Viviamo “disrupted times”, tempi di “perturbamento”

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Fino a circa vent’anni fa erano principalmente gli addetti dell’industria a preoccuparsi dell’avvento tecnologico, la progressiva automazione e robotizzazione nelle fabbriche costringeva gli operai ad aggiornare le proprie competenze professionali.

Ma è storia di ieri, il Global Risk Report 2024, che verrà presentato al World Economic Forum in programma a Davos il prossimo gennaio, spiegherà che anche chi lavora negli ambiti cosiddetti “della conoscenza” deve interrogarsi su come l’intelligenza artificiale condizionerà la sua professione, il giornalista come il gestore di portafogli di investimento o il consulente finanziario.

Un altro rischio globale è nelle transizioni causate dal cambiamento climatico, ad esempio in agricoltura. Sale la linea della palma, cambiano le condizioni climatiche e, con esse, cambieranno coltivazioni e metodi di coltura, in Spagna i viticoltori hanno già cominciato a sperimentare vitigni più resistenti al caldo.

Tendenze di lungo periodo che sono già qui, sono le priorità per l’agenda delle leadership mondiali e nello stesso tempo costituiscono finestre di opportunità per gli investitori.

Ma non ci sono solo megatrend “positivi”, esistono anche megatrend “negativi”.

Un rischio di cui tenere conto è il debito globale, tornato a crescere sull’urgenza di contrastare la paralisi dell’attività economica causata dalla pandemia.

Ampi disavanzi fiscali e alto debito costituiscono un rischio sistemico e preludono a più contenute prospettive di crescita, rischio amplificato dall’invecchiamento della popolazione.

Poi c’è la geopolitica, tornata a condizionare pesantemente l’economia e i mercati: la guerra in Ucraina, le elezioni americane trasformate in azzardo come mai accaduto in passato, le ombre cinesi su Taiwan e, da pochi giorni, le tragiche vicende in Israele e Palestina, la paura del possibile allargamento del conflitto.

La settimana scorsa i mercati non hanno manifestato particolari reazioni, mentre scriviamo queste note sembra prevalere una condizione di prudente attesa.

A parte i settori più sensibili come l’energia, i mercati azionari non hanno registrato spunti particolari e se verrà evitata l’escalation non sarà il conflitto a modificarne la traiettoria. Il rischio ancora presente è che la situazione potrebbe cambiare in peggio.

C’è stata invece domanda di Treasury, tradizionale porto sicuro nelle fasi di turbolenza, i rendimenti sono scesi dai picchi raggiunti nei giorni precedenti.

Naturalmente è tornato sotto i riflettori il petrolio, con la memoria di tutti al febbraio 2022 quando l’invasione russa dell’Ucraina mandò all’aria il mercato dell’energia.

Come la Russia, anche il Medio Oriente è un fornitore globale di petrolio e gas naturale, questa volta però i prezzi si sono mossi con indolenza. Il prezzo del barile era già salito in seguito alla decisione di Arabia Saudita e Russia di tagliare la produzione giornaliera. Su quella mossa gli analisti aggiornavano le loro previsioni, toccheremo i 100 dollari, i 150 sono dietro l’angolo. Ma alla riapertura di lunedì scorso il prezzo è salito ma non si è verificato nessun balzo.

Diversa la reazione del mercato del gas naturale, i prezzi hanno toccato il punto più alto da marzo, i futures del gas alla borsa di Amsterdam sono saliti di oltre il 14% a 53 euro per megawattora. Le tensioni sul prezzo del gas sono destinate a scaricarsi sui prezzi finali dei prodotti e la preoccupazione è che gli attacchi continuino mentre si va verso l’inverno e si comincerà a utilizzare le scorte.

L’oro, bene rifugio per eccellenza, in questi giorni non ha avuto movimenti significativi. Il motivo è il più alto rendimento dei titoli governativi e l’inflazione che, sia pure con lentezza, si sta temperando. L’aumentato rendimento reale delle obbligazioni rende più elevato il costo opportunità dell’investimento in oro che non paga né cedole né dividendi.

Tornando ai mercati, sono passati nella modalità di parziale riduzione del rischio dopo il lungo rally iniziato nell’ottobre 2022 e terminato nell’estate. L’appuntamento con le trimestrali societarie, avviato in questi giorni, è importante soprattutto per valutare le condizioni del settore tecnologico; le “Big Seven” hanno guidato le performance del listino, i loro risultati costituiranno una ragionevole indicazione sulla sostenibilità, o meno, degli attuali prezzi di borsa.

È difficile prendere decisioni quando si è avvolti nell’opacità dell’incertezza, eppure è necessario. Nei momenti di maggiore irresolutezza il gestore ha la responsabilità di tenere sotto controllo l’allocazione dei suoi portafogli, valutando costantemente le potenzialità di lungo termine degli strumenti di investimento diversificati per fonti di rischio e gestendo la volatilità nel breve termine.

Le prossime settimane saranno rivelatrici di quale direzione prenderà l’ultimo trimestre dell’anno e di come sapranno reagire i risparmiatori.