Il P2P lending in Europa e in USA cresce più delle attese, anche grazie all’ingresso delle FAANG

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Le FAANG (le 5 grandi big della tecnologia americana: Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Google) si sono gettate a capofitto nei prestiti alle PMI abbandonate dalle banche.

Le PMI sono ancora in carenza di ossigeno e spesso non riescono, attraverso i canali tradizionali, a ottenere il credito necessario. Le cose però stanno cambiando velocemente. Nel terzo trimestre 2018 l’Europa del P2P lending è cresciuta a un ritmo superiore alle aspettative. Il Regno Unito ha infatti registrato un aumento dell’11% rispetto al volume di erogato previsto, mentre l’Europa continentale ha visto un aumento del 10% sullo stesso indicatore. Lo scrive AltFi Data, e prevede che entro fine anno il Regno Unito avrà erogato 6 miliardi di euro e l’Europa 3 miliardi. E si tratta ancora di briciole rispetto alle esigenze di finanziamento delle piccole e medie imprese di questa parte del mondo (che ammontano, solo in Italia a 50 miliardi di euro, secondo KPMG).

Effettivamente, la strada per colmare questo vuoto, benché luminosa, è ancora molto lunga. L’ultima edizione del Survey on the Access to Finance of Enterprises (SAFE), pubblicato dalla Commissione Europea, parla chiaramente di un’Unione Europea delle PMI ancora profondamente bancocentrica. Oltre la metà delle PMI ritiene infatti che il credito bancario sia lo strumento finanziario più adatto al proprio business e in media il 68% si rivela ottimista rispetto alla possibilità di approcciare un istituto bancario e ottenere un prestito; solo il 23% crede di poter finalizzare un accordo con un investitore nel capitale di rischio. L’ultimo numero evidenzia quanto pesante sia ancora il retaggio culturale che impedisca in molti casi alle aziende più bisognose di rivolgersi a operatori potenzialmente capaci di soddisfare richieste di liquidità, attraverso strumenti alternativi di accesso al credito. Quest’ultimo è ancora un problema importante per il 7,8% delle piccole e medie imprese europee, rispetto al 3,4% di quelle grandi.

Ci sono però importanti segnali di fiducia: in Italia, l’erogato complessivo delle dieci piattaforme monitorate da P2P Lending Italia ha superato i 180 milioni di euro solo nel terzo trimestre 2018, segnando un aumento dell’84,6% anno su anno. Il traguardo del miliardo di euro da inception, a cui gli esperti del settore miravano per la fine del 2018, è stato sfiorato già a fine settembre, con tre mesi di anticipo rispetto alle previsioni. A fine settembre infatti l’erogato complessivo dalle piattaforme di credito alternativo italiane è stato di 948,1 milioni di euro: una crescita del 23,4% rispetto a fine giugno 2018 e del 209% rispetto a settembre 2017. BorsadelCredito.it, il primo operatore italiano di peer to peer lending per le PMI, da inception (ovvero dalla partenza) al mese di ottobre 2018 ha erogato oltre 46 milioni di euro a 550 imprese italiane, un valore quasi triplicato rispetto allo stesso periodo del 2017. Ottobre 2017 si era chiuso infatti con un erogato totale da inception di 18,4 milioni, per 367 prestiti concessi alle imprese richiedenti. Rispetto al resto d’Europa, l’Italia del P2P lending per le PMI non è da meno: sul territorio dell’UE escluso il Regno Unito, BorsadelCredito.it è il quinto operatore per quota di mercato calcolata negli ultimi 3 mesi (ne possiede una fetta dell’11%), ma è la terza piattaforma per volumi di erogato nell’ultimo anno.

In generale l’accesso al credito da parte delle micro-aziende resta ancora difficoltoso, anche oltreoceano: se vendite e profittabilità di queste organizzazioni stanno riprendendo quota, secondo la Federal Reserve’s Small Business Credit Survey, il 60% di esse non sono riuscite a ottenere i finanziamenti richiesti lo scorso anno.

Non è un caso allora che, come si racconta qui, le tech company si stiano impossessando del mercato del prestiti online. PayPal e Square, rivali nel settore dei pagamenti elettronici, hanno annunciato nel bilancio del terzo trimestre quanto il loro business dei prestiti sia rilevante. Mentre Amazon in USA e Alibaba in Cina stanno perfezionando i loro modelli basati su offerte di finanziamento ai negozi del marketplace.

Insomma, le FAANG – acronimo che racchiude le iniziali delle 5 grandi big della tecnologia americana: Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Google (elenco non esauriente, ma che delinea un profilo di azienda che pensa al business in digitale) – si sono gettate a capofitto nei prestiti alle PMI abbandonate dalle banche, avendo a disposizione delle leve forti: costi bassi e accesso allo storico delle transazioni per assegnare un merito di credito ai richiedenti.

PayPal che è entrata nell’arena cinque anni fa, aveva un limite di 20mila dollari sui prestiti: oggi arriva a erogare fino a 500mila dollari, proprio perché, grazie ai dati, riesce a valutare con un margine di errore quasi nullo se un’azienda ripagherà o no il prestito concesso. In più attua meccanismi di protezione che abbassano ulteriormente il rischio: prelevando in automatico una quota da ogni transazione che il negozio effettua dopo il prestito, e imponendo allo stesso una permanenza minima di tempo sulla piattaforma, riesce a garantirsi una costanza di liquidità da cui attingere. Il modello funziona: tanto che PayPal, in occasione della pubblicazione dei dati del terzo trimestre, ha rivelato di essere nella top five dei lender in USA insieme a incumbent come Wells Fargo, Bank of America, J.P. Morgan Chase, con più di un miliardo di dollari prestati, il doppio anno su anno. E il servizio è stato inaugurato anche in Germania.

Square ha invece annunciato nel trimestre una crescita del 34% anno su anno: solo nel terzo trimestre ha finanziato 62mila imprese e da inception ha erogato 3,5 miliardi a 200mila soggetti.

Un’onda inarrestabile, un segnale importante di come questo segmento del Fintech possa davvero supportare l’economia reale. Noi di BorsadelCredito.it ci aspettiamo che questa crescita continui in maniera esponenziale nel corso dei prossimi anni e che presto i problemi di accesso al credito delle PMI saranno solo un brutto ricordo.