Investimento solidale: dare un senso agli investimenti

Nicolas Pelletier -

Gli investimenti socialmente responsabili (SRI), o investimenti etici, costituiscono una strategia di investimento che si prefigge di considerare sia i rendimenti finanziari che il bene sociale.

Mentre alcuni investitori semplicemente evitano aziende operanti nel settore di alcolici, tabacco, fast food, gioco d’azzardo, pornografia, armi o produzione di combustibili fossili, altri integrano nel loro processo di investimento analisi più complesse di dati sui criteri ESG (ambiente, giustizia sociale e governance d’impresa). A ciò si aggiunge ora una forma di investimento innovativa: l’investimento solidale. Si tratta di investimenti in aziende oppure in fondi comuni che mirano a generare un impatto sociale o ambientale oltre ai rendimenti finanziari. A tale scopo si possono utilizzare diverse classi di attivi quali: azioni quotate, obbligazioni, microfinanza e private equity. L’investimento solidale si differenzia dall’investimento ESG: mentre quest’ultimo si concentra sull’analisi dei processi interni dell’azienda, il primo valuta gli impatti esterni ambientali e sociali sul nostro pianeta. Per questo motivo, alcune aziende potrebbero avere un ottimo rating ESG senza produrre alcun impatto positivo. Gli investitori devono essere consapevoli dell’effetto generato dai loro investimenti, il quale potrebbe essere positivo o negativo e avere effetti a lungo termine nel modo di affrontare alcune delle più grandi sfide mondiali. Devono dunque costruire portafogli in linea con i loro valori e obiettivi fondamentali.

Il settore finanziario utilizza ora gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite come quadro di riferimento per l’investimento solidale e per valutare gli impatti sociali. Il 25 settembre 2015, 193 paesi dell’Assemblea Generale dell’ONU hanno adottato l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile intitolata “Trasformare il nostro mondo. L’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”. I 17 obiettivi di sviluppo sostenibile riguardano i bisogni primari (povertà zero, fame zero, salute e benessere, acqua pulita e igiene), il cambiamento climatico (energia pulita e accessibile, agire per il clima), le risorse naturali (consumo e produzione responsabili, la vita sott’acqua e sulla terra), la qualità della vita umana (istruzione di qualità, uguaglianza di genere, riduzione delle disuguaglianze, lavoro dignitoso e crescita economica, industria, innovazione e infrastrutture, città e comunità sostenibili) e la governance migliore (pace, giustizia e istituzioni forti, partnership per gli obiettivi).

Gli SDG si indirizzano anche alle persone più povere del mondo. Secondo le stime delle Nazioni Unite 1,2 miliardi di persone, ossia il 15% della popolazione mondiale, vivono con meno di un dollaro al giorno, e 4 miliardi di persone, vale a dire il 61% della popolazione mondiale, vivono con redditi compresi tra 365 dollari e 3.000 dollari all’anno. Dedicandosi alla “base della piramide”, le imprese possono contribuire al cambiamento per migliorare la qualità della vita delle persone più povere, creando nel contempo opportunità per i loro investimenti.

Oltre alla povertà, il mondo affronta molte altre sfide. Con un’enorme crescita demografica in alcuni paesi e il cambiamento climatico associato all’aumento dei disastri naturali, l’approvvigionamento idrico sta diventando un problema rilevante in molte aree del pianeta, con conseguenze che si trascineranno per i prossimi decenni, tra cui conflitti e migrazioni legati all’accesso di acqua potabile sicura.

Anche l’inquinamento causato dalla plastica rappresenta una grande minaccia: l’accumularsi di oggetti di plastica, tra cui le bottiglie, nell’ambiente terrestre danneggia irrimediabilmente la fauna selvatica e gli esseri umani. Inoltre, la struttura molecolare della maggior parte delle materie plastiche resiste a numerosi processi naturali di degradazione, rallentandone la decomposizione. Tali effetti meccanici danneggiano la fauna selvatica, in particolare gli animali marini che rimangono impigliati in oggetti di plastica o ingeriscono rifiuti contenenti materie plastiche. Anche gli esseri umani subiscono le conseguenze dell’inquinamento della plastica, manifestando scompensi nei diversi meccanismi ormonali spesso provocati da cibo o acqua contaminati. In alcune aree sono stati compiuti sforzi enormi per ridurre il peso dell’inquinamento della plastica, limitandone il consumo e promuovendo il riciclaggio. Danone, ad esempio, ha annunciato lo scorso anno la sostituzione di tutte le proprie confezioni con plastica riciclabile entro il 2025.

