Il mercato del lavoro Usa segnala un possibile rallentamento economico

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“Dopo aver toccato un picco di circa 11,5 milioni di posti di lavoro vacanti/offerti, il dato delle offerte di lavoro negli Usa, rilevato a maggio 2023, è sceso a circa 9 milioni. Questo fattore, a nostro avviso, è la conferma che ci sono i primi modesti segnali di un rallentamento economico”. È l’analisi di Alberto Conca, responsabile degli investimenti di Zest.

Gli indicatori anticipatori del ciclo economico segnalano un rallentamento dell’economia e forse anche una recessione nei prossimi trimestri. L’aspetto positivo è che per la maggior parte delle economie mondiali gli indicatori anticipatori hanno smesso di peggiorare e danno qualche prima indicazione di stabilizzazione. Al contrario, gli indicatori coincidenti (PMI) indicano che l’espansione economica è ancora forte. La recessione è probabilmente in arrivo, ma dovrebbe essere modesta, grazie alla forza del mercato del lavoro.

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Le condizioni del mercato del lavoro si collocano attualmente in uno scenario sfavorevole per le imprese. Nel grafico sottostante, la linea rossa indica i livelli di produttività, mentre quella blu la crescita dei salari. La prima variabile è a livelli minimi, mentre la seconda è a livelli massimi. L’aumento del costo del lavoro non è compensato da un aumento della produttività. Questo influirà negativamente sulla redditività delle imprese nei prossimi trimestri, esercitando una pressione sui margini a causa del rallentamento della crescita economica. I più colpiti in questo senso saranno i settori ad alta intensità di lavoro.

Nonostante la riduzione delle offerte di lavoro, il mercato del lavoro è comunque ancora così “stretto” che la diminuzione non ha un impatto negativo sulla crescita dei salari, che rimane elevata. Inoltre, il tasso di disoccupazione rimane stabile perché non ci sono abbastanza persone disponibili a lavorare rispetto alle posizioni aperte. Ciò giustifica l’attuale crescita salariale superiore alle medie storiche, che probabilmente si manterrà su questi livelli anche nei prossimi mesi.

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“In assenza di una recessione economica, il lavoro delle banche centrali potrebbe essere più difficile del previsto”, conclude Conca.