Il dollaro perde terreno dopo l’uscita dell’inflazione sopra le attese

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Una delle principali correlazioni che inizia ad affermarsi nel mondo post pandemia sembra essere quella negativa tra inflazione statunitense e dollaro.

L’inflazione è uscita ancora una volta ben al di sopra del 5% per il quinto mese consecutivo. I rendimenti delle obbligazioni non si sono mossi molto, ma il dollaro ha perso terreno durante la settimana contro tutte le principali valute mondiali. Le uniche eccezioni sono state lo yen giapponese, appesantito dall’incessante aumento dei prezzi delle materie prime e dalla propensione al rischio, e la lira turca, ancora una volta indebolita dalle mosse del presidente Erdogan.

Questa settimana non ci saranno molti dati macroeconomici o novità di politica monetaria. Faremo attenzione al rapporto sull’inflazione di settembre dal Regno Unito mercoledì, che potrebbe consolidare le aspettative per un aumento dei tassi nel 2021. Gli indici PMI sull’attività economica dell’Eurozona di venerdì ci faranno capire se è in corso un rallentamento della ripresa, tuttavia, le aspettative di mercato sono ancora per una lettura fortemente espansiva.

EUR

L’euro non ha beneficiato della propensione al rischio sui mercati come altre valute, la maggior parte delle quali ha sovraperformato rispetto al dollaro. La BCE sembra destinata a ritardare la rimozione degli stimoli monetari rispetto ad altre banche centrali e i mercati non prevedono aumenti dei tassi per tutto il decennio. In questo contesto, abbiamo visto al ribasso le nostre previsioni per l’euro rispetto alle altre valute G10 e dei mercati emergenti.

A breve termine, le aspettative di mercato per gli indici PMI di ottobre sembrano essere piuttosto contenute, quindi c’è spazio per una sorpresa positiva che fornirebbe supporto alla valuta comune.

USD

Un altro mese con un’inflazione primaria superiore al 5% e un’inflazione core superiore al 4% conferma la nostra opinione secondo cui è improbabile che le pressioni inflazionistiche siano di breve durata come sperava la Fed durante l’estate. Con il deficit fiscale statunitense a due cifre e i tassi reali molto al di sotto dello zero, riteniamo che il rally degli asset rischiosi in generale e delle materie prime in particolare abbia ancora molto spazio per continuare.

Questo non è necessariamente positivo per la performance del dollaro USA e continuiamo ad essere ribassisti sul dollaro, in particolare nei confronti delle valute dei mercati emergenti legate all’export di materie prime.

GBP

I solidi dati sul mercato del lavoro e sulla produzione industriale dal Regno Unito ci avvicinano a un rialzo dei tassi entro fine anno da parte della Bank of England, che sembra agirà prima della Federal Reserve. I mercati stanno ora scontando una possibilità di circa un terzo che questo primo piccolo rialzo avvenga alla riunione di novembre del comitato di politica monetaria.

Il report sui prezzi al consumo (CPI) di questa settimana sarà quindi fondamentale, poiché sarà l’ultimo dato significativo prima della riunione. Si prevede che sia il dato headline che quello core escano sopra il 3%, anche prima che la revoca delle limitazioni ai prezzi dell’energia inizi a manifestare i suoi effetti sull’inflazione. A nostro avviso, questo dovrebbe essere sufficiente per giustificare un aumento entro fine 2021 e fornire un forte supporto per la sterlina.