“Riparte l’Italia”. PNRR, basta progetti irrealizzabili. Usiamo i fondi per la messa in sicurezza del territorio

-
- Advertising -

Sul sito di www.ripartelitalia.it Edoardo Bianchi, imprenditore edile molto vicino alle idee innovative dell’osservatorio economico e sociale “Riparte l’Italia” pubblica un interessante intervento sul Pnrr che riportiamo integralmente qui sotto.

Riparte l’Italia è un’organizzazione culturale nata nell’aprile del 2020 con lo scopo di raccogliere in forma digitale le migliori istanze della società civile e così selezionare idee e soluzioni al fine di favorire una concreta ed efficiente ripresa del Paese a seguito dell’emergenza sanitaria e della crisi energetica. L’obiettivo è realizzare nel concreto un Big Data sulla Ripartenza.

- Advertising -

A tal fine l’Osservatorio – fondato dal giornalista Giuseppe Caporale e presieduto dal giurista Luigi Balestra – ha dato vita a un Think Tank Quotidiano, una piattaforma web di contenuti dalla denominazione quanto mai evocativa delle finalità perseguite (Riparte l’Italia), all’interno della quale raccogliere e condividere con la pubblica opinione contributi di idee e ricerche per superare la crisi in atto.

PNRR, basta progetti irrealizzabili. Usiamo i fondi per la messa in sicurezza del territorio

di Edoardo Bianchi — 

- Advertising -

Il tema dell’atterraggio delle risorse è svincolato dal colore politico di chi governa, lo testimoniano gli ultimi 70 anni di storia nostrana. Ricondurre il tutto ad un mero fatto di policromia politica significa banalizzare il tema e non affrontare, di conseguenza, il relativo vulnus. Ci sono nodi gordiani, più di uno, che devono essere definitivamente affrontati e risolti senza discorsi di etichetta finalizzati al mantenimento del proprio giardinetto elettorale quando, questa volta, il Paese rischia di perdere una occasione irrepetibile.

Sacrosanta è stata la misura del Governo di chiedere una riscrittura di parti del Piano; non è stata una bizza, ma i numeri testimoniavano la necessità di questa scelta. È un ritardo che viene da lontano, già il Governo Draghi aggiustò il tiro perché al 31.12.22 avremmo dovuto spendere € 42 mld del Recovery Plan ma nel DEF di aprile 2022 venne aggiornato il dato di spesa ad € 33 mld ed infine nella NADEF di ottobre 2022 venne portato ad € 21 mld. La verità, speriamo di sbagliarci, è che forse non basterà neppure questo aggiustamento perché nei prossimi 3 anni rilevanti saranno le difficoltà a spendere le risorse programmate.

La direzione giusta

È opportuno analizzare alcuni accadimenti degli ultimi giorni per chiederci se stiamo andando nella direzione giusta rispetto ai principi fondanti del PNRR ed ai relativi obiettivi. Anche il PNC patisce gli stessi problemi di atterraggio del PNRR. Nel 2022 è stato speso il 40% in meno rispetto alle previsioni: sono stati utilizzati solo € 3,6 mld rispetto ai 6 mld programmati.

Ricordiamo che nel PNC erano contemplate opere escluse dal Recovery principalmente perché incompatibili con la data finale del 2026 ma la cui realizzazione non era condizionata dalle regole europee che disciplinano il PNRR. Anche con regole d’ingaggio semplificate i cantieri non partono.

Il sistema idrico nazionale a fronte di 385 litri per abitante immessi giornalmente in rete registra una perdita di circa il 41% dell’acqua trasportata; a fronte di 9,5 mld di metri cubi prelevati arrivano ai rubinetti solo 5,2 miliardi di metri cubi. La manutenzione è assente. Peraltro nel 2023, 3 italiani su 10 non sono ancora allacciati ad un depuratore; per questo ultimo profilo paghiamo alla Comunità Europea circa € 145.000 al giorno per le procedure di infrazione al riguardo attivate.

Nonostante la più che ottima performance del comparto ferroviario, diverse opere sono a rischio e potrebbero essere stralciate dal PNRR ed essere oggetto di rimodulazione. Alcuni interventi ferroviari previsti nel centro/sud Italia subiscono una profonda rivisitazione. La Roma/Pescara subisce un taglio di circa € 570 milioni, il raddoppio della Orte/Falconara un definanziamento di oltre € 300 milioni. In Toscana l’interporto di Guasticce e la Pisa/Vada un taglio di circa € 300 milioni. Nel Lazio subiscono un ridimensionamento le Linee Roma/Viterbo, la Capannelle/Ciampino, la Guidonia/Bagni di Tivoli/Lunghezza, la Vigna Clara/Tor di Quinto; tutte linee queste ultime che avrebbero contribuito a decongestionare il traffico in entrata/uscita da Roma e dal suo hinterland. Stesso discorso per alcuni lotti della Palermo/Messina/Catania, così come la digitalizzazione degli scali da parte di ENAV e l’attuazione del programma ERMTS per la sicurezza ferroviaria.

Diverse sono state le denunce sia di ANAC che della Corte dei Conti circa il mancato rispetto, in termini di inclusione lavorativa, sia dei giovani che delle donne. Quasi tutte le previsioni sono andate tradite e costituivano una pietra fondante del PNRR.

La rivisitazione del PNRR passa anche attraverso una rimodulazione dell’utilizzo delle risorse dei Fondi Coesione e Sviluppo e del RePowerEu.

