I portafogli bilanciati tornano sugli scudi

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La grandezza di un investitore sta nella sua capacità di adattarsi a una nuova epoca, scriveva Bill Gross.

Entriamo in una nuova epoca finanziaria, è terminato il lungo periodo di tassi eccezionalmente bassi, sostegni monetari straordinari e assenza di inflazione, anni di festa ininterrotta delle azioni e in particolare delle azioni growth, spinte a livelli record.

Poi l’inflazione è riapparsa in condizioni straordinarie, prima “l’effetto molla” della domanda nel 2021, poi lo shock energetico nel 2022. Le banche centrali hanno reagito con lentezza, salvo recuperare il ritardo con aggressivi aumenti dei tassi e, in questa estate che si annuncia torrida, la manovra non è ancora conclusa.

L’atteso dato sull’occupazione di venerdì 7 luglio non ha spostato di molto le analisi di scenario, i 209.000 nuovi posti di lavoro creati in giugno sono stati al di sotto delle attese, i dati dei mesi precedenti sono stati rivisti al ribasso ma, complessivamente, il mercato del lavoro tiene. La disoccupazione è scesa a 3,6% dal precedente 3,7%, la partecipazione della forza lavoro resta a 62,6%. Non abbastanza per distogliere la Federal Reserve dall’intenzione già annunciata di tornare ad alzare i tassi nella riunione di fine luglio.

Un consiglio antico e ormai anche un po’ logoro è quello di evitare il timing nei mercati però, negli ultimi tempi, è diventato difficile individuare il timing anche nel ciclo economico. Non sappiamo cosa accadrà nel prossimo futuro, troppo ampio il ventaglio dei possibili esiti, possiamo però dire con ragionevole sicurezza che il futuro richiederà agli investitori, come sempre ha fatto, flessibilità, pragmatismo, capacità di adattamento.

Il cambiamento dello scenario cambia le cose anche nelle scelte di investimento, il “safe haven” degli investimenti non consiste in una singola classe di attivo ma nella diversificazione non ingenua di Harry Markowitz.

Il ritorno dei rendimenti nel reddito fisso fa tornare sugli scudi i portafogli bilanciati e consente di riequilibrare l’esposizione azionaria con obbligazioni governative e societarie di buona qualità: anche se la Federal Reserve non ha ancora terminato la fase di aumenti, la fine del ciclo restrittivo è prossima.

Questa settimana segna l’inizio della nuova stagione degli utili societari e, soprattutto, mercoledì verrà pubblicato il nuovo dato dell’inflazione negli Stati Uniti, le previsioni di consenso stimano una marcata discesa dell’inflazione “headline” (da 4,0% a 3,1%) e un calo dell’inflazione “core” (da 5,3% a 5,0%).

È questione di tempo, le banche centrali riusciranno a curvare l’inflazione, non rivedremo le performance dei decenni sontuosi degli ultimi decenni ma le obbligazioni tornano a rappresentare valore, torna la loro efficacia nel compensare il rischio dell’eccesso di ottimismo nelle aspettative degli utili azionari.

La protezione del capitale passa anche per le strategie alternative, market neutral e strategie obbligazionarie meno dipendenti dal più generale movimento dei mercati bond, ad esempio la parte corta della curva, le obbligazioni MBS, le obbligazioni ILS, il debito subordinato.

Nella componente azionaria, oltre ai temi ricordati nelle scorse settimane, Europa, economie emergenti, settori del lusso e della tecnologia, si può guardare con interesse alle valutazioni delle small-mid cap, alle aziende che trarranno vantaggio dagli investimenti nella sicurezza delle catene dell’approvvigionamento o nella transizione energetica: tornano interessanti le società dei settori industriale, energetico, dei materiali.

In questa fase in cui la manovra delle banche centrali non è ancora completata e il rischio di errori di policy non ancora escluso, la parola chiave è pragmatismo e capacità di adattamento.