Brasile: la crescita è destinata a rallentare a prescindere dai risultati delle elezioni

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Jair Bolsonaro ha ottenuto risultati migliori del previsto nelle elezioni brasiliane di domenica, ma l’ex presidente Lula sembra ancora il favorito al ballottaggio del 30 ottobre.

Tuttavia, per Lula queste elezioni sono tutte ancora da perdere. Per vincere il secondo turno, Bolsonaro dovrà infatti convincere alcuni elettori di Lula a cambiare bandiera. Più in generale, le questioni più importanti per gli elettori sono l’economia e la disoccupazione, due aree che giocano a favore di Lula. Al contrario, temi come la violenza e la corruzione – che hanno spinto Bolsonaro alla presidenza nel 2018 – sono passati in secondo piano.

Di fatto, indipendentemente da chi vincerà, la crescita brasiliana sembra destinata a rallentare nei prossimi anni a causa della recessione globale. La politica fiscale potrebbe essere allentata, soprattutto con Lula al governo. Ma entrambi i candidati saranno in qualche misura limitati dalla necessità di mantenere la credibilità sui mercati. Nel frattempo, nessuno dei due candidati sembra avere un forte desiderio di interferire con la Banca Centrale Brasiliana, che sembra orientata a ritardare i tagli dei tassi d’interesse finché l’inflazione di base rimarrà stabile.

Guardando al medio termine, se da un lato la crescita potenziale sarebbe più forte con Bolsonaro che con Lula, entrambi potrebbero essere in difficoltà nel sostenere la politica fiscale che è stata utilizzata a lungo come strumento politico da Lula e dal suo partito PT (il Partito dei Lavoratori). Ma la corsa alle elezioni ha rivelato la volontà di Bolsonaro di fare lo stesso.

Il fiscalismo rimane un rischio (di coda), soprattutto nell’eventualità di un governo Lula. E senza un’ancora fiscale credibile, è probabile che i premi al rischio sugli asset brasiliani rimangano elevati.