Le opere PNRR che non potranno rispettare il termine del 2026 verranno travasate nei FCS 2021/2027 che potranno essere rendicontati sino al 2029.

Le varie aree del Paese

Una rilevante quantità di risorse sembrerebbe venga trasferita per progetti situati al Nord; bene, ottimo, chi ha progetti realizzabili venga premiato piuttosto che restituire danari ma è opportuno rammentare che i FCS nascono per il riequilibrio economico e sociale tra le varie aree del Paese. Mentre non riusciamo a spendere nel Mezzogiorno le risorse previste dal PNRR e dai FCS si ipotizza che creando una ZES unica si possa finalmente avviare/raggiungere il riequilibrio territoriale esistente. ZES, giova sottolinearlo, che in questi 6 anni non hanno fornito grande prova di efficienza e che, nella nuova versione, necessitano di una visione unitaria di tutte le Regioni del Mezzogiorno.

Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP)

Il perseguimento del riequilibrio territoriale, forse, porta con sé anche la necessità di affrontare il tema dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP). Siamo certi che per l’acciaieria di Taranto (più grande progetto di decarbonizzazione mai avvenuto in Italia) uscire, se venisse confermato, dai finanziamenti PNRR sarebbe accettabile in termini produttivi e sociali ?

Caratteristica comune a tutti i programma di investimento resta cmq la cesura che vi è tra stanziamenti assegnati e pagamenti effettuati, tra impegni di spesa e spesa rendicontata: mancano i saldi. Molti dei danari impiegati sino ad ora, inoltre, sono stati trainati da impieghi affidati alle imprese o a processi che non richiedono un coinvolgimento della mano pubblica o cmq a programmi attivati già ante pandemia e di cui è stata ammessa la rendicontabilità.

Giova ribadirlo, non servono scorciatoie ma occorre affrontare il merito del problema: le regole di ingaggio del funzionamento della macchina pubblica.

L’esempio di Cinecittà

Illuminante al riguardo è quanto sembrerebbe emergere sul nuovo sviluppo di Cinecittà dove i nuovi studios passano da 17 a 9.  Gli otto mancanti avrebbero dovuto essere costruiti su i terreni di Torre Spaccata di proprietà di CDP. Sebbene sia stato raggiunto un accordo sul prezzo di compravendita si è ancora in attesa delle ultime autorizzazioni affinché la operazione possa decollare. Gli studios mancanti verranno realizzati, in parte, con danari non più del PNRR ma del bilancio ordinario.

Con le regole ed il clima attuale la Pubblica Amministrazione, oggi sottorganico sia in termini qualitativi che quantitativi, anche quando potrà colmare queste lacune non riuscirà lo stesso ad interpretare il ruolo centrale che (la mano pubblica) deve obbligatoriamente ricoprire in termini di indirizzo, attuazione e tutela dell’interesse comune.

Rigidità di bilancio

Purtroppo, è all’orizzonte una nuova stagione di rigidità di bilancio che senza le necessarie riforme, inattuate in questo recente periodo di maggiore flessibilità determinata dal temporary framework, sarà ancora più complesso da affrontare. Di sicuro non servono continuamente nuove leggi speciali che vanno in deroga a tutto l’ordinario, occorrono norme ordinarie che vanno applicate in un contesto scevro da continue caccia alle streghe dove la correttezza formale degli atti deve essere declinata concretamente con il fare.

Manutenzione e messa in sicurezza del patrimonio esistente

Abbiamo perso una grande occasione al momento della redazione della prima stesura del PNRR quando si è preferito rincorrere principi dai nomi altisonanti e salottieri invece che concentrarsi sulla manutenzione e messa in sicurezza del patrimonio esistente. Quei principi sono stati traditi e non raggiunti mentre la manutenzione e decoro delle città latita. Ricordiamoci che già in occasione del G20 tenutosi a Roma ha prodotto, tra l’altro, un documento finale “G20 Rome leaders’ declaration” che in 61 punti riassumeva la portata politica dell’incontro. Ebbene al comma 44 viene affermato che: “… we endorse the G20 Policy Agenda on Infrastructure Maintenance …”;

Non solo, anche al G20 di Genova si è ribadito che la manutenzione delle opere porta alla comunità più benefici che costi e che per ogni dollaro speso per rendere le infrastrutture più resilienti, vi è un ritorno maggiore di 1 dollaro con benefici crescenti se lo scenario include i benefici del cambio climatico.

Occorre dare maggiore appeal alla modernizzazione ed alla manutenzione delle opere. Non è mai stato vero che la manutenzione, nella accezione sopra rammentata, non rispondesse al principio del DNSH: è vero l’esatto contrario. Non si capirebbe perché investimenti finalizzati ad ampliare il ciclo di vita utile di una/qualsiasi infrastruttura (lifeline infrastructures), peraltro senza consumo di suolo, non fossero considerati in termini di investimenti resilienti. Ha fatto comodo ed era più semplice rincorrere principi molto glamour, ma irrealizzabili nell’arco temporale dato, senza considerare che i danari messi a disposizione, almeno in parte, li avremmo dovuti restituire.

Non vi è bisogno di una radicalizzazione antagonista perché siamo ancora in grado di aggiustare il tiro con molta pragmaticità e concretezza, facciamolo subito coinvolgendo gli Enti Locali, più prossimi alla gestione del territorio privilegiando accanto ai necessari grandi interventi di ampio respiro la messa in sicurezza e manutenzione del territorio.