Azionario sostenuto dalla resilienza degli utili

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In questi giorni ha avuto inizio la stagione di pubblicazione dei bilanci societari del terzo trimestre. In tale periodo le aziende hanno dovuto affrontare condizioni di business molto diverse a seconda della geografia delle loro attività. Nel trimestre, gli Stati Uniti hanno probabilmente registrato tassi di crescita molto solidi, e un’elevata propensione ai consumi, mentre l’area dell’euro dovrebbe essere stata prossima alla stagnazione. In Cina il trimestre ha verosimilmente avuto un andamento disomogeneo, con l’emergere dei primi segnali di stabilizzazione.

Il contesto economico generale è di certo un importante fattore trainante per gli utili societari, ma in gioco vi sono anche altri fattori. A influenzare i margini di profitto saranno anche la volatilità delle valute, i movimenti dei prezzi delle materie prime e una moltitudine di sviluppi specifici nei singoli settori o società: analisti aziendali e stock picker hanno il loro bel daffare.

Possiamo comunque concludere che gli utili societari hanno probabilmente avuto un ruolo importante nella buona resistenza dimostrata dal mercato azionario di fronte alle difficoltà degli ultimi trimestri. In questo momento, la crescita degli utili su base annua non è significativa (in termini annui, gli utili delle società dell’S&P 500 dovrebbero essere rimasti pressoché invariati nel terzo trimestre), ma in ciò dovremmo vedere un segnale di forza. Nel complesso, le società hanno affrontato bene i prezzi elevati e volatili delle materie prime, l’aumento dei salari e il crescere dell’incertezza politica. I margini di profitto, sebbene leggermente diminuiti, sono ancora abbastanza soddisfacenti in prospettiva storica.

Gli ottimisti ritengono che alla base di tali sviluppi vi sia la potenza delle economie di mercato, innovazioni quali l’intelligenza artificiale e i più volte citati “spiriti animali” (termine coniato da Keynes per indicare il complesso di emozioni istintive che guidano il comportamento umano). Altri sottolineano che, soprattutto negli Stati Uniti, è una manciata di società a far la parte del leone sugli utili complessivi, e che potrebbe presto farsi sentire l’effetto del graduale aumento delle spese per gli interessi e del rallentamento della domanda delle famiglie.

Quanto ai singoli settori, è opportuno spostare un poco l’attenzione dall’onnipresente settore tecnologico a quello finanziario. Di recente, le banche europee si sono in particolare distinte per il fatto che gli analisti hanno rivisto costantemente al rialzo le stime sui loro utili (si veda il nostro Grafico della settimana). Dopo un periodo lungo e difficile di tassi negativi sui depositi, i redditi da interessi stanno aumentando più del previsto, mentre la sofferenza sui crediti resta per ora modesta.

La settimana prossima

Gli sviluppi della prossima settimana saranno molto interessanti. Innanzitutto, entrerà nel vivo la stagione di pubblicazione dei bilanci. Sullo sfondo della recente solidità dei dati macroeconomici, le società statunitensi in particolare potrebbero dimostrare la propria capacità di resilienza. Verrà inoltre pubblicata la prima stima flash sulla crescita del prodotto interno lordo statunitense nel terzo trimestre. Si prevede che i dati siano solidi, in particolare per i consumi delle famiglie. Quanto alla politica monetaria, sono in programma riunioni tra la Bank of Canada e la Banca Centrale Europea. È improbabile che quest’ultima aumenti ancora i tassi di riferimento. Otterremo anche una serie di dati sul sentiment. Oltre alle stime flash di ottobre sugli indici dei direttori degli acquisti per i principali Paesi industrializzati, avremo l’indicatore di fiducia dei consumatori della Commissione europea e altri dati sul sentiment dei consumatori di Germania, Italia e Francia. In Asia, la Cina pubblicherà i dati sugli utili industriali e il Giappone i dati sull’inflazione di ottobre.

Infine, può essere utile considerare la resilienza degli utili societari anche da un’altra prospettiva. Per le banche centrali, in ultima analisi, i margini di profitto elevati contribuiscono ad aumentare la pressione inflazionistica. Ciò significa che dovranno ancora per qualche tempo continuare a ricercare un equilibrio tra la lotta all’inflazione e il sostegno alla crescita. Nel breve termine, i mercati potrebbero essere influenzati dalle rinnovate tensioni in Medio Oriente. I prezzi del petrolio potrebbero tornare al centro della scena. Per il momento, comunque, i mercati hanno dimostrato una certa resilienza.