La Cina e le politiche monetarie divergenti

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Dopo aver toccato un nuovo record lo scorso febbraio, l’indice MSCI China ha continuato a scendere nonostante l’economia cinese abbia registrato un tasso di crescita superiore all’8% nel 2021.

Questo andamento è stato causato da un inaspettato inasprimento della regolamentazione in alcuni settori chiave: Internet, istruzione e immobiliare. I titoli tecnologici hanno sofferto, anche per via del cambiamento di direzione con riguardo alla privacy e ai dati personali, che sembrano essere diventati una priorità per la Cina. L’istruzione privata, un’industria miliardaria, è stata definita un bene pubblico e, pertanto, destinata a divenire non-profit.

La regolamentazione varata dalla Cina è ispirata al concetto di «prosperità comune» e, in fondo, dovrebbe dare maggior sostenibilità alla crescita economica spingendo la domanda interna. Ma alcuni settori, che pesano molto negli indici di borsa, si sono trovati spiazzati da un’iniziativa inattesa e rapida.

Inoltre, l’economia cinese ha decelerato: la crescita dei consumi al dettaglio a dicembre è stata dell’1,7%, a fronte del 3,9% di novembre, causa le nuove restrizioni legate al COVID, il razionamento dell’energia e la difficoltà di reperire alcune materie prime. Infine, le difficoltà finanziarie del gruppo immobiliare Evergrande hanno creato timori di contagio per altri operatori del settore.

La politica “zero COVID”, che anche con pochissimi casi registrati porta a una battuta d’arresto per intere città, potrebbe rivelarsi di difficile esecuzione durante i Giochi olimpici invernali che si apriranno tra poche settimane.

D’altra parte, il problema per la Cina non è il tasso di vaccinazione (l’86% delle persone ha ricevuto due dosi), bensì l’efficacia del vaccino Sinovac nei confronti delle nuove varianti.

Inoltre, il basso tasso di contagio nelle precedenti ondate implica che probabilmente solo una parte minore della popolazione possiede gli anticorpi.

L’aggiustamento del settore immobiliare procede come da attese: le difficoltà di Evergrande non sono diventate un problema sistemico, anche se la costruzione di nuove abitazioni è in frenata. Alla radice di questa dinamica ci sono le politiche monetarie della People’s Bank of China (PBoC) lo scorso anno, quando ha anticipato di un anno le banche centrali occidentali nel ridurre la liquidità – soprattutto per le società immobiliari.

Tuttavia, nuovamente in anticipo, la PBoC ha ora tagliato i tassi e ridotto i requisiti di liquidità delle banche per dare supporto ai mercati e facilitare gli investimenti necessari per completare i piani infrastrutturali e la transizione energetica. È la prima manovra espansiva dalla primavera del 2020 e ci aspettiamo che venga potenziata nei prossimi mesi riportando il tasso di crescita del PIL verso il 4,5%, livello che dovrebbe essere mantenuto a medio termine.

L’attuale panorama è certamente complesso, ma la Cina rappresenta oltre un quinto dell’economia mondiale e, con tutta probabilità, continuerà a essere la principale locomotiva per la crescita nei prossimi anni, rafforzando la propria posizione nel campo tecnologico e rappresentando l’avanguardia per molte delle trasformazioni strutturali che, a nostro avviso, offriranno opportunità agli investitori.

Di fatto, molti investitori sono implicitamente poco esposti al mercato cinese perché il suo peso negli indici azionari globali resta contenuto – una frazione rispetto alla sua importanza come PIL.

L’introduzione di nuove misure potrebbe creare ulteriore volatilità sul mercato azionario e in particolare nei settori maggiormente interessati (per esempio Internet, immobiliare e sanità). Per questo tatticamente siamo neutrali ma, da un punto di vista strategico, è un mercato interessante che nel futuro probabilmente tornerà a essere protagonista e che oggi tratta a multipli ragionevoli.

Inoltre, Cina e occidente perseguono modelli economici diversi, le congiunture economiche sono spesso disallineate e le politiche monetarie divergenti (proprio com’è accaduto l’anno scorso e nei primi mesi di quest’anno). L’azionario cinese può quindi contribuire a una migliore diversificazione del portafoglio.