La Cina oltre la guerra commerciale

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La principale fonte di volatilità nel 2019 è stato l’incessante flusso di notizie in merito alla guerra commerciale, e con molta probabilità continuerà a esserlo. Tuttavia, il nostro scenario di base prevede che un accordo di Fase 1 possa essere siglato abbastanza presto, poiché entrambi i presidenti hanno bisogno di una vittoria in questo momento. E sarebbe accolto con favore dagli investitori: in particolare, andrebbe a vantaggio dei mercati emergenti, che appaiono maggiormente influenzati dal commercio globale rispetto ai mercati sviluppati.

Tuttavia, le imminenti elezioni presidenziali negli Stati Uniti complicheranno una qualsiasi versione più completa dell’accordo, e chiaramente Pechino non accetterà nulla di meno rispetto a quanto ritiene di poter eventualmente strappare ai Democratici. Pertanto, prevediamo una totale risoluzione della guerra commerciale solo in uno scenario ottimista. Il punto chiave, tuttavia, è che il rischio di coda di un’ulteriore escalation è per ora notevolmente ridotto.

Più in generale, notiamo un rallentamento in Cina, in cui l’andamento del PIL dipende dai progressi nella guerra commerciale. Siamo leggermente preoccupati per i livelli di indebitamento: l’indebitamento delle famiglie dal 2012 è salito dal 30% al 60% del PIL, a fronte di un 50% in Europa e di un 75% negli Stati Uniti. Ciò significa che i prestiti delle famiglie al reddito disponibile nominale hanno raggiunto un allarmante 99,9% alla fine del 2018. È un fenomeno che continueremo a monitorare, ad ogni modo, la Cina dovrebbe cavarsela.

Nonostante il clamore sul piano commerciale, è importante ricordare che solo il 20% del PIL della Cina è basato sulle esportazioni (di cui appena il 20% va agli Stati Uniti) rispetto al 40% dei consumi privati. In quanto investitori azionari, riteniamo che quest’ultimo tema sia molto più stimolante e meglio sfruttato attraverso il mercato interno delle A-share. Notiamo anche come la Cina si stia avvicinando ai 2 mila miliardi di dollari di vendite annuali mediante piattaforme e-commerce, ovvero oltre il 50% del totale globale. Pertanto, se il 7% nominale della crescita delle vendite al dettaglio anno su anno appare poco entusiasmante, le società di e-commerce in cui investiamo stanno godendo di una crescita del fatturato del 30% su base annua. Questo è un chiaro driver per la crescita degli utili e della performance complessiva del mercato cinese.