Le perplessità di Assofondipensione sulla proposta Inps di un fondo pensione pubblico

Roberto Carli -

Ha fatto discutere la proposta lanciata dal Presidente Tridico in occasione di presentazione della Relazione annuale di creare una forma complementare pubblica, gestita dall’Inps, volontaria e alternativa alle forme complementari private, superando anche la residualità di partecipazione già prevista in FondInps.

Ad oggi, come rilevato dalla COVIP, la platea di aderenti alla previdenza complementare, nonostante le potenzialità dello strumento, sfiora di poco il 30%. Nel nostro Paese non sono presenti schemi diversi da quelli previsti nel Decreto legislativo n.252 del 2005, salvo, in via residuale o marginale, i c.d. fondi pensione preesistenti o i c.d. fondi pensione territoriali.

Tale vuoto potrebbe essere colmato, è l’opinione, con un fondo pensione pubblico. L’obiettivo è rivolto a garantire una prudente gestione dei fondi mirando ad una maggiore canalizzazione degli investimenti in Italia..

Nel 2018 i fondi pensione gestivano risorse per 167,1 miliardi, pari al 9,5% del PIL, molti dei quali investiti all’estero. L’obiettivo dovrà, dunque, essere quello di aumentare il numero delle adesioni attraverso la costituzione di una valida alternativa alle attuali tipologie di fondi pensione o schemi di previdenza complementare, aumentando conseguentemente gli investimenti diretti nel nostro Paese. Tra le diverse reazioni di particolare rilievo è quella espressa da Assofondipensione, che esprime grande perplessità.

La proposta, è l’opinione, non sembra poter risolvere il problema della bassa adesione ai fondi pensione ma, anzi, corre il rischio di compromettere ogni iniziativa finalizzata al rilancio del sistema creando ulteriore confusione tra la platea dei potenziali aderenti.

I fondi pensione negoziali, si ricorda, hanno accumulato, in venti anni di attività, una capacità ed un’organizzazione tale che ha permesso di superare le crisi finanziarie che hanno investito l’economia globale negli ultimi dieci anni, garantendo sempre un rendimento dei portafogli degli aderenti superiore a quello previsto dalla rivalutazione del TFR.

Ulteriore profilo di evidenza è che i fondi pensione sono in prima linea nel dare un supporto al sistema Italia considerando che, quanto alle modalità di investimento, la componente relativa ai Titoli di Stato Italiani è l’asset più importante detenuto dai fondi pensione negoziali.

Nel merito, Assofondipensione ha da ultimo avviato una serie di interlocuzioni con Cassa Depositi e Prestiti e con altre realtà al fine di elaborare una strategia che possa permettere ai fondi pensione, sempre nei limiti e nelle modalità di quanto indicato dal D.M. 166/2014, di investire in asset che abbiano una ricaduta sul territorio italiano.

Tali considerazioni devono essere, inoltre, inquadrate in un sistema che proprio in questi ultimi mesi si sta rimodellando a seguito dell’emanazione della Direttiva IORP II, che ha posto in capo ai fondi pensione una serie di adempimenti mirati ad una sempre maggior specificità di competenze e ruoli. Assofondipensione, si sottolinea ancora, è impegnata da tempo, sia con l’Autorità di Vigilanza (Covip) che con le Parti Istitutive, alla predisposizione di attività volte al rilancio delle adesioni e, sempre su questo argomento, ha chiesto più volte un’interlocuzione con il Governo per strutturare una campagna di promozione che potesse coinvolgere tutte le realtà presenti.

La proposta dell’Inps , è la sintesi conclusiva, rischia di mettere in pericolo questo delicato equilibrio e di indebolire il sistema della previdenza complementare, proprio nel momento in cui il settore ha bisogno di interventi incisivi di rilancio.