GAM Investments. Quattro tendenze e fenomeni per il lungo termine

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Gli esperti di GAM Investments hanno identificato quattro tendenze chiave destinate a durare oltre questo complicato periodo che possono aiutare gli investitori a diversificare il portafoglio.

Ricorderemo il 2022 come l’anno della stretta monetaria più violenta dai tempi di Paul Volcker, un movimento sismico che si propaga a tutte le asset class e non ne siamo ancora fuori, l’ondata dei rialzi non è terminata. Al contempo, però, la cautela con cui muoversi in un contesto difficile non necessariamente significa rassegnazione: diversificazione e orizzonte temporale sono le due colonne che reggono saldamente l’arcata dei portafogli diversificati con intelligenza. Tra le varie pietre che formano l’arco della diversificazione, GAM ha individuato quattro tendenze e fenomeni destinati a perdurare oltre una fase così complessa come quella attuale.

Riccardo Cervellin, Amministratore Delegato di GAM (Italia) SGR ha commentato: “A nostro avviso, sono quattro le tendenze e i fenomeni che, in questo contesto, possono aiutare gli investitori a diversificare il portafoglio in un’ottica di lungo periodo. Basti pensare a un settore come quello del lusso: l’ultima Fashion Week di Milano ha rammentato la forza della moda e, soprattutto, del lusso, sorretto dal naturale desiderio di possesso e dalle dinamiche demografiche nei Paesi emergenti. Poi vi sono le straordinarie potenzialità dell’avanzamento digitale e dell’AI. E le evoluzioni sia in Cina che in Europa, che sono da guardare e analizzare attentamente, in cui ravvisiamo opportunità interessanti attraverso un’attenta gestione attiva”.

Swetha Ramachandran, Investment Director, Luxury Brands Equities di GAM è intervenuta sul ruolo del settore del lusso in un contesto inflattivo come quello attuale nonché sui trend della digitalizzazione e le nuove abitudini dei consumatori: gli scambi rimangono solidi e i margini di profitto si stanno dimostrando particolarmente resilienti. “I brand di lusso collaborano sempre più di frequente con celebrità esterne al mondo della moda, per incrementare il proprio appeal nei confronti di una generazione più giovane di consumatori. Tuttavia, tale modello non è privo di rischi. Uno dei maggiori catalizzatori del riavvicinamento dei consumatori europei al lusso, dopo la pandemia, è stata la continua trasformazione digitale delle abitudini di acquisto: “In soli 10 mesi del 2020 si è verificata una penetrazione dell’e-commerce pari a quasi dieci anni e i consumatori si sono trovati sempre più a proprio agio nel comprare online articoli costosi”.

Sul tema dell’avanzamento digitale e dell’AI è intervenuto Mark Hawtin – Disruptive Strategist, Head of Growth Equities team di GAM. “I microchip sono la risorsa più critica del mondo, su cui hanno il predominio i produttori di Taiwan. L’attuazione del Chips Act statunitense è stata gradualmente avviata da quando Biden ha firmato la legge e si è già riflessa nella valutazione dei titoli dei semiconduttori sia in Asia che negli Stati Uniti.

“Con il percorso dei tassi d’interesse al rialzo, ma con una traiettoria e un’entità quanto mai incerte, gli asset di crescita a lunga duration continuano a essere segnati al ribasso. Tuttavia, in molti casi i fondamentali non sono cambiati e in effetti, in aggregato, le aspettative di vendita per le azioni globali sembrano essere leggermente diminuite ma non di molto nell’ultimo anno.”

McKinsey stima che il metaverso rappresenti un’opportunità da 5.000 miliardi di dollari a livello globale”. “Un settore in cui il metaverso giocherà un ruolo importante è quello della progettazione e della produzione. L’obiettivo è quello di “unificare i processi di progettazione”.

Jian Shi Cortesi – Investment Director, Asia/China Equities, ha fatto il punto sulla situazione in Cina, dalla politica zero Covid al settore immobiliare. “Il governo cinese si trova di fronte a un compromesso tra i decessi causati dal Covid e il rallentamento dell’economia. Grazie al successo delle misure di contenimento adottate in Cina negli ultimi due anni, meno dello 0,1% dei cinesi è stato infettato dal Covid e la Cina ha registrato soltanto poche migliaia di decessi (rispetto a 1 milione registrato negli USA).

