Il primato della Cina nell’affrontare l’ondata d’incertezza

-

In apertura d’anno ritenevamo che le politiche delle banche centrali negli Usa e in Cina avrebbero sostenuto adeguatamente la crescita mondiale e la mia sintesi d’investimento per il 2020 era “Non c’è nulla di cui preoccuparsi”. Da allora l’epidemia di coronavirus è scoppiata in Cina e si è poi diffusa a livello globale, innescando un rallentamento globale, una recessione de facto. La decelerazione in corso si traduce in un ribasso delle quotazioni azionarie, una flessione dei prezzi delle materie prime e un calo dei tassi d’interesse ai minimi storici. In relazione al coronavirus monitoriamo ora due scenari separati, uno in Cina e uno negli Stati Uniti, incentrati su (a) la data in cui l’impatto sanitario del coronavirus toccherà il punto massimo e (b) la portata e la durata del rallentamento economico.

La Cina si trova in una fase avanzata in termini di ripresa rispetto al resto del mondo e ha gestito l’emergenza secondo criteri propri. Com’era prevedibile, gli indicatori ufficiali dell’attività cinese di febbraio sono stati duramente colpiti: l’indice PMI del settore manifatturiero è sceso a 35,7 punti e quello dei servizi a 29,6. Diventa ora essenziale analizzare il ritmo del recupero e l’entità delle misure di sostegno all’economia sotto forma di stimoli fiscali e monetari. Tuttavia, l’attività economica si sta già riprendendo con la diminuzione dei nuovi casi di coronavirus. I mercati azionari cinesi sembrano pronti per una ripartenza, dato che hanno subìto perdite più modeste rispetto ad altre piazze globali. Un aspetto da monitorare in Cina nei prossimi mesi sarà il sostegno fornito alle imprese manifatturiere private. Questo settore dell’economia cinese era il più debole su scala nazionale quando è scoppiata l’emergenza coronavirus ed è quello che osserveremo con più attenzione se e quando terminerà la crisi in corso. I tassi d’interesse applicati alle società private in Cina non erano ancora scesi molto dalla stretta creditizia del 2018. Se queste aziende non riusciranno a ottenere finanziamenti per superare le difficoltà legate al coronavirus, il problema assumerà proporzioni maggiori. Com’era prevedibile, il governo ha appena approvato un pacchetto speciale di misure sotto forma di tagli ai contributi previdenziali per sostenere le piccole e medie imprese e ne seguiremo attentamente l’efficacia.

È molto difficile prevedere come si evolverà la situazione negli Stati Uniti e in Europa. Non sappiamo ancora quando i sistemi sanitari e gli interventi delle autorità permetteranno di raggiungere il picco massimo dell’impatto del coronavirus. Inoltre, non sappiamo in che modo sarà impattata la crescita su entrambe le sponde dell’Atlantico. Sappiamo però che i mercati non amano affatto questi livelli d’incertezza, che è la causa dei recenti ribassi. Cosa dovrebbero fare gli investitori? Penso che gli investitori debbano cercare di formarsi un’opinione su quando secondo loro l’impatto del virus raggiungerà il punto massimo nonché sulla gravità e sulla durata della recessione. A mio avviso il virus raggiungerà il picco tra metà aprile e metà maggio. Credo inoltre che ci faremo un’idea più chiara sull’andamento dell’attività economica all’incirca nello stesso periodo, perché le aziende e i governi pubblicheranno i rispettivi dati, alcuni dei quali non saranno affatto buoni.

Ci aspetta dunque un mese d’incertezza, dopo il quale entrerà in gioco l’ultimo fattore: quando i mercati saranno in grado di prevedere interamente gli sviluppi futuri? Anche in questo caso, secondo me nel corso del prossimo mese. Trovo interessante segnalare che abbiamo appena analizzato gli sconti sul NAV per gli ETF a reddito fisso, che emergono nei periodi di stress. In genere occorrono circa tre settimana perché questi sconti vengano riassorbiti. In questo contesto, proponiamo alcune idee d’investimento concrete. Concentrarsi sul lungo termine. Se il vostro piano finanziario impone di ribilanciare il portafoglio tra azioni e obbligazioni, prima o poi vi ritroverete probabilmente ad acquistare azioni, eventualità ragionevole alla luce della recente corsa verso il reddito fisso e del ribasso azionario. Il nostro approccio generale nei confronti dei portafogli prevede di non effettuare modifiche sostanziali a breve termine. Gli investitori dovrebbero attenersi alla loro allocazione a lungo termine. In altre parole, ignorare il più possibile il rumore o la volatilità del mercato e rimanere fedeli alla propria pianificazione finanziaria. Trovare fonti di rendimento. Ora che gli Stati Uniti si sono riallineati con gli altri paesi sviluppati offrendo tassi d’interesse estremamente bassi, sorgono interessanti opportunità di reddito nelle aree delle obbligazioni corporate, delle obbligazioni municipali ad alto rendimento e delle azioni che distribuiscono dividendi. Queste aree di generazione di reddito sono diventate più interessanti.

Prendere in considerazione l’oro. La scorsa estate l’oro era uscito da una tendenza tecnica ribassista durata diversi anni e avevamo sottolineato che era il momento ideale per inserire in portafoglio uno strumento di protezione. L’andamento dell’oro e delle azioni aurifere negli ultimi mesi ci ha dato ragione. L’oro può registrare movimenti repentini e non è consigliabile cercare di inseguire una parabola ascendente. Tuttavia, a nostro avviso, non ci troviamo ancora in questa fase. Valutare l’acquisto di materie prime o azioni nel campo dell’energia in chiave tattica. Durante le turbolenze di mercato, alcuni investitori si chiedono se esista un prezzo al quale acquistare un asset a prescindere dagli sviluppi a breve termine e in effetti è ciò che fanno molti investitori nei riguardi dei singoli titoli che conoscono bene. Per alcune classi di attività è possibile fare affidamento sugli indicatori tecnici. Ad esempio, il petrolio si attesta intorno ai minimi del 2015-2016, periodo in cui la “vecchia Cina” aveva smaltito capacità produttiva facendo e si registrava un incremento dell’offerta di shale oil. Le azioni dell’energia hanno sottoperformato negli ultimi dieci anni, mentre negli ultimi tre-sei mesi i titoli FAANG sono passati da valutazioni sostanzialmente eque a multipli elevati. In relazione all’S&P 500 Index, sia Microsoft sia Amazon presentano da sole una capitalizzazione di mercato superiore a quella dell’intero settore energetico, segnale a mio avviso che l’energia potrebbe essere un buon investimento a dieci anni. Nell’ambito di un piano complessivo di asset allocation globale, potremmo considerare di sovrappesare l’energia. Le materie prime e gli altri mercati scontano una recessione mondiale. Gli investitori che si aspettano una ripresa economica potrebbero cogliere l’occasione per aprire questa posizione sull’energia a prezzi interessanti.