Tech, oltre i “magnifici sette” c’è del valore se si guarda ai fondamentali

Richard Clode, gestore del team Global Technology Leaders di Janus Henderson -
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La pandemia ha portato alla confluenza tra un’accelerazione della crescita tecnologica in molti settori e uno scenario “free money” con tassi di interesse a zero e allentamento monetario, con le banche centrali impegnate a riparare i danni alle economie causati dalle chiusure. Il costo del capitale è crollato di pari passo con l’impennata della domanda di trasformazione digitale, il che ha inevitabilmente portato a decisioni di allocazione poco oculate. A titolo esemplificativo, nell’anno fiscale 2021 (conclusosi a marzo 2022) Softbank Vision Fund (SVF) ha investito 44,3 miliardi di dollari in startup tecnologiche private1. Il Bitcoin ha superato per la prima volta i 60.000 dollari e il paniere Morgan Stanley Unprofitable Technology ha raggiunto i massimi dopo un rally del 343% dai minimi di marzo 20202. In questo periodo si sono verificate 300 IPO di SPAC 3 e quasi il 40% delle società tecnologiche quotate negli Stati Uniti non è risultato redditizio4.

L’aumento dei tassi di interesse è stato ovviamente dannoso per quegli asset costruiti sul “free money”, come dimostra il crollo del 74% del Morgan Stanley Unprofitable Technology e del Bitcoin. Nel quarto trimestre del 2022 sono state effettuate solo otto IPO di SPAC e il Softbank Vision Fund ha investito appena 4 miliardi di dollari nell’intero anno fiscale 2022. Inoltre, la riduzione delle linee di finanziamento per il settore privato ha portato alla crisi della Silicon Valley Bank (SVB), la banca di riferimento per il settore del venture capital (VC) tecnologico e per le startup.

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Le azioni associate alla scomparsa dei titoli tecnologici non redditizi hanno avuto un impatto sul sentiment degli investitori nei confronti del settore tecnologico nel suo complesso. Gli investitori si sono allontanati dalla “crescita a tutti i costi” a favore di società che dimostrano una crescita redditizia, flussi di cassa e che sono in grado di autofinanziarsi. In occasione della conferenza tecnologica di Morgan Stanley, tenutasi a marzo, sono state monitorate le parole chiave citate durante le presentazioni delle aziende: margini, efficienza, riduzione dei costi e licenziamenti sono stati i temi più citati. Mark Zuckerberg ha coniato il termine “Anno dell’efficienza” nella sua lettera ai dipendenti di Meta all’inizio di quest’anno (il titolo è salito di oltre il 100% da un anno all’altro) 5. Allo stesso tempo, le preoccupazioni relative ai bilanci sono riemerse dopo la mini-crisi bancaria e la forza dei bilanci delle “big tech” è stata finalmente premiata. Nel giro di due settimane, Alphabet ha annunciato un nuovo riacquisto di azioni da 70 miliardi di dollari e Apple uno di 90 miliardi di dollari durante gli ultimi risultati delle società.

Il mercato ha riconosciuto l’importanza di bilanci solidi, utili consistenti e flussi di cassa per autofinanziare investimenti significativi in nuove e importanti frontiere tecnologiche come l’intelligenza artificiale (IA). Il termine “Magnifici Sette” è stato coniato per raggruppare i dominatori del mercato azionario, ovvero Apple, Alphabet, Amazon, Meta, Microsoft, NVIDIA e Tesla. Queste aziende differiscono tra loro per molti aspetti, ma ciò che le accomuna è la crescita redditizia, la solidità dei bilanci e, in molti casi, il nuovo impegno a ridurre i costi e ad ampliare i margini, oltre a un forte posizionamento nell’IA. Questa dovrebbe essere una combinazione allettante per gli investitori in un mondo in cui il costo del capitale è tornato a livelli più normali.

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Sebbene i “Magnifici Sette” abbiano tutti registrato una forte performance nel 2023, tra questi ci sono notevoli differenze in termini di valutazione e di potenziale di crescita e vediamo emergere importanti disparità. Oltre a questi nomi, c’è un’ampia gamma di opportunità nel settore, in società con forti prospettive di crescita redditizia a lungo termine e valutazioni ragionevoli.

Stiamo assistendo a un ritorno all’investimento fondamentale, in cui i prezzi delle azioni sono correlati alle revisioni positive degli utili, come dovrebbero essere, anziché essere in gran parte basati sulle aspettative e su temi di investimento di attualità. La maggiore dispersione dei rendimenti azionari crea maggiori opportunità per gli stock picker, in particolare nel settore tecnologico, con la transizione dall’era dell’internet mobile, attualmente dominante, a un futuro mondo di intelligenza artificiale in cui emergeranno sia nuovi leader sia chi sta accumulando ritardi su questo fronte. La selezione dei titoli basata sull’analisi fondamentale si adatta a questo contesto.