20 anni di BRICS: cosa è cambiato? La crescita dei paesi emergenti e i trend del commercio internazionale

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A cura di Marta Bonati, Country Manager Italia di Ebury

 

Negli ultimi vent’anni, i paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) hanno visto crescere la propria economia con una velocità media-annua ben superiore rispetto al sistema economico occidentale, rappresentato principalmente da Europa e Stati Uniti. Oggi, tali paesi comprendono oltre il 41% della popolazione mondiale, il 24% del PIL mondiale e circa il 16% del commercio internazionale¹.

Complice di questa crescita, la forte spinta demografica interna, i vasti territori e la disponibilità sia di forza lavoro che di materie prime. Infatti, i paesi emergenti sono caratterizzati da una popolazione più giovane, in particolare India e Sudafrica, e quindi da grande vitalità e minori costi sociali rispetto al Vecchio Continente. Tra tutti, la Cina è lo stato che negli anni ha riscontrato la crescita maggiore: secondo i dati del Fmi, la Cina ha infatti un’economia almeno 15 volte superiore rispetto a quasi vent’anni fa (tre volte tanto quelle di Germania e Giappone). Tuttavia, le criticità interne, insieme all’attuale situazione geopolitica, in particolare la pandemia da Covid-19 e il conflitto in Ucraina, hanno messo in discussione il destino politico e la prosperità economica di questi Paesi. Tra le principali cause, l’aumento dei costi delle materie prime, l’oscillazione dei mercati finanziari, l’inflazione globale dei prezzi al consumo, la diminuzione di export-import, oltre ai ritardi e alle difficoltà nell’effettuare pagamenti internazionali.

In particolare, in India, dal 2016 in poi, dopo l’impennata dei primi 10 anni coronata dalla crescita del 10,3% del Pil del 2010², si è registrato un graduale rallentamento e successivamente una brusca recessione durante la pandemia. Nonostante il biennio 2021-2022 abbia rappresentato un lieve miglioramento nella situazione indiana, il forte debito pubblico, la lentezza delle riforme e il fragile sistema bancario continuano a frenarne la ripresa economica. Anche il Brasile, il Sudafrica e la Russia seguono a ruota la crisi mondiale: nel 2022 lo sviluppo del paese sudamericano è stato inferiore rispetto al 2021, con la crescita del PIL passata dal 4.6% allo 0.8% da un anno all’altro; mentre in Sudafrica si è passati dal 4.9% nel 2021 al 1.9% nel 2022. Anche la Russia è attualmente in recessione a causa delle numerose sanzioni per la guerra contro l’Ucraina, che si sono aggiunte ad una situazione di fragilità risalente a prima dell’invasione: l’aumento del Pil è stato solo dello 0,7% negli ultimi cinque anni³ e Scope Ratings prevede che l’economia russa, alla fine del 2023, sarà calata circa dell’8% rispetto al 2021.

La guerra in Ucraina e le sanzioni hanno certamente minato le prospettive di crescita della Russia, ma hanno al contempo incoraggiato il rapido sviluppo dei paesi BRICS, sempre più interconnessi con la Shanghai Cooperation Organization (SCO), i cui stati membri sono Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan, India e Pakistan. Dopo il vertice BRICS di quest’anno il gruppo delle principali economie emergenti è diventato sempre più attraente per paesi come Algeria, Iran e Argentina che ne hanno già richiesto l’adesione, mentre Egitto, Indonesia, Kazakistan, Kenya, Messico, Nigeria, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Senegal, Thailandia e Turchia si stanno avvicinando sempre di più al sistema BRICS dialogando strettamente con gli Stati membri per una futura adesione ancora in discussione.

Anche se inferiore rispetto alle previsioni nello scenario precedente la crisi, tutto sommato il commercio internazionale è stato particolarmente florido nell’ultimo biennio; durante il primo semestre del 2022 le esportazioni segnano una crescita del +6.8% in valore rispetto al terzo trimestre 2021 (+2.4% in quantità), mentre le importazioni registrano un +12.8% in valore (+7.1%). Anche nel 2021, il volume totale degli scambi di merci dei BRICS è aumentato (+33,4% su base annua), raggiungendo quasi 8.550 miliardi di dollari, principalmente grazie agli scambi con la Cina

Rispetto alla crescita potenziale stimata all’inizio del 2022, l’incremento del Pil globale sarà del 3% più basso entro il 2026, scrive il Fondo Monetario Internazionale. La frenata coinvolge anche il commercio mondiale, la cui crescita sta precipitando dal 10% del 2021 al 2,5% previsto nel 2023. Il Pil dell’India scenderà di -0,6% per il 2023, mentre quello della Russia di -2,3% rispetto al 2022. Per la Cina, però, nel 2023 è previsto un rimbalzo del 4,4% (anche se dello 0,2% più basso del previsto).

Per rafforzare l’unione e la collaborazione tra gli stati membri, da qualche tempo i paesi BRICS mostrano la volontà di coniare una moneta unica come valuta propria di riserva, basata sull’insieme delle cinque valute dei paesi appartenenti. L’obiettivo è creare un nuovo sistema monetario internazionale che sia per loro più favorevole per gli scambi commerciali e al contempo ridurre sempre di più il ruolo del dollaro (e anche dell’euro) nei pagamenti, e quindi il potere finanziario detenuto dal polo occidentale sul mercato globale. Tuttavia, data la complessa situazione geopolitica e geoeconomica mondiale, la questione è ancora in fase di valutazione. 

La crescita economica mondiale diventa sempre più vulnerabile alle nuove sfide e alle relazioni del commercio internazionale. Infatti, rispetto a vent’anni fa, oggi l’economia globale appare organizzata intorno a tre grandi blocchi (USA, Europa e BRICS) e questo pone interrogativi sulla globalizzazione, contrapposta ad una tendenza di crescente regionalizzazione e un potenziale decoupling tra Occidente e Oriente. Andrà posta attenzione anche nei confronti di India e Turchia, che dimostrano atteggiamenti ambivalenti e di equidistanza tra i due grandi blocchi. 

Tuttavia, nel breve-medio termine, il livello di interdipendenza economica tra gli stati mondiali risulta sicuramente irrinunciabile; pertanto, la prospettiva è quella di cercare di mantenere un equilibrio geopolitico e geoeconomico con Cina, Europa e Stati Uniti, in modo da poter avere un vantaggio commerciale internazionale che faciliti anche gli Stati BRICS nella realizzazione internazionale di un sistema globale vantaggioso per tutti. 

 

¹BRICS Joint Statistical Publication 2020

²State Bank of India

³Fondo Monetario Internazionale

Export Planning

⁵Fmi