Usa e Cina, chi spinge sull’acceleratore?

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Gli shock della crisi da pandemia globale saranno difficili da assorbire, ma le più grandi potenze al mondo sembrano aver tracciato un percorso ascendente per le proprie economie, seppur con alcune sostanziali differenze. Il riferimento va a Stati Uniti e Cina, che nei prossimi anni dovranno confrontarsi per determinare quale si aggiudicherà il posto da prima potenza economica mondiale.

Gli Stati Uniti nel 2020 hanno subito una perdita del PIL del -3,5%, ma nel 2021 potrebbero già recuperare, puntando su forti politiche fiscali e monetarie. Le prime, al momento, sono concentrate sulla recente approvazione del maxi-piano fiscale da $1900mila dollari, che ha un focus su assegni singoli da 1400$ e su un pacchetto specifico per velocizzare la campagna vaccinale ($123 miliardi).

Infatti, gli analisti internazionali stanno già rivedendo al rialzo le stime di crescita, come ad esempio l’OCSE, che ha quasi raddoppiato le proprie previsioni, dal +3,5% stimato solo due mesi e mezzo fa al +6,5% attuale. Le manovre monetarie, invece, come dichiarato da Jerome Powell la scorsa settimana, rimarranno ultra-accomodanti in futuro, tollerando anche un’inflazione che supera momentaneamente il target del 2%. Ma a tal proposito, dobbiamo ricordare che la FED persegue un duplice obiettivo di politica monetaria, ovvero non solo la stabilità dei prezzi, ma anche la piena occupazione.

La Cina, invece, presenta una situazione diversa, quasi diametralmente opposta a quella statunitense. Nel 2020 è stata l’unica tra le maggiori economie a segnare un +2,3% e nel 2021 le attese di crescita sono ancora più robuste, con un incremento di PIL che potrebbe attestarsi a valori anche superiori al +8%. Tuttavia, l’approccio cinese appare differente. Recentemente il Premier Li Keqiang ha annunciato un target di crescita per il 2021 sensibilmente più basso rispetto a quanto calcolato dagli analisti, volendo puntare su una crescita più stabile, che stimoli soprattutto la creazione di nuovi posti di lavoro.

Infatti, si rende necessario notare che nel 2020 il PIL cinese è salito soprattutto grazie ad investimenti statali ed esportazioni, mentre le aziende di piccola dimensione portano ancora le cicatrici della crisi. Quindi abbiamo, da un lato, gli USA che spingono forte sull’acceleratore e, dall’altro, la Cina che vorrebbe prospettare un futuro economico più equilibrato, avendo al tempo stesso le carte in regole per ridurre il divario di PIL e diventare la prima potenza al mondo prima del previsto.

Dunque, chi vincerà? In ogni caso, nei nostri portafogli investiamo in entrambe le aree. Negli USA riusciamo ad avere una concreta diversificazione, poiché molti player presentano un fatturato ben diversificato a livello geografico. Per la Cina, invece, preferiamo affidarci al nostro network locale di talenti della gestione, in grado di sfruttare le migliori opportunità in un mercato che si sta aprendo sempre di più agli investitori esteri e di ricercare una buona decorrelazione rispetto ai mercati azionari globali.