrato dalla tabella qui sopra. Tra le questioni chiave che i due partiti devono risolvere entro domenica figurano:
– chi dovrebbe guidare il governo;
– a chi affidare le posizioni chiave del governo;
– come conciliare i diversi approcci politici.
L’incertezza su queste tematiche chiave rimane elevata e non si può quindi escludere che non si riesca a raggiungere un accordo. Detto questo, il momentum è a favore della coalizione, visti gli eventi delle ultime 48 ore. 

Cosa comporterebbe la conferma di questa coalizione?

Politica fiscale e strutturale: Per la coalizione populista, trovare un compromesso sulla politica fiscale sarà impegnativo dato che la Lega è votata dai ricchi del Nord Italia con una campagna fiscale piatta, mentre l’M5S ottiene il sostegno dei più poveri elettori che hanno apprezzato la loro politica di reddito sociale universale. In quanto tale, i nodi più difficili da sciogliere saranno i dettagli dell’accordo finale della coalizione, con un allentamento fiscale che, in qualche forma, sembra altamente probabile.

  • Anche se c’è poca visibilità su ciò che un piano di bilancio combinato potrebbe contenere, questa coalizione porterebbe quasi certamente ad un allentamento fiscale dato che entrambe le parti stanno suggerendo un deficit fiscale di ~3% del PIL, e utilizzano ipotesi di crescita inverosimili per suggerire che come conseguenza non ci sarà un aumento del debito. Si noti che l’Italia non è ancora in regola con le disposizioni fiscali dell’UE per i bilanci 2017 e 2018 per quanto riguarda i meccanismi di salvaguardia relativi all’aumento dell’IVA e delle accise sul carburante nel 2019 in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi di bilancio.
  • Non vediamo alcun segnale di riforme strutturali significative che affrontino le sfide del mercato del lavoro e della competitività in Italia nell’agenda di entrambe le parti. Piuttosto, riteniamo che questa coalizione probabilmente favorirà nel breve termine provvedimenti fiscali piuttosto che riforme produttive. Il principale nodo sarà nei dettagli fiscali di qualsiasi accordo raggiunto dalla coalizione, ma l’espansione fiscale è all’orizzonte se la coalizione della Lega M5S dovesse andare al Governo, nonostante la già difficile posizione fiscale dell’Italia. Possibili sono le clausole di salvaguardia che prevedono un rialzo dell’IVA in caso di aumento del disavanzo pubblico.
  • Entrambi i partiti sono favorevoli all’abrogazione della riforma pensionistica adottata nel 2011 con la legge Fornero, che ha introdotto i regimi a contribuzione definita e ha innalzato l’età pensionabile a 67 anni. Questa riforma ha rappresentato un passo importante verso la sostenibilità dell’economia italiana a fronte delle difficoltà demografiche e fiscali che il Paese deve affrontare. Un’inversione di tendenza si ripercuoterebbe sui bilanci pubblici – le stime indicano che ciò costerebbe al governo 20 miliardi di euro all’anno – e sulla credibilità delle politiche fiscali a lungo termine. Il concretizzarsi di questa coalizione minaccia altresì le riforme del mercato del lavoro volte a migliorare la flessibilità nell’era post-crisi.
  • Nel complesso, è probabile che il programma politico dia luogo a un potenziale stimolo fiscale a breve termine, a scapito però dei bilanci pubblici in un contesto di debito pubblico già elevato. Il rischio che ciò comporta non è solo quello di accumulare problemi da affrontare in un secondo momento, non affrontandoli in maniera adeguata, ma anche di aggravarli. La sua portata dipenderà dai compromessi raggiunti sugli sgravi fiscali e sugli aumenti della spesa, per i quali la visibilità è attualmente molto bassa.

Politica UE: entrambi i partiti hanno acquisito credibilità presso gli elettori per la loro posizione relativamente ostile nei confronti dell’UE. Anche se hanno ridimensionato le promesse di portare l’Italia fuori dall’Eurozona, rimangono chiaramente euroscettici sulle linee della fiscalità, della politica estera e dell’immigrazione.

