Il percorso verso la normalizzazione tra scarsità di risorse e volatilità

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La scarsità di risorse, dall’energia al settore delle spedizioni e alla manodopera, rappresentano una minaccia per il ritmo della ripresa globale mentre scorte esigue e le strozzature delle catene di fornitura rappresentano un ostacolo per la ripresa della domanda. Uno dei più grandi shock economici a cui ha fatto seguito una della riprese più forti mai registrate nella storia non ci consente di avere un riferimento passato per tracciare una rotta verso la normalizzazione. Riteniamo però che le attuali difficoltà di approvvigionamento avranno una natura transitoria, anche se continueranno a creare volatilità sui mercati nel breve termine.

La forza sottostante della ripresa economica sta spingendo i banchieri centrali a proseguire con i loro programmi di acquisto di asset, a cui faranno seguito degli aumenti dei tassi di interesse. Nonostante le difficoltà che il settore della logistica sta affrontando a livello globale, i flussi commerciali mondiali stanno registrando una ripresa e l’ondata di contagi da variante Delta sembra aver raggiunto il picco. Questo fattore mette in evidenza la solidità dei fondamentali ciclici mondiali, supportati da ulteriori impegni per sostenere la spesa fiscale pubblica assunti da Stati Uniti, Cina e Europa.

Esistono però molteplici esempi di pressioni inflazionistiche e di scarsità di risorse. Il prezzo deicontainer da 40 piedi è aumentato di sette volte rispetto al periodo precedente la crisi e i ritardi nelle spedizioni stanno avendo un impatto sulle vendite dei beni di consumo. Per esempio, colosso di abbigliamento H&M nelle scorse settimane ha affermato di aver registrato vendite più basse del solito nel mese di settembre, quando l’offerta è stata inferiore alla domanda.

I prezzi del gas naturale in Europa hanno raggiunto livelli record, e le scorte sono l’11% inferiori alla loro media quinquennale in vista della stagione invernale nell’emisfero nord. Russia e Norvegia, che insieme costituiscono più della metà delle già scarse scorte di gas a livello europeo, hanno subito interruzioni e rallentamenti. Questo ha costretto il vecchio continente a avanzare offerte per il gas naturale, scontrandosi con gli acquirenti in Giappone e in Cina, paesi in cui le scorte sono esigue.

L’indice purchasing manager cinese ha registrato una flessione a settembre per la prima volta dal febbraio 2020. In 16 delle 31 province cinesi è stato imposto un razionamento dell’elettricità, e l’attività manifatturiera sta subendo dei rallentamenti a causa della carenza di energia e dei focolai di variante Delta del Covid che hanno congelato la produzione. Inoltre, la Cina, già il più grande importatore di gas al mondo, ha avviato una transizione energetica, dal carbone al gas, in vista delle Olimpiadi invernali che si svolgeranno a febbraio 2022.

Tempesta perfetta

Per quanto riguarda i mercati del petrolio, a inizio settimana il Brent si è attestato ai massimi triennali, a quota 80 dollari al barile. A differenza del gas le forniture di petrolio aumentano più facilmente, poiché l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC) riesce ad aumentare la fornitura in linea con la domanda. Al momento della pubblicazione di questo documento è in corso una riunione dell’OPEC e gli investitori stanno già anticipando alcune mosse successive per mantenere la calma sui mercati petroliferi. Per i mercati del gas, dove lo scisto rimane il prodotto principale, notiamo che un aumento della produzione è limitato dall’impegno delle aziende a restituire il rendimenti agli azionisti.

Le carenze delle forniture di energia sono particolarmente accentuate nel Regno Unito, un paese che presenta un minor numero di gasdotti fisici rispetto al resto dell’Europa, poche capacità di stoccaggio di gas e dipende dall’elettricità dei paesi vicini. Si è assistito a un calo delle scorte di carburante essenzialmente dovuto alla carenza di camionisti piuttosto che di una mancanza di carburante, una situazione verificatasi a causa delle modifiche alle norme fiscali per chi esercita la professione di autista in forma autonoma, a tempi di attesa lunghissimi per effettuare il test per la patente indicata e alla riduzione del numero di autisti europei a seguito della Brexit. Ad aprile, la Road Haulage Association del Regno Unito ha affermato che “una tempesta perfetta si sta ber abbattere nel settore della logistica”. Il governo britannico infatti sta offrendo altri 5.000 visti temporanei per permettere ai camionisti europei di lavorare per tre mesi, e sta considerando la possibilità di impiegare 150 militari. Queste misure però non saranno sufficienti per soddisfare la richiesta di autisti, con 70.000 unità in meno rispetto all’anno precedente.

