Lo scudo anti-spread. TPI Transmission Protection Instrument

Margherita Ferrari -

— di  Margherita Ferrari, per il blog https://energia-luce.it/ 

Il 21 Luglio, in seguito alle dimissioni dell’ex presidente del consiglio Mario Draghi, la Banca Centrale Europea (BCE) ha annunciato il cosiddetto scudo anti-frammentazione o scudo anti-spread. Conosciuto anche come TPI (letteralmente Transmission Protection Instrument), aveva l’obiettivo di impedire che gli attacchi speculativi penalizzassero i titoli di stato dei Paesi Europei con un debito pubblico più elevato e dunque più indebitati. La Bce aveva infatti contribuito con acquisti complessivi pari ad un valore di circa 17 miliardi, 10 dei quali rivolti esclusivamente all’Italia.

Tale strumento è stato messo in atto quando lo spread registrò livelli critici, portando ad una situazione instabile a livello europeo. Infatti, la differenza registrata tra i BTP (Buoni Poliennali del Tesoro) e Bund (ovvero i titoli di stato emessi dal governo tedesco) aveva toccato i 500 punti.

La situazione attuale

Tuttavia, ad oggi la Bce ha ridotto di circa 1250 miliardi di euro la quota dei Btp in possesso, facendo marcia indietro in termini di acquisto di Bond. Nonostante tale diminuzione, rimane in possesso di circa 300 miliardi di euro relativi al Pepp (Pandemic Emergence Purchase Plan). Questa azione da parte della Bce non si limita all’Italia infatti anche con Spagna e Grecia non ha rinnovato più di un miliardo di titoli.

La vera preoccupazione che sorge è quella di tornare al Quantitative Tightening ovvero l’interruzione nell’acquisto di titoli, precedentemente previsto dalla Presidente della Banca Centrale Lagarde durante la pandemia da Covid-19. In questa ipotesi, la Bce investirebbe di nuovo, ad ogni scadenza, solo una parte del capitale, in modo da ridurre il suo portafoglio di titoli e dunque anche l’ammontare di liquidità in circolazione.

È proprio l’Eurotower a smentire queste voci, garantendo che la BCE “intende reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma, almeno fino alla fine del 2024”. Ad oggi, la decisione non è ancora stata presa, ma nel caso in cui la previsione dell’Eurotower non si avverasse, i paesi a soffrirne di più sono quelli con un debito pubblico maggiore, tra cui l’Italia con più di 2700 miliardi di euro.

Possibili Soluzioni

La situazione si risolverebbe nel caso in cui la Bce si impegnasse a cancellare il debito pubblico o a trasformarlo in debito perpetuo, e gli Stati membri dell’Unione Europea, iniziassero a investire per un ammontare uguale, nella ricostruzione sociale ed ecologica. Sarebbe dunque possibile far fronte alla crisi dell’energia elettrica e del gas in atto e al carovita che colpisce il nostro Paese in modo aggressivo, specialmente negli ultimi mesi.

Fonte: https://energia-luce.it/