Tfr e fondi pensione, cosa cambia per lavoratore e datore di lavoro

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Un approfondimento dell’Ufficio Studi della CGIA ha stimato gli effetti prodotti dal rialzo dell’inflazione sulla rivalutazione del trattamento di fine rapporto accantonato in azienda. Va ricordato che la quota di TFR annuo è pari al 6,91% della sua retribuzione lorda annua (retribuzione lorda divisa per 13,5 al netto della contribuzione aggiuntiva pari allo 0,5% della retribuzione stessa).

La rivalutazione annua del TFR accantonato si effettua applicando a quanto accantonato (con esclusione della quota maturata nell’anno), un tasso costituito dall’ 1,5% in misura fissa e dal 75% dell’aumento dell’inflazione rispetto al mese di dicembre dell’anno precedente. Per l’anno 2022 il tasso di rivalutazione è stato particolarmente alto, viene evidenziato, pari a 9,974576%, risultando dalla somma del tasso fisso 1,5% e dal 75% della variazione dell’inflazione pari all’11%. Il costo stimato dall’approfondimento per le piccole e medie imprese è mediamente pari a 1500 euro in più a dipendente, provocando un extracosto per queste realtà con meno di 50 dipendenti stimato, in via prudenziale, in almeno 6 miliardi di euro.

Va ricordato come il legislatore previdenziale ha individuato nel tfr una importante fonte di finanziamento della previdenza complementare, sempre su base volontaria. Il tfr è anche oggetto di una possibile “spinta gentile” attraverso il meccanismo del silenzio assenso che potrebbe essere riproposto in maniera ampia con la prossima Legge di Bilancio.

Cosa cambia per lavoratore e azienda in caso di conferimento del tfr ad un fondo pensione? Partendo dall’aderente alla forma pensionistica complementare conferendo il tfr incrementa in primo luogo la propria posizione previdenziale in maniera tale da potere costruire nel tempo una integrazione pensionistica più consistente. Quello che deve essere ben compreso è che l’orizzonte temporale di investimento è di medio-lungo periodo per cui eventuali confronti tra andamento della linea di investimento e rivalutazione legale del tfr che si avrebbe avuta mantenendo il tfr in azienda va condotta su orizzonte temporali sufficientemente protratti , almeno di 10 anni. La normativa ha disegnato poi il funzionamento dei fondi pensione in modo tale da consentire la possibilità di richiedere anticipazioni e almeno una quota della prestazione finale sotto forma di capitale , così come avviene con il tfr, in maniera tale da rendere la scelta di trasferire il tfr ad un fondo pensione per quanto possibile neutra dal punto di vista psicologico.

Per quel che riguarda le aziende va sicuramente ricordato come il tfr costituisce una importante fonte di autofinanziamento. Va però ricordato come si prevedano significative agevolazioni fiscali in senso compensativo come la possibilità di dedurre una quota pari al 4% del tfr versato a fondo pensione per le aziende con più di 50 dipendenti e al 6% per le le aziende con meno di 50 dipendenti.

Vi sono poi semplificazioni amministrative considerando che non va più operata la rivalutazione legale e non va versata l’aliquota del 17% che grava su di essa.