Il valore del Giappone inizia a sbloccarsi

Joshua Crabb, Head of Asia-Pacific Equities di Robeco -

Ci siamo posizionati in anticipo sulla svolta del Giappone per quanto riguarda la politica di tassi d’interesse a zero. Si tratta di una storia ben nota, ma non crediamo che gli investitori globali siano ancora del tutto convinti, anche a causa di diverse false partenze nei tre decenni precedenti che sono tuttora fresche nella memoria. Gli investitori stranieri sono stati acquirenti netti di azioni giapponesi per nove settimane consecutive fino al 26 maggio 2023, la serie di acquisti più lunga dal 2019. L’attività di trading sul mercato azionario da parte degli investitori stranieri si è ripresa di recente, ma non si è ancora avvicinata ai livelli visti un decennio fa durante la prima fase dell’Abenomics. L’attuale rally del mercato è stato ben sostenuto dalla crescita degli utili e dai cambiamenti nella corporate governance attuati dalle società giapponesi. Questo è solo l’inizio dell’uscita del Giappone dalla deflazione e la maggior parte del valore nascosto del Giappone deve ancora essere sbloccato.

Non riteniamo sia il momento di esitare. Il comportamento delle imprese in Giappone è già cambiato, con un valore significativo sbloccato in diverse multinazionali di alto profilo, ma vi è un universo di investimento giapponese più ampio che rimane inesplorato. I progressi del Giappone per quanto riguarda la riforma della corporate governance sono stati lenti ma costanti da quando è diventata un pilastro della politica economica nel 2013. Nel 2022 la Borsa di Tokyo ha imposto requisiti più severi per la quotazione, basati sulla liquidità e sugli standard di rendicontazione finanziaria.

Perché le azioni giapponesi oggi?

Come avevamo anticipato nel 2022, si stanno creando le condizioni necessarie per una rivitalizzazione dell’economia giapponese. Anche se finora la Banca del Giappone ha compiuto solo passi misurati, riteniamo che continuerà a normalizzare la politica monetaria, dato che i dati economici sono ora a sostegno della tesi della riflazione in atto. Prevediamo che il governatore della Banca del Giappone Kazuo Ueda continuerà a smantellare lentamente il controllo della curva dei rendimenti, consentendo bande di oscillazione più ampie per i rendimenti dei JGB e riducendo gli acquisti di JGB e di altri asset.

L’inflazione in Giappone è reale. L’inflazione in Giappone è chiaramente molto più alta di quanto non sia mai stata dal 1991, con un’inflazione CPI che ha raggiunto il 4% alla fine del 2022, ed è aumentata molto più rapidamente di quanto previsto, anche di quanto previsto dalla stessa BoJ. Recentemente l’IPC giapponese ha raggiunto il 3,4% su base annua nell’aprile 2023, il 20° mese consecutivo di aumento dei prezzi. È probabile che la crescita dei salari di base in Giappone acceleri a partire da aprile, con un salto nelle trattative salariali di primavera. Per la prima volta da decenni, la crescita dei salari sta sostenendo lo slancio dell’inflazione in Giappone.

A differenza dei precedenti aumenti dell’IPC, che erano legati all’aumento delle imposte sulle vendite e sono crollati rapidamente, l’attuale aumento sarà probabilmente più persistente e segnerà una rottura rispetto al trend post-1989. Uno dei motivi è che le aziende hanno cercato a lungo di assorbire l’inflazione dei costi attraverso sforzi interni, ma ora stanno finalmente trasferendo tali costi ai consumatori. I principali datori di lavoro stanno aumentando i salari, soprattutto per i ruoli entry-level e junior, per attirare i lavoratori. A nostro avviso, ciò è inevitabile e indica che il processo di normalizzazione continuerà. Ancora più incoraggiante è la crescita del PIL giapponese, più forte del previsto, nel primo trimestre, con un aumento dello 0,4% su base trimestrale, grazie ai forti consumi interni e al turismo in entrata. A lungo termine, però, resta da capire se l’invecchiamento demografico sia un fattore inflazionistico o deflazionistico.

L’uscita del Giappone dalla deflazione è inequivocabilmente positiva per le azioni giapponesi e significa che c’è un valore reale nel posizionamento a lungo termine. Detto ciò, si tratta di un fattore strutturale di fondo: riteniamo che sia a livello microeconomico che si possa ottenere una sovraperformance.