COP15: quattro misure necessarie per aiutare gli investitori a proteggere la biodiversità

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In occasione della conferenza COP15 sulla biodiversità in corso questa settimana a Kunming, in Cina, l’Impact Investing Team di Union Bancaire Privée (UBP) si rivolge ai delegati per contribuire alle loro ambizioni sulla protezione della biodiversità del pianeta, esprimendo quattro “desideri” sugli impegni che la conferenza prenderà. Fra questi obiettivi vi sono l’assunzione di responsabilità per accelerare la conservazione degli habitat naturali, le tappe verso un’economia circolare, pratiche agricole rigenerative e accordi multilaterali sulla corporate disclosure a proposito dell’impatto esterno sulla biodiversità.

Nel complesso, ecco quello che ci auguriamo:

  • Accelerazione e perfezionamento degli impegni per la protezione degli habitat naturali
    Sebbene la promessa di proteggere il 30% delle terre e degli oceani del globo entro il 2030 rappresenti un buon inizio, probabilmente non si tratta di un target abbastanza aggressivo: lo stato delle cose richiede un approccio flessibile, poiché alcune aree richiedono più protezione di altre. Auspichiamo che venga formalizzato l’impegno a ridurre la deforestazione del 100% entro il 2030, così come quello di includere misure positive per la natura in tutti i nuovi sviluppi economici oltre una certa soglia.
  • Un accordo su obiettivi aziendali definiti in merito ai rifiuti, alla percentuale di riciclo e all’input riciclato
    Uno dei risultati chiave della conferenza dovrebbe essere l’impegno verso obiettivi aziendali definiti in materia di rifiuti, percentuale di riciclo e input riciclato. Questi obiettivi aiutano a progredire verso l’obiettivo superiore di creare un’economia circolare che, in netto contrasto con la cultura del “prendere, fare, sprecare”, che consuma le risorse naturali, impiega prodotti riciclati e rigenerati alla fine del ciclo di vita.
    I rifiuti impattano negativamente in modo devastante sulla biodiversità – uccidendo i pesci e la vita acquatica, avvelenando la terra e le falde acquifere e inquinando l’aria. In un’economia non circolare, il nostro consumo inizia con l’estrazione: perciò, a meno che non vi sia impiego di materiale riciclato, la sua produzione consuma risorse naturali. Evitare l’estrazione e incoraggiare il riciclaggio allevia notevolmente la pressione sulla natura e aiuta a preservare la biodiversità. Qualsiasi impegno che coinvolga la catena del riciclo dovrebbe essere integrato dall’inclusione di una corporate disclosure obbligatoria.
  • Un impegno per garantire che almeno il 50% dei terreni agricoli cominci o abbia completato la transizione verso l’agricoltura agro-ecologica e rigenerativa.
    L’attuale catena di produzione alimentare è strettamente connessa con la perdita di biodiversità e con il cambiamento climatico. La maggior parte del terreno coltivato è ormai impoverito e l’uso eccessivo di prodotti chimici danneggia lo stato di salute del suolo, i sistemi fluviali e, cosa ancor più grave, uccide gli insetti impollinatori. Sarebbero molto apprezzate politiche nette in materia di divulgazione, sussidi e ai programmi di transizione per sostenere gli agricoltori che vogliono iniziare a utilizzare metodi rigenerativi.
  • Un accordo multilaterale sulla definizione di “net gain” della biodiversità
    Si tratta di una misura essenziale per misurare i progressi nella conservazione e ricostituzione della biodiversità: se non possiamo definire un profitto, come possiamo misurare il nostro successo? Un impegno multilaterale sulle corporate disclosure in materia di biodiversità assicurerebbe al mondo finanziario la migliore opportunità possibile per produrre investimenti a impatto ancora più efficaci.