Le minori prospettive di pace pesano sull’euro, mentre l’aumento dei tassi statunitensi sostiene il dollaro

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L’euro ha terminato la scorsa settimana ritrovandosi in fondo alla classifica del G10 a causa  delle preoccupazioni sulla guerra in Ucraina, che non si fermerà a breve, e delle elezioni presidenziali francesi. Le forti vendite sul mercato  obbligazionario statunitense continuano, con il rendimento Treasury a 10 anni che ha guadagnato 30 punti base nella settimana. Il dollaro ha reagito nel modo previsto guadagnando su tutte  le principali valute del mondo, con l’esclusione di poche tra quelle emergenti. La volatilità del rublo continua e la valuta è ora più forte rispetto a prima che la Russia avviasse l’invasione, ma è estremamente illiquida e le quotazioni di mercato sempre più inattendibili. Lo yuan cinese si sta dimostrando stabile tra le incertezze del mercato valutario, con il tasso di cambio multilaterale che ha raggiunto nuovi record  nonostante il rallentamento economico cinese e i lockdown draconiani a causa del COVID.

La riunione della BCE di questa settimana si preannuncia cruciale. Il conflitto tra falchi e colombe da noi previsto più volte potrebbe esplodere, come risulta dal verbale della scorsa riunione, e ci aspettiamo che le comunicazioni di giovedì provenienti dalla banca centrale lo confermino, soprattutto dopo alcuni brutti dati sull’inflazione. Martedì uscirà l’inflazione USA di marzo e mercoledì quella del Regno Unito. Sarà una settimana insolitamente impegnativa per la sterlina, poiché martedì verrà pubblicato anche il rapporto sull’occupazione di febbraio.

EUR

Il primo turno delle elezioni presidenziali francesi è stato leggermente positivo per l’euro, poiché Macron sembra andare al secondo turno contro Le Pen in una posizione leggermente più forte del previsto. Altre notizie positive sull’euro sono state un coro di commenti restrittivi da parte dei membri della BCE. Dai verbali sono emerse anche alcune osservazioni graffianti sulle previsioni di inflazione a cura dello staff BCE, che in modo decisamente ottimista prevedono un ritorno all’inflazione target entro il 2023. Nessuno di questi sembra aver avuto un grande impatto sul mercato e tutti gli occhi ora si rivolgono alla riunione della BCE di questa settimana. Riteniamo che anche un lieve cambiamento di tono della Lagarde, sinora molto accomodante, possa avere un effetto sproporzionatamente positivo sulla moneta unica.

USD

I verbali della riunione della Federal Reserve hanno rivelato un piano più aggressivo del previsto per liquidare le gigantesche partecipazioni della Fed in titoli del Tesoro e mortgage bond (obbligazioni ipotecarie). I mercati hanno continuato a rafforzare le aspettative sui rialzi della Fed e ora si aspettano tassi superiori al 3% nella prima metà del 2023. Sarà difficile scontare un’aggressività ancora maggiore da parte della Fed senza che la BCE almeno colmi un po’ il divario, il che ci fa pensare che l’euro potrebbe riprendersi presto, soprattutto se, come prevediamo, Macron dovesse vincere il secondo turno delle elezioni presidenziali tra due settimane.

GBP

La sterlina ha avuto un periodo difficile nelle ultime settimane dopo la retorica accomodante della Banca d’Inghilterra. Tuttavia, i fortissimi PMI di marzo e i dati sul mercato del lavoro e sull’inflazione, che prevediamo essere ugualmente forti, dovrebbero limitare l’indebolimento della valuta in attesa che i membri dell’MPC (comitato di politica monetaria) riconoscano l’impatto che la nuova ondata inflazionistica avrà su un’economia già a pieno regime. Ci aspettiamo che il Cable trovi supporto intorno ai livelli attuali mentre la posizione della Banca d’Inghilterra diventa sempre più difficile da sostenere.