  • Per quanto riguarda la politica fiscale, qualunque sia la sua composizione, non ci aspettiamo che le norme dell’Unione europea siano considerate un fattore limitante fondamentale per la possibile coalizione M5S-Lega. L’Unione Europea, tuttavia, dovrebbe reagire nei confronti dei provvedimenti che hanno spinto il disavanzo al di sopra del 3%, che hanno attuato riforme strutturali precedenti e che hanno ulteriormente messo in discussione la sostenibilità di bilancio a lungo termine (si tenga presente che la Comunità Europea utilizza le proprie stime di crescita, non quelle del governo, che prevediamo sovrastimino i benefici di questi cambiamenti).
  • In questo scenario, vi sarebbe un rischio significativo che l’UE possa riaprire la procedura prevista per i disavanzi eccessivi dato che i bilanci dell’Italia partono da una base debole. Se la violazione fosse particolarmente grave, l’UE potrebbe chiedere modifiche e persino irrogare sanzioni per il mancato rispetto delle norme. Data l’importanza sistemica dell’Italia per la zona euro, questi rischi non dovrebbero essere dati per scontati. Se la coalizione mette in discussione l’autorità dell’UE in questo campo, creerebbe incertezza per gli investitori, ma giocherebbe a favore delle rispettive basi elettorali.
  • In politica estera, nessuna delle due parti sostiene le sanzioni europee contro la Russia in ragione del danno che queste arrecano agli esportatori italiani.
  • Riguardo alla politica in materia di immigrazione, le parti non sono perfettamente allineate in termini di approccio politico, ma sono entrambe favorevoli a controlli più severi che rischiano di far cadere Bruxelles nella trappola sbagliata.
  • Sul fronte della moneta unica, nella storia recente la Lega è stata ostile all’euro e ha sollecitato il ritorno a una valuta nazionale o a una doppia valuta. Questa posizione, anche se recentemente più moderata, presenta un rischio insidioso nel contesto di tutti gli scontri tra l’Italia e le sue controparti europee in quanto non è garantito l’impegno nei confronti della relazione.

Stabilità politica: l’analisi fatta finora suggerisce che questa coalizione riflette l’opportunismo politico piuttosto che una coalizione di partiti affini.

  • Sebbene vi siano alcune sovrapposizioni politiche tra le due parti – in particolare in materia di immigrazione e il desiderio di allentare la camicia di forza fiscale imposta da Bruxelles – vi sono anche differenze significative, mentre le basi di sostegno degli elettori e le culture di partito interne sono anch’esse molto diverse. Di conseguenza, non crediamo che questa coalizione durerebbe un intero mandato di governo, ma sarebbe dirompente per gli investitori, mentre riescono a rimanere al potere a causa di un programma fiscale inutile e di relazioni combattive con i partner europei.

Questa coalizione è necessariamente peggiore rispetto a nuove elezioni?
 
Benché questa coalizione presenti chiaramente delle sfide, anche l’alternativa di nuove elezioni o di un governo di unità nazionale metterebbero alla prova i mercati.

  • Dopo le elezioni, il M5S ha mantenuto la sua quota del 32% di sostegno da parte degli elettori, mentre la Lega ha visto crescere il sostegno degli elettori dal 17,4% delle recenti elezioni a ~23% negli ultimi sondaggi. Pertanto, è probabile che un partito populista sia strumentale a qualsiasi governo nelle nuove elezioni.
  • Tuttavia una nuova campagna elettorale potrebbe cambiare i pesi sulla bilancia per il prossimo ciclo di negoziati di coalizione. Se Renzi fosse rimosso dalla sua posizione nel partito, il bilanciere del PD potrebbe muoversi a favore di un sostegno al M5S; questo fornirebbe un governo più moderato con meno ostilità nei confronti della moneta unica. Inoltre elezioni estive distorcerebbero l’affluenza alle urne a causa del periodo delle vacanze.
  • Un governo temporaneo di unità nazionale – come proposto dal Presidente Mattarella – avrebbe richiesto il consenso dei populisti. La riforma elettorale potrebbe essere l’esca per portare a bordo il M5S; il M5S vorrebbe infatti che un bonus di maggioranza fosse incorporato nel sistema di voto per aumentare le sue possibilità di vincere una coalizione. Questo sarebbe un rischio ridotto in futuro.
  • Per gli investitori, il passaggio verso una coalizione di populisti da nuove elezioni è un passaggio dalla padella alla brace. Mentre le nuove elezioni vedrebbero i partiti populisti aumentare la loro quota di voti, le campagne elettorali forniscono un’opportunità per cambiare le dinamiche politiche che potrebbero aver avuto un impatto meno dirompente rispetto a un governo pieno di populisti in un’economia fiscalmente sfidante come quella italiana.

Stephanie Kelly – Economista Politico – Aberdeen Standard Investments