Ha chiuso l’evento Niall Gallagher – Head of European Equities di GAM, analizzando le prospettive per l’Europa alle prese con la crisi energetica, ma anche le opportunità che si presentano. “Riteniamo che la decarbonizzazione e la transizione energetica comporteranno un aumento dei costi energetici per il sistema energetico globale. La crisi tra Russia e Ucraina ha evidenziato un particolare rischio a cui è esposta l’Europa e il fatto che l’energia decarbonizzata sarà molto più costosa nel medio termine. Riteniamo che ciò comporterà un fabbisogno di investimenti molto elevato e sottostimato”.

Opportunità di investimento

Questo scenario presenta diverse opportunità di investimento. “L’energia europea è molto economica rispetto ai livelli storici. I rendimenti del free cash flow sui prezzi attuali dell’energia sono superiori al 20%. Beneficiano enormemente dei prezzi strutturalmente elevati del petrolio e del gas, degli elevati margini di raffinazione e della volatilità dei prezzi dell’energia. Le società del settore energia del futuro sono quelle che operano nel settore delle rinnovabili e delle basse emissioni di carbonio. Per il settore industriale è necessario invece effettuare investimenti nelle infrastrutture e nell’elettrificazione per raggiungere la decarbonizzazione e la transizione verso emissioni zero. Ciò significa che sono necessarie nuove infrastrutture e sistemi energetici, nonché investimenti in aree come gli edifici residenziali e commerciali che devono essere decarbonizzati. Infine, per quanto riguarda i materiali, la transizione energetica richiede un maggiore utilizzo delle risorse naturali fisiche, con una conseguente continua e forte domanda di materie prime di base e di industrie correlate”.

Il mercato europeo sta trattando al di sotto del rapporto tra prezzi e utili medio di lungo periodo, nonostante le aspettative di consenso sugli utili rimangano positive e in crescita. “Riteniamo che vi siano quattro motivi principali per mantenere una visione più contrarian. Le società europee sono principalmente globali e non esclusivamente europee, con oltre il 5% dei ricavi provenienti da paesi extraeuropei per il mercato nel suo complesso. Pertanto, sebbene la situazione macroeconomica europea sia importante, le azioni europee sono più sensibili a ciò che accade nel resto del mondo, dove la crescita del PIL nominale rimane elevata a livello globale e, soprattutto, negli Stati Uniti. In secondo luogo, la forza del dollaro USA è ai massimi storici e crea vantaggi sia traslazionali che transazionali per le società europee. A nostro avviso, questi vantaggi sono attualmente sottovalutati dai mercati. Inoltre, alcuni settori si trovano in un ciclo di aumento degli utili molto forte – in particolare i titoli finanziari, i titoli energetici, la trasformazione digitale e i beni di lusso – guidato da cambiamenti strutturali a lungo termine come la decarbonizzazione, l’ascesa della classe media asiatica e una nuova era di reflazione. Infine, la crescita della domanda sottostante in Europa è stata molto positiva fino al 2022 e si è deteriorata in modo significativo solo come conseguenza diretta dello shock dei prezzi dell’energia derivante dalla crisi tra Russia e Ucraina. Se non si fosse verificata questa invasione, probabilmente i prezzi dell’energia sarebbero aumentati, ma non in misura sufficiente per invertire il forte slancio economico. La domanda rimane robusta per la maggior parte del mercato; quindi, qualsiasi risoluzione del conflitto eliminerebbe i venti contrari che sono stati creati”.

“Nel contesto del forte aumento dei rendimenti obbligazionari e delle aspettative crescenti di rialzo dei tassi, siamo rimasti sorpresi di non vedere una performance più forte da parte del settore bancario europeo – il che suggerisce che gli operatori di mercato sono più preoccupati del rischio di aumento delle perdite sui prestiti a causa della recessione che del beneficio in termini di redditività derivante dall’aumento dei tassi di interesse. A nostro avviso, il mercato sta sottovalutando in modo significativo l’aumento degli utili derivante dall’aumento dei tassi d’interesse e sovrastimando il rischio di un aumento delle perdite sui prestiti dovuto alla recessione. Riteniamo che la significativa riduzione della leva finanziaria in Europa negli ultimi 15 anni e gli standard di credito molto più rigidi rispetto ai cicli precedenti porteranno a un basso livello di perdite sui prestiti rispetto ai cicli precedenti. Tuttavia, potrebbe essere necessario un aumento sostenuto degli utili del settore per convincere gli operatori di mercato, ossia potrebbe essere necessario attraversare una recessione prima che il mercato ritenga che le banche siano più solide”.