Rischio di rallentamento?

Una delle domande cruciali da porsi è: gli elevati prezzi dell’energia possono tradursi in un rallentamento della crescita? Ci sono due scenari in cui questo si potrebbe verificare.

Il primo scenario si verificherebbe nel caso in cui le famiglie, di fronte a prezzi dell’energia più elevati, riducessero i loro livelli complessivi di spesa, portando quindi a un rallentamento dell’attività economica. Questo sembra uno scenario poco probabile dato che gli Stati Uniti che sperimentano un’impennata record di nuovi posti di lavoro e un tasso di disoccupazione del 5,2%. Inoltre, mentre in alcuni contesti una minore spesa può rappresentare un’opportunità, i risparmi dei consumatori hanno raggiunto livelli record. Senza dubbio ci saranno alcune famiglie in difficoltà, ma a livello globale c’è una liquidità più che sufficiente per far fronte alla situazione, e quindi mantenere alti i livelli di spesa.

Il secondo scenario è rappresentato dal fatto che le banche centrali, spaventate dall’aumento dei prezzi in alcuni settori, decidano di invertire la rotta e adottare una politica monetaria più restrittiva. Riteniamo che questo scenario sia da escludere, anche in Europa, dove i prezzi dell’energia stanno aumentando vertiginosamente.

I banchieri centrali contano sul fatto che queste pressioni inflazionistiche siano temporanee, e che sia l’inflazione sia la crescita economica tornino nel range medio di lungo periodo quando le catene di approvvigionamento e le scorte si normalizzeranno. In questo modo la politica monetaria manterrebbe una traiettoria prevedibile e ben delineata.

La Fed è pronta a ridurre la sua spesa di emergenza tagliando gli acquisti mensili di asset a partire dalla fine di quest’anno o dall’inizio del 2022. La banca centrale statunitense ha affermato di essere focalizzata sul mercato del lavoro in generale, per cercare segnali di una piena occupazione dell’economia, anche se si domanda quali saranno le caratteristiche di questa misura, dato lo squilibrio tra opportunità di lavoro e disoccupazione. “È la prima volta che assisto a questo tipo di problemi a livello di filiera, non ho mai visto un’economia che combina una drastica carenza di manodopera con un gran numero di disoccupati”, ha affermato il presidente della Fed Jerome Powell dopo l’incontro con le imprese. L’evoluzione dell’economia “sarà molto diversa da quella precedente”.

Potenziale di lungo periodo

Per il momento, gli sconvolgimenti non sembrano strutturali. La ripresa dell’economia si è tradotta in una carenza di legname per gli Stati Uniti hanno e i prezzi sono raddoppiati a maggio rispetto all’inizio dell’anno. Questo fattore però non ha raffreddato il mercato immobiliare e, con la ripresa delle scorte, iprezzi del legname si sono normalizzati (grafico 2).

Le catene di approvvigionamento stanno tuttora lavorando per eliminare le strozzature e – finché questo non accadrà – le scorte di molte materie prime e beni rimarranno basse. Nel frattempo, si vedranno gli effetti dell’inflazione, anche sui salari, man mano che gli aspetti meccanici e di base delle economie in fase di ripresa faranno sentire i loro effetti. Nel complesso, ci aspettiamo che l’inflazione sia di natura transitoria prima che si stabilizzi nel suo range medio di lungo periodo.

L’inflazione non dovrebbe rivelarsi un fenomeno persistente a meno che non si infiltri in ogni parte dell’economia, e sia anche sostenuta da livelli eccessivi di credito. Finora, le banche commerciali hanno implementato una certa disciplina in termini di finanziamento e le famiglie sono poco inclini alla possibilità di accendere nuovi prestiti. Continuiamo a osservare segnali di cambiamenti più profondi nelle economie sviluppate.

Se da un lato gli investitori affrontano la volatilità a breve termine, dall’altro le economie dovrebbero dimostrarsi resilienti, ben posizionate per resistere a qualsiasi rallentamento della crescita mentre le banche centrali si preparano alla riduzione degli asset e a un nuovo ciclo di rialzo dei tassi. Di conseguenza, stimiamo che, con il passare del tempo, la crescita tornerà a li livelli più normali, in linea con il suo potenziale a lungo termine. Riteniamo sia opportuno continuare a investire in asset di rischio.