Ottimismo sui mercati ma solo a 9-12 mesi

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A fronte di uno scenario alquanto ottimista a 9-12 mesi, consigliamo estrema prudenza a breve. Da qualche tempo sentiamo un senso di déjà-vu con quanto successo lo scorso febbraio, quando i mercati continuavano a salire nonostante i primi lockdown in Cina. Non ci aspettiamo assolutamente il tipo di correzione sperimentato a marzo ma l’estrema compiacenza dei mercati ci sembra ingiustificata.

Pur restando dell’idea che molto probabilmente il peggio, in termini pandemici ed economici, sia alle spalle non possiamo ignorare una serie di evidenze e rischi potenziali di breve termine. La diffusione del virus continua a crescere inarrestabilmente, i governi dei vari paesi stanno aumentando il loro livello di allerta, i vari interventi fiscali di breve si stanno esaurendo, quelli di lungo pur molto positivi non avranno per definizione effetti benefici immediati, gli equilibri mondiali già in crisi prima del Covid-19 hanno ricevuto la spallata definitiva con la pandemia e il rischio sistemico e politico americano non è mai stato a livello così elevato sia nel breve (con le elezioni) sia nel lungo termine.

Considerando la corsa dei listini azionari degli ultimi mesi, riteniamo che almeno per qualche settimana i mercati potrebbero smettere di muoversi a senso unico verso l’alto. Ammettiamo tuttavia che a questo livello di tassi, con la politica quantitativa in corso e con il mutato atteggiamento fiscale da parte dei governi, si possa restare costruttivi a 9-12 mesi.

Il Covid-19, nel dramma, potrebbe rappresentare un forte volano per la crescita economica dei prossimi anni. Nel breve è auspicabile una vittoria di Joe Biden alle elezioni presidenziali Usa, un nuovo stimolo fiscale americano (anche di lungo termine) e che il virus si riveli meno maligno di quello visto in primavera. La ripresa economica, dopo la V sperimentata nel terzo trimestre, affronta nuove forze ostili a causa della diffusione inarrestabile della pandemia, per gli effetti ritardati dei lockdown su molte piccole e medie imprese e attività commerciali e per la mancanza di un nuovo stimolo fiscale in Usa. Dopo gli interventi ponte salva-vita messi in atto la scorsa primavera, molti nodi possono ora venire al pettine. Così come i mercati avevano già correttamente anticipato il rimbalzo, potrebbero ora restare a corto di catalizzatori positivi. Il forte ritardo dei Pmi dei servizi rispetto a quelli manifatturieri getta un’ombra sinistra sulla sostenibilità della ripresa, almeno nella sua forma a V. Le nuove misure restrittive dei governi, in conseguenza di una recrudescenza del virus, non depongono a favore di questa importantissima fetta dell’economia globale e rendono sempre più urgente il rinnovo, per lo meno, di determinati interventi di sostegno economico e finanziario.

In questo contesto i titoli growth, ormai considerati dei difensivi, potrebbero ricevere ulteriore impulso da nuovi imminenti lockdown leggeri ma sul più lungo termine le valutazioni a prezzi stracciati di molti (ma non tutti) settori value/ciclici potrebbero costituire un’occasione. È chiaro che l’investimento su questi ultimi può rappresentare un rischio ma mai come in questo momento può essere pagante discriminare tra guadagni troppo scontati e facili di breve termine e costruzione di valore nel più lungo termine. Il comparto obbligazionario, dopo il restringimento degli spread, presenta invece pochissimi elementi di interesse. Tra questi, i convertibili emessi da società più cicliche, alcuni high yield e il debito dei mercati emergenti, che dovrebbe essere favorito dalla debolezza del dollaro.