Il virus non fa più paura alle Borse?

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Diminuiscono le probabilità che gli indici possano iniziare a svalutarsi benchè su massimi record.  Infatti, l’ininterrotta correzione in corso e il supporto infinito delle banche centrali continuano a sostenere le Borse tant’è che gli ultimi tentativi di sell-off sono stati bruscamente interrotti da un discreto interesse nel proseguire il “buy-on-the-dip”. Una parte di questo comportamento è certamente dovuta al fatto che gli investitori hanno perso la presa sulla realtà a causa di valutazioni sfocate dei titoli, sebbene sappiamo che molti di essi sono stati fortemente ridimensionati per soddisfare le condizioni di business della pandemia. Ma la maggior parte dell’ottimismo è spiegato dalla guerra senza quartiere delle banche centrali e dei governi per mantenere i prezzi artificialmente elevati sperando che la pandemia alla fine possa avere un impatto meno dannoso del previsto sull’economia reale se si riuscisse a mantenere un sistema finanziario “sano”. Se le azioni hanno un pacemaker così infallibile, perché preoccuparsi di vendere?

Sul piano dei dati, il PMI dei servizi cinesi Caixin ha indicato l’espansione più rapida in un decennio poiché il gigante asiatico ha accelerato il ritmo della sua attività economica per affrontare il rallentamento guidato da Covid. Le preoccupazioni della seconda ondata infatti non sembrerebbero aver avuto un impatto materiale sui dati PMI, il che ha rappresentato un’ottima notizia per gli investitori.

Il cambio GBPUSD è rimasto al di sopra di 1,25 su un flusso di notizie limitato sulla Brexit poiché i negoziati si sono conclusi il giorno prima con pochi progressi sui punti critici come il puzzle dell’Irlanda del Nord, la pesca e l’accesso di Londra al mercato finanziario unico. Ma la pressione di vendita in sterline dovrebbe rimanere limitata per ora e la media mobile a 50 giorni (1,24) dovrebbe continuare a fornire sostegno nei confronti del dollaro USA.

L’EUR / USD ha incontrato resistenza a quota 1,13 ed è tornato a quota 1,1230 in Asia. Gli acquirenti rimangono fermi al di sotto di 1,12 nella speranza che i governi europei approvino presto il pacchetto di salvataggio da 750 miliardi di euro e alimentino la domanda di euro su migliori prospettive di recupero post Covid. Il consensus è ancora “lunghi di Euro” benchè i rischi a breve termine rimangano inclinati al rialzo.

Nonostante l’ottimismo delle azioni, la domanda di beni rifugio rimane robusta. Il rendimento degli Stati Uniti a 10 anni è limitato a 0,70%. Lo yen e il franco svizzero consolidano i guadagni contro il dollaro USA e l’oro si trova in area $ 1750/1770 con un nuovo tentativo di raggiungere $ 1800 per oncia.

Il greggio WTI è stabile vicino ai $ 40 al barile. Il declino a sorpresa di 7 milioni di barili negli inventari settimanali degli Stati Uniti e una certa resilienza alla propensione al rischio ai livelli attuali offrono supporto ai mercati petroliferi senza tuttavia richiamare i rialzisti ad estendere il rally al di sopra di questo livello.