I driver che guideranno i mercati globali

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Il 2022 sarà ricordato come un anno difficile per i mercati finanziari. La maggior parte delle asset class ha chiuso in perdita e i titoli growth hanno sofferto in modo particolare. Le società a crescita elevata hanno raggiunto valutazioni estreme a fine 2021, sostenute da un contesto di bassa crescita e dalla convinzione che i tassi d’interesse dei mercati sviluppati sarebbero rimasti bassi “per sempre”. Ma le problematiche causate dalla pandemia che hanno interessato i mercati del lavoro, le catene di approvvigionamento e i mercati delle materie prime, e a cui è seguita la guerra in Ucraina, hanno messo fine al contesto di bassa inflazione, spezzando il paradigma in cui gli investitori hanno vissuto per decenni.

Nonostante i conseguenti cali delle valutazioni, siamo stati complessivamente soddisfatti del livello di crescita e resilienza degli utili delle società presenti nel portafoglio. Il nuovo farmaco di Eli Lilly per la cura del diabete, Mounjaro, lanciato a metà anno, ha avuto un ottimo esordio. Inoltre, grazie ai notevoli risultati nella riduzione del peso ottenuti nella sperimentazione clinica, il farmaco è ben posizionato per essere approvato anche per il trattamento dell’obesità. Questa malattia colpisce oltre 650 milioni di persone in tutto il mondo e si prevede che diventerà un mercato enorme nei prossimi dieci anni. AIA ha ottenuto buoni risultati rispetto ai concorrenti in un contesto difficile per il settore assicurativo in Cina e in tutto il sud-est asiatico. Il titolo ha messo a segno un rimbalzo nel quarto trimestre, ai primi segnali di allentamento della politica anti-Covid della Cina.

Guardando al futuro, sul fronte positivo segnaliamo che la media delle valutazioni delle società in portafoglio è già diminuita significativamente (in alcuni casi, il rapporto prezzo/utili è sceso di oltre il 50%). Il mercato è piuttosto pessimista riguardo al 2023 e la maggior parte degli operatori si aspetta una recessione.

Sul fronte opposto, invece, le previsioni dal lato dell’offerta sulla crescita degli utili (+7% per l’indice di riferimento escluse le materie prime) sono ancora ottimistiche e sono incoerenti con uno scenario recessivo. Vi è inoltre una sorta di diffusa aspettativa di un placido ritorno dell’inflazione al livello del 2-3% entro la fine del 2023, che potrebbe non concretizzarsi.

È nostra opinione che, in condizioni economiche più sfavorevoli, il mercato inizierà a concentrarsi di meno sui tassi d’interesse e di più sulla qualità, sulla resilienza degli utili e sulla visibilità della crescita. Siamo fermamente convinti che il profilo degli utili del portafoglio sia significativamente più resiliente e strutturale rispetto alla media del mercato.

Come investitori a lungo termine, guardiamo con entusiasmo alle prospettive a lungo termine delle società presenti in portafoglio. Siamo pronti a cogliere le opportunità che la futura volatilità del mercato potrebbe offrire per rafforzare le posizioni esistenti o avviare nuove posizioni in un piccolo gruppo selezionato di titoli growth e di alta qualità che monitoriamo da parecchi anni.