Il fintech? Un asset class con un elevato potenziale ESG

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La corsa alla sostenibilità, in finanza, si fa serrata. E le fintech devono stare al passo. Chi struttura prodotti finanziari bada sempre più all’impatto che con gli stessi può avere sul mondo, in termini di lotta al climate change e di miglioramento dell’ambiente, nonché delle condizioni di vita delle comunità e delle minoranze. Un impatto che gli stessi investitori chiedono di poter avere sul pianeta.

Così, secondo la Global Investment Sustainable Review, gli investimenti sostenibili in tutto il mondo hanno conosciuto almeno dal 2015 una crescita costante, trainata dalla domanda: tanto che il 36% di tutto il patrimonio in gestione è oggi compliant rispetto ai criteri di sostenibilità, per un valore assoluto di 35,5mila miliardi di dollari, in aumento del 15% rispetto ai 30 miliardi del 2018 e del 55% rispetto ai 22 miliardi del 2016. L’incidenza sul totale delle masse gestite è essa stessa in aumento del 2,5% dal 2018. Se il tasso di crescita si mantenesse al 15% al 2025 (che è una stima prudenziale, pari alla metà della crescita registrata tra il 2015 e il 2020) gli asset ESG potrebbero superare i 50mila miliardi di dollari nel prossimo quinquennio, mentre i green bond potrebbero toccare quota 11mila miliardi dai 3mila del valore attuale.

Insomma, c’è poco da fare: il mondo finanziario ha fatto sue le istanze di rispetto dell’ambiente e di inclusione sociale e le promuove con ogni mezzo. Non più tanto con strategie di esclusione di settori controversi, ma anche con l’engagement, ovvero la partecipazione diretta degli investitori alle decisioni delle aziende, attraverso il proxy voting in assemblea.

Le nuove regole europee sulla sostenibilità

L’attenzione è alta anche a livello istituzionale dove, soprattutto in Europa, si è cercato di normare il maremagnum della sostenibilità per rendere marginale il greenwashing (così si chiama il fenomeno che ha portato negli anni alcune aziende a darsi una pennellata di verde per dichiarare una sostenibilità che esisteva tuttavia solo sulla carta). Le principali normative che riguardano l’asset management sono la SFDR, direttiva europea in vigore da un anno e che punta sulla trasparenza a favore del consumatore, distinguendo tra prodotti che hanno un obiettivo sostenibile primario (articolo 9) e prodotti che promuovono anche i fattori ESG, tra diverse caratteristiche (articolo 8). E la Tassonomia che per la prima volta classifica in diverse tipologie gli investimenti sostenibili: entrata in vigore invece da pochi giorni, è ancora carente – come la SFDR – dei dettagli operativi.

La risposta di Opyn

L’obiettivo di Opyn è operare negli interessi degli investitori in modo da creare valore nel tempo, ma riconosciamo anche l’importanza di promuovere uno sviluppo sostenibile nello svolgimento della nostra attività. La trasparenza è uno dei nostri fattori fondativi e si esprime sul fronte delle informative alle aziende richiedenti e in termini di esclusione di alcuni settori merceologici controversi. Ovvero società attive nella produzione di armi, o che svolgono esperimenti sugli animali; o ancora che sono state indagate e condannate per attività discriminatorie e/o hanno controversie legate a corruzione e inquinamento.

L’importanza di essere paperless

In quanto realtà digitale e giovane, abbiamo un carattere nativamente green. L’approccio paperless ci accompagna dalla nascita: non usiamo carta nei nostri uffici e tutti i nostri contratti sono firmati digitalmente, non vengono inviati documenti cartacei di riepilogo e così via. Questo produce un risparmio di carta enorme: nel solo 2021 con il finanziamento di 1275 aziende abbiamo risparmiato 739,5Kg di carta, ovvero 153.000 fogli se consideriamo solo la firma del contratto. Abbiamo salvato, per dirla in altro modo, quasi due pini alti 15 metri (da cui, secondo una stima del WWF si ricavano circa 79.500 fogli). Oltre all’acqua e all’energia che sarebbe servita per trasformare il legno in carta.

In arrivo il fintech ESG

Ovviamente non è ancora sufficiente. L’obiettivo di Opyn è quello di adottare un approccio ESG attivo nella selezione delle aziende a cui fa credito, valutando e valorizzando dunque le realtà che operano con attenzione agli aspetti sociali, ambientali e di governance. Per questo, oltre ad implementare e migliorare la nostra attuale policy, siamo continuamente alla ricerca di strumenti in grado di valutare e quindi anche premiare le PMI per la loro attenzione alla sostenibilità. Con un impatto potenziale molto alto, considerando che le PMI rappresentano l’ossatura portante dell’economia italiana, in termini di fatturato e occupazione.