Fed, tono più da falco, BCE più colomba. L’attitudine attendista degli investitori si fa più marcata

Amundi Asset Management -

Questa settimana si terranno due eventi importanti e lungamente attesi: la riunione mensile della Fed e quella della BCE. Dopo anni di politiche monetarie ultraaccomodanti, le banche centrali sono ora disposte a ridurre gli stimoli monetari.

Innanzitutto è necessario evidenziare le differenze tra i contesti economici delle due aree:

  • negli Stati Uniti, la crescita sta accelerando, stimolata dai tagli alle imposte e dall’aumento delle spese del governo. È insolito vedere degli stimoli in un contesto in cui c’è piena occupazione. Le prime parole di Jerome Powell sono state “l’economia è in ottima forma”. La Fed ha rivisto al rialzo le sue stime sulla crescita e sull’inflazione. Il rischio di inflazione rimane orientato verso l’alto.
  • nella zona Euro la crescita sta invece decelerando per via del contesto globale più incerto. La BCE ha rivisto al ribasso le stime sulla crescita per il 2018 (dal 2,4% al 2,1%). Draghi ha sottolineato che “sono aumentati i rischi globali”.

Fed più falco, sostenuta dalla grande fiducia nell’economia americana. Come previsto, la Fed ha alzato i tassi d’interesse di un quarto di punto (per la settima volta in tre anni) e ha evidenziato una posizione più aggressiva nel 2018. La banca centrale americana prevede ora quattro rialzi dei tassi nel 2018 invece dei tre annunciati in precedenza.

Per contro, la BCE ha adottato un approccio più accomodante del previsto. Ha annunciato la fine del Quantitative Easing (QE) nel 2018, adottando però un approccio dovish sui tassi d’interesse. La BCE prevede che i tassi di riferimento rimarranno ai livelli attuali perlomeno fino all’estate del 2019. La banca centrale europea non è in una posizione facile. Il suo QE si concluderà in un contesto più difficile rispetto a quello in cui la Fed terminò il suo programma di allentamento quantitativo nel 2014: la crescita della zona Euro sta decelerando e stanno aumentando i timori politici.

In Europa, la normalizzazione della politica monetaria potrebbe rappresentare un rischio per il debito periferico. Il rendimento sul segmento breve della curva dovrebbe rimanere ancorato alla forward guidance. Al contempo, la fine del programma di acquisti potrebbe rendere i mercati più sensibili ai rischi estremi. Negli USA, prevediamo un lieve appiattimento della curva dei tassi, con i titoli decennali ancorati attorno al 3%.