Il ruolo dei metalli nella transizione energetica

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Ormai da anni si sta cercando, giustamente, di contrastare i cambiamenti climatici spostandoci verso fonti di energia sostenibile a discapito dei combustibili fossili. Tuttavia, non dobbiamo mai dimenticarci che oggi non siamo in grado di produrre energia direttamente dal sole o dal vento, ma necessitiamo di una tecnologia che faccia da convertitore in elettricità. Questa tecnologia trova le sue fondamenta nei metalli. Per fare alcuni esempi, la costruzione di una turbina eolica richiede dai 950kg alle 5 tonnellate di rame e le quantità di questo elemento impiegate per realizzare un motore elettrico sono quattro volte superiori a quelle necessarie per un motore a combustione interna (ICE). Per quanto riguarda i pannelli solari, invece, ognuno di loro necessita di 5 grammi di argento per il trasferimento degli elettroni. Fino a una decina di anni fa, quando il solare era una tecnologia ancora poco diffusa, questo aveva ripercussioni praticamente insignificanti sulla domanda di argento, ma considerando il recente sviluppo, i pannelli sono arrivati a rappresentare il 18% della domanda; se poi si aggiungono anche le batterie dei veicoli elettrici (EV), si raggiunge il 25%. Non c’è da sorprendersi, quindi, se la richiesta di argento in tempi recenti sia esplosa.

Altri due minerali da osservare attentamente sono il platino e il palladio, in quanto essenziali per la produzione di marmitte catalitiche, il primo per i veicoli diesel, il secondo per quelli a benzina. Non a caso, il palladio ha visto il suo prezzo aumentare del 500% tra il 2015 e il 2020, mentre il platino ha risentito della vicenda Dieselgate, e con gli standard europei sulla mobilità che si stanno facendo sempre più stringenti, il loro valore sembra destinato ad aumentare. A questo punto, qualcuno potrebbe obiettare osservando che i policymaker stanno spingendo sempre di più per un passaggio ai veicoli elettrici e che questo potrebbe ridurre la domanda per questi due metalli, ma in realtà non è così perché continueranno a essere largamente impiegati per la realizzazione dei convertitori catalitici proprio degli EV. Inoltre, nel lungo periodo, la realizzazione di celle a combustibile e altre tecnologie per la produzione di idrogeno verde richiederanno un grande ammontare di platinoidi. Per dare un’idea dell’espansione potenziale, si consideri che oggi il mercato del platino conta 250 tonnellate annue; l’idrogeno verde da solo potrebbe arrivare a raggiungere un fabbisogno di 100 tonnellate nel 2030, corrispondente al 40% della domanda (dati Anglo American Platinum).

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L’oro, un caso particolare

Da inizio anno, l’oro ha registrato performance molto positive, che ci aspettiamo proseguiranno anche in futuro. Le ragioni alla base di questa conclusione sono da ricercarsi innanzitutto nella politica monetaria delle principali banche centrali dell’Occidente, ormai prossime alla fine del ciclo dei rialzi dei tassi d’interesse. Infatti, si è sempre osservata una correlazione molto alta tra tassi aggiustati all’inflazione e prezzo dell’oro, in quanto questo non genera rendimenti e il suo valore di mercato è determinato dai rendimenti di altre classi di attività. Ciò significa che, se i tassi d’interesse si riducono, il valore dell’oro sarà più elevato.

Inoltre, anche le stesse banche centrali ne stanno acquistando grandi quantitativi, che nel 2022 hanno toccato quota 1136 tonnellate, un record che risale al 1967, prima ancora dell’abbandono del sistema Bretton Woods. A luglio 2022 risalgono anche gli ultimi rapporti in cui il 25% degli istituti di credito centrali si impegnavano ad aumentare le loro riserve auree (24% nell’aggiornamento del 2023) e nessuna, invece, prevedeva di ridurle.

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Un altro vantaggio dell’oro è che viene considerato il bene rifugio per eccellenza, in quanto, non essendo un debito contratto da qualcuno, non presenta un rischio legato alla controparte, il che lo rende particolarmente appetibile in quei periodi in cui i tassi d’interesse reali dovrebbero rimanere bassi per molto tempo.

