Secondo un recente rapporto dell’Onu i dati significativi dell’economia del mare in Africa e della sua crescita al netto di interventi straordinari, sono di per sé impressionanti. Il continente ha 38 Stati costieri; il 90 per cento dell’import-export avviene via mare; il valore aggiunto del turismo costiero è stimato in 100 miliardi di dollari entro il 2030; il settore marittimo dà lavoro a quasi 50 milioni di persone; infine, il valore complessivo dell’economia del mare nel 2030 sarà di 405 miliardi di dollari.
Le zone marittime sotto la giurisdizione del continente africano ammontano a circa 13 milioni di chilometri quadrati, compresi i mari territoriali e circa 6,5 milioni di chilometri quadrati di piattaforma continentale. Paradossalmente Mauritius, con i suoi 1.850 chilometri quadrati, è uno dei Paesi più piccoli dell’Africa e del mondo, ma con le sue acque territoriali diventa un Paese di 1,9 milioni di chilometri quadrati, grande mille volte di più. Oltre il 90% delle importazioni e delle esportazioni africane avviene via mare e alcune delle porte più strategiche per il commercio internazionale si trovano in Africa.
Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, l’energia rinnovabile degli oceani ha, nell’ipotesi di uno sfruttamento intensivo, potenza sufficiente a fornire fino al 400 per cento dell’attuale domanda energetica globale. Come sottolineava dieci anni addietro un handbook sull’economia del mare africana a cura della London School of Economics e del Grantham Research Institute, per dare un ruolo più centrale all’economia marittima è indispensabile «una migliore comprensione delle enormi opportunità che emergono investendo e reinvestendo negli spazi acquatici e marini dell’Africa per spostare l’ago della bilancia dalla raccolta illegale, dal degrado e dall’esaurimento a un paradigma di sviluppo blu sostenibile, al servizio dell’Africa di oggi e di domani. Se sfruttata appieno e ben gestita, l’economia blu africana può costituire la più importante fonte di ricchezza e catapultare le fortune del continente».
Ma come sempre accade quando si parla dell’economia del mare, i dati sono sottostimati come lo sono a livello globale. Secondo il rapporto pubblicato nel maggio scorso dalla Banca Mondiale, l’economia marittima a livello planetario avrebbe un valore di oltre 1,500 miliardi di dollari l’anno e garantisce oltre 30 milioni di posti di lavoro. Quest’ultimo un dato sottostimato visto che i soli lavoratori marittimi, senza includere quelli alberghieri a bordo delle navi da crociera, superano i 2,5 milioni nel mondo e che alcuni settori direttamente o indirettamente legati al mare non sono compresi nelle stime (il turismo costiero, l’indotto logistico, le attività delle marine militari e della Difesa in generale, le prospezioni industriali sui fondali marini).
Secondo le più recenti previsioni dell’OCSE l’economia del mare potrebbe raggiungere e superare i 3 mila miliardi di dollari di valore entro il 2030.