Azionario: l’importanza di essere selettivi in un contesto difficile

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Gli investitori continuano a sopportare un’estrema volatilità dei mercati finanziari. Certamente, tale volatilità è dovuta a inflazione elevata, tassi d’interesse in rialzo, guerra in Ucraina, il recente caos nel Regno Unito dopo il cosiddetto “mini-Budget”, ma è da inizio 2020, con lo scoppio della pandemia di Covid-19, che i mercati azionari globali sono stati oggetto di una forte ondata di vendite. Successivamente, gli interventi di stimolo senza precedenti attuati da governi e banche centrali e il clima di ottimismo per lo sviluppo dei vaccini li hanno spinti al rialzo, consentendo all’indice MSCI World Index di chiudere l’anno con un incremento del 15,9%.

Anche il 2021 è stato caratterizzato da forti turbolenze, ma alla fine quasi tutti i principali mercati sono riusciti a consolidare la ripresa conseguente ai lockdown, e l’MSCI World ha chiuso l’anno a +21,8%.

Il 2022 all’inizio si prospettava come un anno potenzialmente più tranquillo, poi l’invasione russa dell’Ucraina e il forte rialzo dei prezzi del petrolio e delle materie prime hanno portato una nuova ondata di volatilità, complici il rialzo dei tassi obbligazionari e il calo delle valutazioni azionarie. Inoltre, le banche centrali hanno avviato la stretta monetaria per contrastare lo shock inflazionistico, con inevitabili ripercussioni sulla crescita economica globale. Da inizio anno, l’MSCI World ha perso il 23.4%.

Abbiamo toccato il fondo del ciclo?

Penso che siamo molto vicini e potremmo anche aver toccato il fondo in alcuni mercati. La maggior parte dei principali mercati azionari delle economie avanzate ha perso circa il 20% quest’anno e ad oggi abbiamo assistito a un de-rating significativo nei maggiori mercati azionari. D’altro canto non abbiamo visto un cambiamento significativo negli utili.

Se guardiamo alle azioni europee, UK e asiatiche, oggi vengono tutte scambiate a circa 10 volte gli utili, quindi stanno tutte scontando molte brutte notizie. Diversa è invece la situazione delle azioni americane, dal momento che l’economia degli Stati Uniti sta facendo molto meglio e non ha subito l’impatto della crisi dei prezzi dell’energia come il resto del mondo. Al contrario di Europa e Asia, dove i prezzi delle azioni scontano molte brutte notizie e le valutazioni hanno cominciato ad essere attraenti.

Prospettive: tra growth e value

I tassi d’interesse e l’inflazione sono i principali temi macro che hanno dominato sui mercati fino ad oggi. L’inflazione resta elevata e le banche centrali stanno reagendo con la stretta monetaria. Gli asset con duration più breve stanno beneficiando in questo contesto, quindi il fattore value sta sovraperformando mentre il fattore growth sta sottoperformando.

Ci aspettiamo che la volatilità resti e non sappiamo per quanto. I prezzi sono attraenti. I trend di lungo periodo rimarranno, dalla digitalizzazione alla transizione energetica. Cominciare oggi un piano d’accumulo su basi mensili con prezzi che già scontano le brutte notizie potrebbe non essere una cattiva idea.

Guardando avanti nello scenario di mercato, oggi siamo in un territorio più neutrale, tra il growth e il value, nel senso che oggi tutto si gioca più sulla capacità delle aziende di generare utili.