Demografia e welfare

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L’Istat ha pubblicato i dati aggiornati sull’evoluzione della popolazione del nostro Paese che certificano la prolungata stagione di “inverno demografico” che lo caratterizza. Quali sono le principali evidenze? Al 31 dicembre 2022 la popolazione in Italia conta 58.997.201 residenti. Rispetto al 2021 si registra una flessione pari a -32.932 individui, a sintesi di un calo significativo dovuto a una dinamica demografica ancora negativa pari a -179.416 persone e di un recupero censuario pari a + 146.484 persone.

Le donne, superando gli uomini di 1.367.537 unità, rappresentano il 51,2% della popolazione residente. Il peso della componente femminile è progressivamente maggiore man mano che cresce l’età, per via della maggior longevità femminile. Se nelle classi di età più giovani (fino alla classe 35-39 anni) si registra una leggera prevalenza della componente maschile, si raggiunge l’equilibrio tra i sessi nella classe 40-44 e, progressivamente, si rileva una presenza sempre maggiore di donne a partire dalla classe 45-49 che esplode tra i grandi anziani: nella classe 80-84 anni le donne sono il 58,0%, fino ad arrivare al 69,9%, al 77,9% e all’83,3%, rispettivamente, nelle classi 90-94, 95-99 e 100 e più.

Prosegue poi l’invecchiamento della popolazione. A fine 2022 l’età media è pari a 46,4 anni per il totale della popolazione (47,8 anni per le donne 44,9 anni per gli uomini). Rispetto al 2021, quando l’età media era pari a 46,2 anni si consegue un ulteriore passo in avanti . Continua, infatti, a crescere l’indice di vecchiaia (che misura il numero persone di 65 anni e più ogni 100 giovani di 0-14 anni) che passa dal 187,6% del 2021 al 193,1% del 2022 (era pari al 148,7% nel 2011). Nuovo record negativo poi per la natalità; i nati residenti in Italia sono 393mila nel 2022, con un tasso di natalità del 6,7 per mille. Si rilevano quasi 7mila nascite in meno rispetto al 2021 (-1,7%), e ben 183mila in meno (-31,8%) rispetto al 2008, anno in cui il numero dei nati vivi registrò il più alto valore dall’inizio degli anni Duemila.

Quali sono le considerazioni in termini di welfare? L’invecchiamento del Paese produce effetti rilevanti sia sul sistema previdenziale , strutturato sulla ripartizione dei contributi che vengono utilizzati per pagare le pensioni che sul sistema sanitario e non autosufficienza. L’incedere dell’età si associa infatti ad in incremento delle malattie cronico degenerative con tensione sulla spesa sanitaria. Per quel che riguarda specificamente il sistema previdenza va evidenziato come il CNEL, con spirito propositivo, ha annunciato di volere istituire un gruppo di lavoro sulle pensioni, per produrre riflessioni di alto profilo su sostenibilità economica ed equità intergenerazionale. Dopo anni di “bricolage” e di manutenzione, viene sottolineato, oggi è il momento di guardare al futuro. Di fronte ad un nuovo mondo non si può più pensare di sostenere questo nuovo mondo con gli occhiali del passato, coi cambiamenti epocali che si stanno verificando.

Tra i diversi profili si sottolinea come in Italia nel 2022 per circa 220 miliardi netti erogati per le pensioni sono stati raccolti contributi previdenziali per 260 miliardi, viene sottolineato. Il surplus di gettito è stato utilizzato per finanziare le altre spese previdenziali e assistenziali. Se nei prossimi anni il margine dovesse ridursi, bisognerebbe pensare ad aumentare la base contributiva. Dal punto di vista della finanza pubblica per avviare a soluzione il problema occorre aumentare la base imponibile, su cui applicare l'aliquota contributiva di equilibrio, in modo da aumentare il gettito contributivo. Occorre poi che ogni riforma pensionistica sia accompagnata da riforme del lavoro volte ad aumentare il tasso di occupazione, soprattutto nella componente femminile e dei neet, nonché rafforzare il contrasto all’evasione contributiva.

Viene ancora sottolineato come l’immigrazione, se regolare, può essere una delle risposte anche allo squilibrio contributivo. Per ogni norma di spesa pensionistica dovrebbe esserci un corrispettivo in termini di sostenibilità economica e sociale. In ogni caso, la spesa deve sempre restare in equilibrio con le entrate contributive.