Tutto ciò ci porta a ritenere che l’oro sia sulla strada giusta per raggiungere il suo massimo valore storico, superando i 2100 dollari l’oncia.

Come investire nei metalli

Anche il mercato delle commodity, come tutti gli altri, è soggetto alle leggi della domanda e dell’offerta e se a un aumento della domanda non corrisponde un adattamento dell’offerta, il prezzo non può fare altro che salire.

Tuttavia, come visto in precedenza, i metalli sono parte integrante della transizione verso un sistema energetico a basse emissioni; pertanto, un aumento dei prezzi non andrebbe a contrarre la loro domanda. Per questo, riteniamo che le soluzioni di investimento migliori siano in quelle attività che puntano ad aumentare l’offerta massima dei metalli, volta a soddisfare la crescita della domanda. Si consideri il rame come mercato di riferimento; un report recente dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) ha stimato in 220 le attività estrattive di rame in tutto il mondo e che per soddisfare la domanda per la transizione energetica, il numero dovrebbe crescere di 80 unità. Considerando poi che dall’approvazione alla completa operatività di una miniera passano circa 16 anni e che non ci sono progetti sull’apertura di nuove attività attualmente in essere, il prezzo potrebbe arrivare ad aumentare del 60% (fonte: Fondo Monetario Internazionale) e questa è ancora una stima “conservativa”. L’Fmi ha condotto studi simili anche su altri metalli, come litio, cobalto e nichel e ha stimato una percentuale di crescita del prezzo per il 2040 (anche se la maggior parte di questa dovrebbe arrivare entro il 2030) con valori a tre cifre.

In conclusione, con la transizione energetica che sta facendo passi da gigante, la domanda di metalli sta subentrando a quella per il petrolio, ma al momento l’offerta non è in grado di tenere il passo. Quindi, le sfide interne al settore sono enormi.

In termini di investimenti in singole commodity, quelle a cui come società siamo particolarmente esposti sono: l’argento, per il suo legame con il solare di cui accennato sopra; il rame, in quanto metallo essenziale in tutti gli aspetti della transizione energetica; il platino, fondamentale nello sviluppo dell’idrogeno verde; e il nichel, ampiamente impiegato nella produzione di batterie.

Per quanto riguarda le vie percorribili per investire in questi trend, ce ne sono sostanzialmente due:

Investire nelle imprese estrattive, che però è una soluzione che non ci sentiamo di promuovere in questo momento per via dei grandi investimenti che dovranno fare e che potrebbero prosciugarne la profittabilità, nonostante, nel lungo periodo, potrebbero rivelarsi le vere vincitrici della transizione. In realtà, anche investire in società attive direttamente nella transizione energetica potrebbe essere una buona soluzione, ma suggeriamo di osservare prima il loro modello di business molto attentamente, in quanto molte di queste non sembrano ancora abbastanza solide e si rischia di incappare in una crisi come quella che ha colpito il solare dopo l’ingresso della Cina sul mercato.
Esporsi direttamente all’andamento dei metalli tramite fondi appositi, beneficiando della diversificazione e della scarsa correlazione con altre asset class che questi possono offrire. Questa soluzione si adatta particolarmente a scenari di forte incertezza economica e geopolitica come quelli che stiamo vivendo. Tuttavia, è bene ricordarsi sempre che il prezzo dei metalli è molto volatile e se si vuole operare un’allocazione di tipo conservativo, sarebbe opportuno non investirvi più del 2%-3% del totale. Per un’allocazione più orientata al rischio si può arrivare al 5%, mentre per una più dinamica anche al 7%. Un ultimo consiglio è quello di guardare sempre ai tassi di cambio, dato che questi fondi sono solitamente scambiati in dollari e non sempre sono protetti dalle variazioni nei rapporti di forza tra valute.

In questa seconda categoria rientra anche il nostro Ofi Invest Energy Strategic Metals, un SICAV subfund pensato per clienti sia professionali sia individuali, che offre un’esposizione alle performance dei metalli legati soprattutto alla transizione energetica, senza però investire in azioni, in modo da essere decorrelato con i mercati finanziari.