Piano nazionale del mare. Promuovere lo sviluppo e la crescita turistica nel nostro Paese

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Piano nazionale del mare — 

Il Cipom, il Comitato interministeriale per le politiche del mare, riunitosi a Palazzo Chigi sotto la presidenza del Ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci, ha approvato il Piano nazionale del mare.

L’Italia con quasi 8.000 Km di costa, 15 Regioni che affacciano sul mare, un importante sistema marittimo insulare e con ben 29 Aree Marine Protette, si qualifica naturalmente come nazione marittima al centro del Mediterraneo, dove si sviluppa il flusso di rotte che collegano l’Indo-Pacifico all’Oceano Atlantico e all’Europa.

Il “Piano nazionale del mare” è un piano strategico per promuovere lo sviluppo e la crescita turistica nel nostro Paese, che dalle zone costiere trae ad oggi una delle principali fonti di guadagno. Secondo un commento del Ministero, il “Piano nazionale del mare è “lo strumento di programmazione di cui si dotano governo e parlamento per avviare una politica marittima unitaria e strategica”.

Indirizzi strategici

I punti focali sono gli indirizzi strategici in tema di:
– tutela e valorizzazione della risorsa mare dal punto di vista ecologico, economico, sociale, culturale e logistico;
– valorizzazione economica del mare con particolare riferimento all’archeologia subacquea, al turismo, alle iniziative a favore della pesca e dell’acquacoltura e dello sfruttamento delle risorse energetiche;
– valorizzazione delle vie del mare e sviluppo del sistema portuale;
– promozione e coordinamento delle politiche volte al miglioramento della continuità territoriale da e per le isole, al superamento degli svantaggi derivanti dalla condizione insulare e alla valorizzazione delle economie delle isole minori;
– promozione del sistema-mare nazionale a livello internazionale, in coerenza con le linee di indirizzo strategico in materia di promozione e internazionalizzazione delle imprese italiane;
– valorizzazione del demanio marittimo, con particolare riferimento alle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative.

Il “sistema mare”

Premessa indispensabile per delineare le politiche del mare, visto come “sistema mare” nel suo complesso, è la definizione degli interessi marittimi nazionali. Ciò richiede un’analisi delle competenze e degli spazi geografici d’interesse, attraverso un approccio omnicomprensivo e trasversale che valorizzi gli attori “tutelati”, assieme a quelli “tutelanti”. L’Italia è una media potenza regionale a forte connotazione marittima, che basa la sua economia di trasformazione sulla gestione dinamica dell’importazione di energia e materie prime e dell’esportazione di prodotti finiti, cosa che avviene massimamente via mare. La marittimità accomuna, dunque, numerosi “Utenti del Mare” pubblici e privati, che devono operare assieme in sinergia e sicurezza, sia nel contesto interno sia in quello internazionale.

Il fine è ritrovare nel mare la naturale risorsa e dimensione di crescita per l’Italia; il metodo consiste nello stimolare da un lato il progresso delle imprese e delle competenze marittime nazionali e dall’altro nel garantire un uso libero, sicuro e sostenibile del mare, tutelando la sua ricca biodiversità e agendo al contempo a beneficio dell’Italia e della Comunità internazionale, passando anche da una crescita blu ad una economia del mare sostenibile. Nel mondo, il 90% del traffico merci viaggia via mare, il 99% del traffico dati transita nelle dorsali sottomarine e il trasporto marittimo è 6 volte meno inquinante di quello su gomma. A livello Europeo, il The EU Blue Economy Report 20236 , evidenzia che il valore aggiunto lordo (VAL) dei settori consolidati della Blue Economy nel 2020 è stato di 129,1 miliardi di EUR (contribuendo per l’1,1% dell’economia dell’UE-27), con un fatturato complessivo di 523 miliardi di EUR e un’occupazione di 3,34 milioni di persone (1,8% in termini di contributo all’economia dell’UE27)

Guardare al mare, oltre l’orizzonte, con occhi nuovi

Al di là dei singoli temi trattati, ciò che emerge con forza è l’esigenza di raccordare quei temi in maniera armoniosa, con una visione alta e omnicomprensiva. L’Italia intende guardare al mare, oltre l’orizzonte, con occhi nuovi. È necessario adottare dei provvedimenti che incentivino la competitività delle nostre imprese, delle nostre associazioni, dei nostri territori, con particolare attenzione alle isole minori;
dei provvedimenti che tutelino il nostro patrimonio marino, accompagnando la transizione dalla crescita blu ad una economia del mare sostenibile;
dei provvedimenti che rendano più efficiente ed efficace l’azione complessiva dello Stato sul mare.

In particolare, si svilupperanno azioni coerenti con le direttrici che inoltre possano:
− snellire la burocrazia, semplificando i rapporti tra imprese, territori e PA, riducendo il numero di passaggi e i tempi per compierli, attraverso la messa a sistema degli interlocutori istituzionali; imprenditori marittimi e istituzioni devono raccordarsi agevolmente semplificando il livello regolatorio, di intese, nulla osta e altri atti di assenso comunque denominati, nella stesura delle normative attuative di settore da parte dei dicasteri competenti attraverso l’attivazione di conferenze di servizi semplificate;
− adottare normative chiare e politiche fiscali certe, al fine di rendere più competitive le filiere del mare;
− internazionalizzare, promuovere e comunicare l’economia del mare Made in Italy;
− digitalizzare l’intero settore marittimo, per conferirgli maggiore competitività e appetibilità a livello internazionale, colmando i gap di interconnessione nazionale attraverso l’adozione di un’unica banca dati in cui gli attori pubblici e privati possano far convergere ed attingere l’informazione, partendo dagli strumenti per la pianificazione spaziale, per semplificare e velocizzare le procedure autorizzative; tale strumento potrebbe essere gestito dal CIPOM (o dal Ministero della Protezione Civile e del Mare) ed essere messo a disposizione di tutte le pertinenti realtà pubbliche e private.