Le opportunità per gli investitori nel disordine globale

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I fattori d’incertezza sono numerosi, soprattutto per quanto riguarda la geopolitica. L’ultima crisi è quella nel Medio Oriente in seguito all’attacco di Hamas contro Israele. Su questo fronte la speranza è quella di una rapida fine delle ostilità, ma non si può escludere che la situazione si trascini più a lungo. L’impatto per i mercati finanziari potrebbe venire soprattutto dal petrolio e dal gas se il conflitto si allargasse ad altri Paesi della regione. In quest’ultimo malaugurato caso, i classici beni rifugio come oro e Treasury statunitensi potrebbero aiutare a stabilizzare i portafogli.

Sullo sfondo continua la guerra in Ucraina, con le ormai note ricadute energetiche. Anche il rapporto tra Stati Uniti e Cina rimane teso e le ripercussioni cominciano a farsi sentire a livello degli scambi commerciali, mentre si temono limitazioni sui flussi di capitale. Perfino la politica statunitense sta rappresentando un fattore d’indecisione. Il Congresso ha evitato di poco, per l’ennesima volta, il blocco delle finanze pubbliche, rinviando l’aumento del tetto d’indebitamento federale al 17 novembre. È la novantesima volta dagli anni ’60 che questo avviene, ma c’è
stata una chiara accelerazione negli ultimi anni.

Il Congressional Budget Office stima che il deficit federale cresca costantemente, passando da 1312 miliardi di dollari nel 2022 a 1752 miliardi nel 2025. I numeri sono tali che le trattative tra il partito democratico e quello repubblicano sono sempre più complesse, creando incertezza per le agenzie di rating e il mercato.

La nostra aspettativa è che un accordo venga trovato e proprio l’elevato deficit statunitense è una ragione per ridurre i rendimenti a lungo termine. Ciò
rafforza la nostra attesa che i tassi d’interesse possano scendere il prossimo anno.

Nonostante questo quadro complesso e il disordine che contraddistingue questo periodo, l’economia globale sembra avviata verso un rallentamento «controllato» e un’inflazione in discesa. La probabilità di una recessione nel prossimo anno negli Stati Uniti appare bassa e il mercato oscilla interrogandosi su quando scenderanno i tassi d’interesse. Qualche difficoltà in più la incontra l’Europa, che comincia a risentire dei tassi così elevati, e gli investitori temono un ritardo da parte della Banca centrale europea (BCE) nel ridurli. La Cina sta attraversando una fase complessa legata alla crisi immobiliare, ma di recente sono stati varati stimoli fiscali e monetari per mantenere la crescita vicina alla soglia psicologica del 5%.

Lo scenario più probabile, ad oggi, rimane quello di un «atterraggio morbido» dell’economia dopo l’euforica fase post-COVID. Per questo, nonostante tutto, le condizioni dei mercati finanziari non sono complessivamente negative: gran parte delle asset class offre prospettive
accettabili, soprattutto le obbligazioni.

Per quanto riguarda il mercato azionario, le valutazioni sono nel complesso ragionevoli anche se il buon andamento delle borse da inizio anno è stato guidato da un aumento dei multipli (per esempio il rapporto prezzo/utili) più che da un aumento degli utili. Ciò è vero soprattutto nel mercato
statunitense e nel campo della tecnologia, che ha beneficiato delle aspettative sull’intelligenza artificiale.

In particolare, abbiamo una preferenza per il settore dell’energia che non riflette gli aumenti già registrati dal prezzo del petrolio. Il settore energetico (Indice MSCI ACWI Energy) tratta a un multiplo degli utili attesi nel prossimo anno di 10x, vale a dire uno sconto del 12% rispetto alla sua media storica. In questo contesto la performance delle obbligazioni è invece stata deludente, per via del tono rigoroso delle banche centrali, dell’aumento del prezzo del petrolio e dei conseguenti timori riguardo un nuovo aumento dell’inflazione.

I rendimenti rimangono elevati e, a mio avviso, troppo per essere sostenibili nel medio termine, soprattutto in Europa. Dovranno quindi scendere e poter cristallizzare oggi questi rendimenti attraverso bond di buona qualità con scadenze a medio termine rappresenta un’opportunità. Infatti, le obbligazioni di buona qualità hanno poche probabilità di perdere valore se tenute a scadenza e, man mano che l’economia rallenta e l’inflazione scende, gli investitori inizieranno a posizionarsi per una riduzione dei tassi d’interesse, che ne dovrebbe far aumentare le quotazioni.