Il rally è solo un abbaglio. I titoli tech in difesa e in attacco

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La corsa dei mercati non incanta gli investitori e lo spettro della recessione spegne l’entusiasmo. Tuttavia, se da un lato aumentano i timori e scende la fiducia, dall’altro la sicurezza sulle proprie scelte di investimento rimane salda.

Questo quanto emerge dall’ultimo Retail Investor Beat, sondaggio condotto su base trimestrale della piattaforma di trading e investimento eToro su un campione di 10.000 investitori retail distribuiti in 13 Paesi nel mondo, di cui 1.000 in Italia.

I dati mostrano che la stragrande maggioranza degli investitori non vede lo slancio dei mercati che ha caratterizzato questi ultimi mesi come un segnale di un nuovo mercato rialzista. Per gli investitori italiani, infatti, ci sarà da aspettare almeno fino a fine anno (25%) o attendere la prima metà del 2024 (22%) per assistere a un vero mercato in salita.

Non ammaliano, quindi, i recenti acquisti, guidati in gran parte dall’entusiasmo per l’intelligenza artificiale e dalla ripresa del settore tecnologico in senso lato. A pesare sull’umore degli investitori italiani sono le paure per lo stato di salute dell’economia, in particolare quella domestica. Il timore di una recessione nel mercato interno scalza, infatti, l’inflazione e balza in cima alle minacce percepite come più severe per il proprio portafogli (23%), seguito da una flessione nell’economia globale (15%).

Di riflesso, si vede il peggioramento, trimestre su trimestre, degli indicatori di fiducia rilevati nel Retail Investor Beat. Il numero di investitori italiani che si dichiarano fiduciosi sull’economia del Bel Paese è sceso dal 46% al 37%, con la quota tra i più giovani (18-34 anni) che è calata di 18 punti percentuali, attestandosi al 32%. In discesa, ma più resilienti, gli ottimisti sull’economia globale, passati dal 45% al 39%.

Gabriel Debach, market analyst di eToro, commenta: “Gli investitori sono tornati presto sui mercati azionari dopo il minimo dell’ottobre 2022, ma assumono una visione più concreta, non lasciandosi trasportare dalla narrativa di un mercato in espansione, nonostante l’S&P 500 sia salito di oltre il 20% dal minimo di ottobre e il FTSE MIB di quasi il 37%. La realtà economica sembra essere sempre più incisiva, con i timori di recessione che aumentano e la sicurezza del lavoro che diminuisce”.

Nonostante il calo del sentiment, molti investitori retail non si sono lasciati travolgere dai clamori. Infatti, sebbene nel secondo trimestre un italiano su quattro abbia deciso di diminuire la quota destinata agli investimenti, un solido 42% non ha modificato il proprio contributo, a testimonianza del fatto che, se da un lato c’è maggiore incertezza sull’outlook macroeconomico, dall’altro rimane solida la fiducia sulle scelte di investimento.

Guardando al futuro, nella seconda parte del 2023, solo il 13% degli intervistati ha dichiarato di voler disinvestire, a fronte di un 57% che intende mantenere invariate le somme investite e di un 20% più aggressivo, che prevede di incrementare gli acquisti.

Per quanto riguarda l’allocation, infine, nei prossimi mesi gli investitori retail italiani volgeranno lo sguardo soprattutto sui servizi finanziari (19%), sull’energia (19%) e sulla tecnologia (17%), mentre rimangono attardati i beni di consumo discrezionali e le utility (2%).

“I titoli tecnologici sono stati il punto di riferimento di quest’anno e alcuni di essi hanno un duplice ruolo, permettendo di posizionarsi sia in difesa sia in attacco. Non sorprende, quindi, una visione rialzista da parte degli investitori retail sul comparto. Il timore di una possibile recessione emerge quale principale incertezza, ma non si traduce nella pratica, come evidenziato dalle scelte di allocazione nel settore energetico e finanziario”, conclude Debach.