I governi, gli organismi di cooperazione allo sviluppo, le ONG (organizzazioni non governative) e le iniziative filantropiche contribuiscono con il loro lavoro encomiabile alla realizzazione degli SDG. Le necessità di finanziamento sono ingenti. Le Nazioni Unite stimano il deficit di finanziamento per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile in miliardi all’anno solo nei paesi in via di sviluppo. Per questa ragione sia il settore privato che il settore finanziario dovrebbero prendere l’iniziativa di assumere la loro parte di responsabilità e introdurre soluzioni innovative finalizzate al conseguimento di tali obiettivi. In quanto azionisti di innumerevoli società in tutto il mondo, questo compito spetta agli operatori del mercato finanziario come i fondi pensione, gli assicuratori, gli individui con ingenti patrimoni e i gestori patrimoniali. Gli investitori acquisiscono una sempre maggior consapevolezza di questo dovere e delle loro responsabilità. BlackRock, ad esempio, uno dei più grandi gestori patrimoniali del mondo, sta promuovendo attivamente un approccio più sostenibile. Questa è l’opinione del CEO di BlackRock, Larry Fink, che nel 2018 nella sua lettera annuale ai CEO intitolata “A Sense of Purpose” (n.d.t. Avere uno scopo) scrisse che “per prosperare nel tempo, la performance finanziaria non è sufficiente; ogni impresa deve dimostrare di aver contribuito positivamente allo sviluppo della società, a beneficio di tutti i portatori d’interesse: azionisti, dipendenti, clienti e comunità di riferimento”.

La sfida che affronta l’investimento solidale consiste nel produrre contemporaneamente rendimenti finanziari e vantaggi sociali. Alcuni investitori solidali sono più orientati all’impatto sociale (“impact-first”) e sono disposti ad accettare un rendimento finanziario inferiore (rispetto a un prodotto finanziario convenzionale) a favore di un maggiore impatto. Mentre per gli investitori orientati al risultato finanziario (“finance-first”), il rendimento sull’investimento ha la priorità. Ne consegue che gli investitori solidali investono principalmente nelle imprese con dei business model che sfruttano tecnologie sostenibili, forniscono servizi sanitari ai meno abbienti, praticano un’agricoltura e una produzione sostenibili, consumano e producono in modo responsabile, dispensano l’istruzione o utilizzano energia pulita. Un esempio di ciò è Ørsted, società energetica pubblica danese che è passata dall’utilizzo di combustibili fossili all’energia verde per trasformarsi nella più grande società di produzione di energia eolica offshore del mondo, con una quota di mercato del 16%.

Gli investitori vogliono anche valutare l’impatto delle imprese sulla società, ma misurare gli impatti in senso lato di un’impresa sulla società non è semplice. Non esistono standard di responsabilità e i parametri attualmente in uso sono ancora in evoluzione. Lentamente si sta facendo chiarezza sulle misurazioni. Mentre i ricercatori universitari studiano la valutazione d’impatto e le organizzazioni quali Global Impact Investing Network (GIIN) si avvalgono della metodologia IRIS, B Lab utilizza il Global Impact Investment Rating System (GIIR) e le Nazioni Unite i Principi per l’investimento responsabile (PRI), l’obiettivo è di definire uno standard unico per il settore.

Le società plasmano il nostro mondo, è un dato di fatto. Le loro azioni sono profonde, globali e durature. Influiscono sulla terra, sugli oceani, sul clima, sulle città e sulle nostre vite. Ma tutti noi possiamo contribuire a migliorare il mondo, incentivando le imprese a diventare forze trainanti per il bene comune. I mercati di capitali subiranno una profonda trasformazione con le sfide della sostenibilità globale, tra cui il cambiamento climatico, l’inquinamento e gli investimenti essenziali in diritti umani e dignità umana, infrastrutture ed efficienza delle risorse. Di conseguenza, gli investimenti solidali basati sull’analisi comprensiva di obiettivi a lungo termine, quali gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e i fattori ambientali, sociali e di governance (ESG), diverranno rilevanti negli anni a venire. Questi sviluppi stanno inoltre contribuendo a creare le condizioni per migliorare le decisioni di investimento e la diversificazione del portafoglio. L’investimento solidale può aiutare a ristabilire la funzione primaria dei mercati finanziari che non svolgono più il loro compito fondamentale: far incontrare i detentori di capitali e coloro che necessitano di risorse finanziarie al fine di favorire la crescita sana dell’economia e della società.

La Svizzera è al centro di una grande comunità di investimento socialmente responsabile e Ginevra è una delle città leader nell’investimento solidale ospitando la sede generale europea delle Nazioni Unite, organizzazioni internazionali specializzate, ONG, fondazioni, istituti di microfinanza, operatori dell’investimento etico, banche private, gestori patrimoniali e investitori istituzionali. La Svizzera pare dunque destinata a diventare nei prossimi anni una forza trainante, leader nell’investimento solidale.


Nicolas Pelletier – Investment manager – Banca REYL