Per i metalli preziosi in arrivo un 2023 contrastante
Prevediamo che nel 2023 sia l’oro sia l’argento guadagneranno valore, grazie alla combinazione di una modesta debolezza del dollaro statunitense, di un apparente picco dei tassi di interesse reali e di una crescente domanda dei consumatori.
Le prospettive per il platino e il palladio sono contrastanti a causa della svolta a favore dei veicoli elettrici a batteria.
Oro: un rialzo modesto
Nel 2022, il prezzo dell’oro ha deluso le aspettative, faticando a salire nonostante le crescenti pressioni inflazionistiche e gli alti livelli di tensione geopolitica. Le ragioni della deludente performance dell’oro sono tre.
Innanzitutto, l’aumento dei tassi d’interesse a breve termine, sia nelle economie avanzate sia in quelle emergenti, ha aumentato il costo-opportunità di detenere oro. In secondo luogo, l’aumento dei tassi di interesse ha spinto al rialzo le previsioni sui tassi reali a lungo termine, con i quali l’oro ha una correlazione inversa di lunga data. Infine, le previsioni di inflazione a medio termine si sono moderate nel corso dell’anno, riflettendo la convinzione degli investitori che i rialzi dei tassi e il rallentamento della crescita limiteranno l’inflazione.
La deludente performance dell’oro ha indotto gli investitori a ridurre costantemente le allocazioni nel corso dell’anno, pesando ulteriormente sul prezzo.
Per il 2023 prevediamo per il prezzo dell’oro una lenta salita. Riteniamo che le aspettative sui tassi reali statunitensi abbiano raggiunto il picco massimo e che il loro graduale calo si tradurrà in una pressione al rialzo sull’oro. Questo trend beneficerà anche di una modesta debolezza del dollaro statunitense.
La combinazione di entrambi i fattori consentirà all’oro di salire a circa 1.800 dollari per oncia entro la fine dell’anno. Questo dato è in linea con le nostre stime sul fair value dell’oro, che si aggira intorno ai 1.900 dollari l’oncia. Le posizioni degli investitori sono attualmente limitate, il che favorirà il rialzo dell’oro, poiché gli acquirenti marginali avranno un impatto positivo sui prezzi.
Argento: entra in gioco l’high beta
Prevediamo che il prezzo dell’argento crescerà nel corso del 2023, un notevole cambiamento rispetto alla nostra previsione precedente, che lo vedeva in modesto declino. Le ragioni che ci hanno portato a cambiare opinione sono molteplici.
Innanzitutto, quando l’oro tornerà a livelli di circa 1.800 dollari statunitensi per oncia, entrerà in gioco la tradizionale correlazione tra argento e oro, che trascinerà l’argento verso l’alto.
In secondo luogo, riteniamo che la maggior parte, se non tutte le cattive notizie sul fronte della produzione manifatturiera e industriale siano state prezzate, il che significa che è improbabile che si verifichi un forte ribasso al di sotto dei livelli attuali.
Infine, il posizionamento degli investitori è ai minimi pluriennali, sia nel mercato CFTC che in quello COMEX, il che suggerisce che gli investitori siano sotto-investiti in senso lato.
Ne consegue che anche un modesto interesse d’acquisto darà una spinta sostanziale ai prezzi. Riteniamo possibile un aumento fino a circa 22 o addirittura 24 dollari per oncia nel corso dell’anno.
Platino: prospettive costruttive
Mentre ci avviciniamo al 2023, prevediamo che il platino seguirà la strada tracciata dall’oro e dall’argento. Tuttavia, è improbabile che si verifichino grandi movimenti al rialzo, dato che la produzione automobilistica rimane debole e si prevede una contrazione economica più ampia.
Riteniamo plausibile un ritorno verso i livelli di circa 1.100 dollari per oncia, ma un rialzo importante oltre questi livelli è meno probabile.
Palladio: ribasso a lungo termine
Le prospettive a lungo termine per il palladio sono chiare: la diminuzione della domanda dovuta al passaggio ai veicoli elettrici a batteria, in un contesto di offerta crescente, suggerisce che i prezzi hanno spazio per tornare a livelli di circa 1.600 dollari per oncia. Tuttavia, nel breve termine vi sono evidenti rischi di approvvigionamento a causa delle sanzioni nei confronti della Russia, che produce il 60% dell’offerta globale.
Di conseguenza, gli investitori dovrebbero aspettarsi un ampio ribasso con potenziali rialzi volatili, dato che i mercati reagiscono agli sviluppi della guerra russo-ucraina.