L’inflazione aumenterà

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Di questi tempi si parla molto di inflazione, ma è un indicatore che risente molto dei metodi utilizzati per calcolarlo. Solamente in Germania, un confronto tra i diversi metodi di misurazione mostra a gennaio una differenza tra l’1 % dell’Ufficio nazionale di statistica tedesco e l’1,6 % circa dell’Indice armonizzato dei prezzi al consumo (IAPC) secondo le specifiche dell’UE. A prescindere dall’esempio specifico, è importante capire quale metodo di misurazione dell’inflazione rifletta meglio il comportamento dei consumatori

I mercati hanno già scontato gran parte della ripresa economica prevista dopo l’allentamento delle restrizioni imposte dalla pandemia. In questo scenario sembra che le banche centrali si stiano già preparando a una fase di rialzo dell’inflazione. La Bce segue l’esempio della Fed statunitense, con un target d’inflazione simmetrico della zona euro è fissato ora al 2%. In passato la regola era “inferiore ma vicino al 2%”. Inoltre, un superamento temporaneo di questa soglia sarebbe probabilmente tollerato. Secondo il meccanismo del “Price Level Targeting”, infatti, se l’inflazione è rimasta inferiore al 2% per un lungo periodo di tempo, la banca centrale non reagirà immediatamente a un incremento, nemmeno se notevole.

Obbligazioni: aumentano leggermente le opportunità di rendimento

Di recente i tassi d’interesse sulle scadenze lunghe sono saliti bruscamente, mentre quelli nei segmenti a breve termine rimangono bassi. Questo significa che sulle lunghe scadenze l’ottimismo economico sta spingendo al rialzo i tassi, mentre sui titoli a breve i tassi restano bassi. Per le obbligazioni, significa che di recente le opportunità di rendimento sono leggermente aumentate. La cosa è particolarmente interessante per i portafogli difensivi con una maggiore componente obbligazionaria, soprattutto perché al momento la copertura valutaria in dollari è abbastanza conveniente. Nel contesto generale del portafoglio, rendimenti più elevati si traducono in un maggiore effetto di diversificazione, che potrebbe a sua volta esercitare un impatto positivo in caso di riduzione dei rendimenti a fronte di un ribasso dei prezzi azionari – anche se per ora la situazione è del tutto gestibile.

Azionario ancora favorito in un contesto di tassi zero o negativi

Vi sono società con modelli di business molto ricorrenti e resilienti che potrebbero tranquillamente sostituire le obbligazioni in un portafoglio. Penso ad esempio alle società che soddisfano i bisogni quotidiani dei consumatori. Il recente aumento dei tassi d’interesse le ha messe un po’ in difficoltà in termini di valutazioni, ma a lungo termine siamo convinti che questi titoli – compresi quelli legati ai beni di consumo di base – continueranno ad attirare gli investitori. Il loro “margine di valutazione” infatti rimane ampio rispetto al panorama europeo di tassi d’interesse zero e negativi.

Anche alcuni “high flyer” hanno sperimentato dei venti contrari di recente, come ad esempio vari titoli tecnologici. Si tratta di un settore ampio, ma c’è una cosa che molte società tecnologiche hanno in comune: le loro aspettative di crescita e quindi le loro valutazioni sono un po’ più alte. Anche in questo caso il tasso d’interesse gioca la sua parte, perché gli utili attesi sono scontati dagli investitori nelle valutazioni: più basso è il tasso d’interesse, più alto è il valore degli utili futuri.

Tornando alla nostra visione globale dell’investimento, da parecchi anni siamo convinti che i tassi d’interesse rimarranno bassi. E tengo a ribadire che la nostra visione globale d’investimento non fa previsioni sui rendimenti nominali. Siamo convinti dell’appetibilità relativa dei beni materiali – in primis delle azioni – sulla base del tasso reale. Se l’inflazione dovesse salire e aumentassero i tassi d’interesse in misura inferiore all’inflazione, questi stessi asset resterebbero comunque più appetibili. Proprio perché si basa sui tassi reali, a nostra visione globale degli investimenti sarebbe confermata.

Outlook

Passando in fine in rassegna le diverse asset class, ritengo che, pur in uno scenario sfavorevole, al momento le obbligazioni offrano nuove possibilità se si adotta un approccio molto flessibile e si sfruttano attivamente le opportunità intrinseche alla asset class.

Le azioni continuano invece ad attirare grande interesse. È importante però stabilire la qualità a lungo termine e quindi il valore, di ogni società e non buttarsi a capofitto in ogni singola tendenza, investendo ad esempio tutto il portafoglio nei titoli ciclici perché l’economia è in ripresa. Come per qualsiasi altro investimento, scegliamo aziende con modelli di business ciclici solo se soddisfano i nostri requisiti di qualità. In termini di orientamento fondamentale, la nostra visione globale degli investimenti è solida e viene costantemente riesaminata, fungendo quindi da bussola. Questo ci permette di considerare i temporanei ribassi dei corsi non come un rischio, ma come un’opportunità.