Domanda, politica monetaria e crisi energetica

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In questo momento il ciclo è meno dinamico. C’è stato un evidente shock inflazionistico che ha eroso il potere d’acquisto combinato con un inasprimento della politica monetaria. Questo mix ha un generato un effetto recessivo sull’attività economica, che deve assestarsi in un quadro che è cambiato rispetto al passato.

Il 2023 avrà tre dimensioni: la fonte della domanda, la politica monetaria e la crisi energetica in Europa. Per quanto riguarda il primo aspetto, ritieniamo che i tre principali motori di crescita – Stati Uniti, Cina ed Eurozona – non sperimenteranno una forte accelerazione della domanda interna. Ciò è dovuto ad uno stesso rischio che abbiamo individuate in tutte e tre le aree geografiche, vale a dire un rischio di natura immobiliare. Le transazioni stanno rallentando bruscamente negli Stati Uniti, l’edilizia si sta contraendo in Cina e il mercato è meno liquido in Europa. Allo stesso tempo, i prezzi stanno iniziando a diminuire negli Stati Uniti occidentali e nelle principali città cinesi. Fenomeno questo che non è ancora avvenuto in Eurozona.

Tra i timori c’è di certo un cosiddetto effetto ricchezza negativo nel 2023, che penalizzerà i consumi. Il secondo aspetto è che la politica monetaria dovrà rimanere rigida per tutto il 2023 per evitare una ripresa dell’inflazione. Ciò implica un forte rischio di recessione per l’anno prossimo, prima di un ritorno ad una situazione più normale nel corso del 2024. L’ultima dimensione riguarda la specificità dell’area dell’euro in materia di crisi energetica. Ciò riflette l’aumento del costo delle forniture, la carenza di produzione nucleare in Francia e le importazioni di gas a prezzi elevati. Il primo punto rappresenta un vero e proprio salasso per l’economia europea (2,7 punti di PIL alla fine del secondo trimestre), con il relativo aspetto recessivo, il secondo riguarda la capacità della Francia di produrre più elettricità e il terzo è quello di ottenere contratti a lungo termine sulla fornitura di gas per ridurre la volatilità del suo prezzo. È questa l’equazione che dovrà essere risolta nel 2023 se si vuole aspirare ad una ripresa dell’economia.