Sindrome europea

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Nel giro di poche settimane la situazione è precipitata in Europa, con la curva dei contagi che ha visto una crescita esponenziale in tutto il continente. Ma il dato più allarmante purtroppo è quello relativo al numero di nuove ospedalizzazioni con i tassi di occupazione dei posti letto nei reparti Covid e soprattutto delle terapie intensive che hanno nuovamente raggiunto percentuali allarmanti. Un po’ in tutti i Paesi le misure di contenimento si fanno via via più restrittive, ormai la parola lockdown non è più un tabù. Anche negli Stati Uniti la situazione è lungi dall’essere sotto controllo ma l’attenzione al momento è concentrata sulle imminenti elezioni e Trump, che in tutti i sondaggi è dato in forte svantaggio, intende arrivare al 3 novembre limitando il più possibile nuove restrizioni. Nel frattempo siamo entrati nel pieno della stagione delle trimestrali e i risultati riportati finora, tanto negli Stati Uniti quanto in Europa, battono le stime degli analisti sulla componente utili, mentre nel Vecchio Continente i fatturati risultano leggermente sotto le attese. Anche i dati macroeconomici relativi al settore manifatturiero usciti recentemente mostrano segnali di ripresa in particolare in Germania, sicuramente supportata dal deciso miglioramento delle economie asiatiche, Cina in primis (vedi Musa dei Mercati del 22 ottobre, Orient Express).

Ma i dati passati a questo punto contano poco o nulla, un nuovo rallentamento dell’attività economica e dei consumi nell’ultimo trimestre dell’anno è ormai inevitabile, il punto focale sarà la revisione delle stime di crescita economica per il 2021. Come più volte evidenziato su queste pagine, le attuali valutazioni azionarie sono frutto da un lato di tassi nominali e reali ai minimi storici e dall’altro da attese di una ripresa sostenuta nel prossimo anno. L’equilibrio precario su cui si reggono i mercati è evidente se analizziamo la dicotomia che possiamo osservare fra l’andamento delle quotazioni delle società che battono le stime degli analisti e di quelle invece che le deludono. In questo terzo trimestre i titoli dello S&P 500 che hanno riportato dati migliori delle attese hanno avuto mediamente una performance giornaliera positiva di +0,10%; per contro titoli che hanno riportato utili inferiori alle stime hanno visto una crollo delle quotazioni di-3,7%. Questo significa che un’estensione delle misure restrittive che comprometta la ripresa anche nei primi mesi del 2021 non è certamente nei prezzi e che le prossime due settimane saranno fondamentali per i trimestri a venire. Nel frattempo il mercato torna a riposizionarsi sui settori che riescono ad avvantaggiarsi maggiormente nel quadro attuale, ovvero tecnologia, consumi discrezionali e di base (che ormai hanno nell’online il principale canale di vendita), e a vendere i settori ciclici (industriali, finanziari, petroliferi) che avevano faticosamente ripreso a salire durante l’estate.