L’economia italiana ha le potenzialità per superare le debolezze che ne rallentano lo sviluppo

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L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia alla fine di febbraio segna una drammatica cesura nella storia recente con l’innesco di una grave crisi umanitaria e il riemergere di tensioni tra le diverse aree del mondo che negli ultimi trent’anni sembravano essere state, se non del tutto superate, durevolmente ridotte. Lo sottolinea il Governatore Visco evidenziando come dal punto di vista economico il forte effetto è quello di un peggioramento delle prospettive di crescita dell’economia mondiale, in una fase in cui i danni inferti dalla pandemia non sono ancora del tutto riparati.

Aumenta l’incertezza, si è acuito il rialzo dei corsi dell’energia connesso con la ripresa dell’attività economica dopo la crisi sanitaria. Il quadro congiunturale si è deteriorato anche nell’area dell’euro con l’economia italiana che è, con quella tedesca, tra le più colpite dall’aumento del prezzo del gas, per la quota elevata di importazioni dalla Russia e per la rilevanza dell’industria manifatturiera, che ne fa ampio uso.  In prospettiva si rimarca però come l’economia italiana ha la possibilità di superare le debolezze che ne rallentano lo sviluppo, per interrompere il ristagno della produttività, contrastare l’effetto delle tendenze demografiche sull’offerta di lavoro, ridurre il peso del debito pubblico, salito in misura considerevole con la crisi pandemica. In tale prospettiva il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) costituisce uno strumento decisivo .

Ruolo di fondamentale importanza può essere poi interpretato dal sistema finanziario con l’apporto di un adeguato flusso di risorse private che, affiancandosi a quelle pubbliche, sostenga gli investimenti necessari per uno sviluppo equilibrato e duraturo del Paese Gli intermediari italiani sono oggi in condizione di destinare capacità e risorse per contribuire ad affrontare con efficacia le sfide poste dalla digitalizzazione e dalla transizione verde.

Si guarda poi con interesse al processo in corso di  rafforzamento del ruolo degli investitori istituzionali nell’allocazione del  risparmio privato. Oltre un terzo della ricchezza finanziaria delle famiglie è oggi investito in strumenti del risparmio gestito con una consistente riduzione nell’ultimo decennio della distanza dalla media dell’area dell’euro.

Il necessario alert è che però i rischi degli investimenti finanziari, non annullabili,  devono essere meglio compresi dai risparmiatori e presidiati con prudenza e attenzione dalle società che li gestiscono.