Chimere o grifoni?

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Abbiamo il diritto di porci questa domanda: quale sarà il risultato delle recenti combinazioni di disgregatori al fine di creare nuovi giganti tecnologici?

No, questo articolo non parlerà di Pokémon, né di mitologia greca, anche se le creature leggendarie citate nel titolo appartengono alla loro specie. Sono trascorsi circa dieci anni da quando gli unicorni hanno fatto la loro comparsa sulla scena economica. Ricordiamo che la loro stessa denominazione sottolinea il carattere soprannaturale di queste società in forte crescita che raggiungono in soli pochi anni una valutazione superiore al miliardo di dollari.

Oggi alcuni di queste aziende unicorno si trovano a un bivio e per mantenere il trend di crescita elevata e consolidare la loro posizione, si uniscono tra loro.

Si alleano per diverse ragioni. Da una parte la loro valutazione è spesso troppo elevata e rende impossibile una transazione con attori dell’economia più tradizionale che non dispongono di liquidità o della volontà di indebitarsi molto pesantemente per portare a termine queste acquisizioni. Per quanto riguarda i Titani attuali come le GAFA, se queste società hanno molti mezzi per finanziare questo tipo di acquisizioni, lo scenario normativo le incita comunque alla prudenza.

Queste aziende unicorno non hanno pertanto altra scelta che unirsi tra loro, principalmente scambiando azioni, come nel caso della fusione Square/Afterpay nel settore delle Fintech, Zoom/Five9 nel settore delle comunicazioni, Salesforce che si regala Slack, Twilio che unisce le proprie forze a Sendgrid o a Teladoc e Livongo nel settore della sanità connessa. In totale, le acquisizioni effettuate dal mese di dicembre scorso ammontano già a oltre 80 miliardi di dollari.

Stiamo forse assistendo alla nascita delle chimere, animali per definizione instabili, poco raccomandabili e destinati a fallire, o ai grifoni, creature mitiche dalla testa d’aquila e dal corpo da leone, particolarmente potenti? È troppo presto per trarre conclusioni, ma la cosa certa è che la sfida dell’integrazione culturale e del mantenimento di un’elevata velocità operativa saranno di tutt’altra natura rispetto alle acquisizioni tradizionali.

E l’Europa in tutto ciò? 

Se la maggior parte delle fusioni citate avviene tra imprese statunitensi, le unioni tra aziende unicorno potrebbero diventare d’attualità in Europa. Il Vecchio Continente conta ad esempio oltre una decina di “mini-Doctolib”, che cercano di sviluppare simultaneamente le stesse tecnologie in tutta Europa, creando di fatto una certa balcanizzazione delle inefficienze. Raggruppare le forze alle giuste condizioni sarebbe un’opzione per rispondere alle sfide lanciate dai giganti statunitensi e cinesi.