L’healthcare è un nuovo tema per le A-share

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Nel primo trimestre l’impatto sul Pil è stato ingente con un calo record di oltre il 6% anno su anno, ma quello che balza all’occhio sono le vendite al dettaglio molto deboli con un crollo del 19%. I/n marzo non si è vista una consistente ripresa della spesa al consumo (-15,8%) e la produzione industriale ha segnato una lieve discesa pari all’1,1%. Le ultime stime per il 2020 sono di una crescita dell’1,3%. L’investimento immobiliare ha mostrato una maggiore resilienza con un ribasso del 7,7% nel primo trimestre e una sensibile ripresa dell’1,2% a marzo rispetto a un bimestre gennaio-febbraio tragico (-16,3%). Il settore ha mostrato una certa tenuta, a dispetto delle aspettative iniziali, grazie all’allentamento monetario e al miglioramento dell’accesso al credito e un moderato rilassamento delle restrizioni all’acquisto. L’impatto del coronavirus è invece stato più pronunciato nell’automotive con vendite in caduta a -45,6%. Tuttavia, i mezzi pesanti hanno visto una crescita del 43% in aprile, in questo il legame con le infrastrutture piuttosto che il segmento consumer si fa sentire.

Non stupisce che l’e-commerce abbia riportato una crescita delle vendite di quasi il 6% nel primo trimestre e in marzo addirittura dell’11%. La situazione è contrastata ma le società cinesi hanno realizzato un visibile miglioramento nell’attività in marzo e un’ulteriore normalizzazione è attesa per aprile. Secondo il Baidu Traffic Index, la ripresa delle attività ha raggiunto oltre il 95%. Le valutazioni per il mercato delle A-share sembrano ragionevoli in termini storici ma ora le stime sul consenso per quest’anno dovranno essere riviste al ribasso poiché temiamo non abbiano interamente integrato ancora l’impatto del coronavirus. Molte aziende hanno pubblicato i risultati per il primo trimestre con numeri poco soddisfacenti. Tuttavia, non ha molto senso guardare ai multipli prezzo utili in questa fase perché molto dipenderà da quanto sarà rapida la ripresa. Peraltro, molte società non sono state in grado di fornire una guidance perché l’incertezza è elevata. Le più impattate sono le società non finanziarie, con un crollo degli utili aggregato pari al 52%.

In Europa e Stati Uniti, forse l’impatto sugli utili sarà molto più forte nel secondo trimestre; invece per le società del mercato A-share il peggio sembra passato grazie alla ripresa delle attività e agli importanti interventi di politica fiscale e monetaria che il governo annuncerà molto presto. Tuttavia, con probabilità per l’anno fiscale 2020 è attesa una crescita negativa degli utili pari al 12% seguita da una netta ripresa nel 2021. Focalizzando l’attenzione sul settore bancario cinese, il comparto ha battuto le aspettative – che effettivamente erano molto basse – anche se ha sottoperformato l’indice principalmente per i timori legati al deterioramento della qualità degli asset. Nel complesso le banche hanno riportato una crescita del 6% negli utili netti nel primo trimestre e stanno navigando la crisi in ottima forma con una copertura degli npl a un livello molto sano. Altro elemento distintivo rispetto alle controparti occidentali, gli istituti locali non hanno cancellato il pagamento dei dividendi e sono ben posizionati per beneficiare delle politiche di allentamento monetario.

Per ovvie ragioni, oltre a consumer staples e IT, anche l’healthcare ultimamente è stato al centro dell’attenzione degli investitori. È un settore più controverso ma sta segnando la migliore performance da inizio anno nei mercati onshore e offshore in ragione delle aspettative presentate da questa crisi di una maggiore spesa nel contesto sanitario. Inoltre, visto il profondo percorso di cambiamento nel corso degli anni si inizia a definire un trend di più lungo periodo. Inizialmente, sette o otto anni fa le opportunità di investimento erano molto più ridotte per questo universo anche perché la presenza del governo era molto ingombrante e le società si limitavano a produrre principalmente farmaci generici, o si occupavano per lo più di distribuzione. Le riforme nell’assistenza sanitaria hanno spianato la strada a una crescita strutturale e all’emergere di società innovative in grado di competere con le Big Pharma. Negli ultimi cinque anni è cambiato il quadro normativo, il processo per l’approvazione dei farmaci è stato semplificato inducendo le società a procedere con il percorso di R&S, il che ha attratto molto capitale privato nell’ecosistema. Sul piano del profilo di rendimento, non solo per quanto riguarda le A-share, ma anche a Hong Kong sono quotate interessanti società del biotech che sviluppano in partnership farmaci. Questo trend è destinato a continuare poiché il governo incoraggia molto la ricerca in questi campi.

Il successo nella gestione del contagio e la ripresa nell’attività economica sostenuta da politiche governative e, soprattutto da capitali interni, sono ottime basi per la performance delle A-share, sebbene i rischi permangano. Infatti, le tensioni di natura geopolitica non spariranno ma questo è stato il contesto che ha caratterizzato gli ultimi anni. Nulla di nuovo. Anche nel 2019, le tensioni commerciali avevano raggiunto picchi molto elevati, ma le A-share hanno restituito performance con oltre il 40% di apprezzamento: i driver strutturali, quali l’apertura dei mercati dei capitali – rafforzata dall’inclusione nell’MSCI – nonché l’ampia partecipazione locale, restano invariati.