Inquinamento da microplastiche. Lo studio i-plastic e altre rilevazioni

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L’inquinamento da microplastiche è una preoccupante forma di inquinamento ambientale che coinvolge particelle di plastica molto piccole, generalmente con dimensioni inferiori ai 5 millimetri e nel caso delle nanoplastiche sotto un micron (µm – un milionesimo di metro). Queste microplastiche possono derivare da diverse fonti, tra cui la frammentazione di oggetti di plastica più grandi, i residui di prodotti cosmetici contenenti microperle di plastica, la dispersione di fibre sintetiche durante il lavaggio di tessuti sintetici, e il deterioramento di attrezzature marine.

Impatto sull’ambiente e la salute: Le microplastiche possono avere gravi effetti sull’ambiente. Possono contaminare gli ecosistemi acquatici, danneggiare la fauna marina e entrare nella catena alimentare in quanto gli organismi più piccoli le ingeriscono, e poi vengono a loro volta mangiati da organismi più grandi. Ciò può portare all’accumulo di microplastiche in specie che sono parte della dieta umana: esistono fondate preoccupazioni riguardo all’effetto delle microplastiche sulla salute umana. Possono essere ingerite attraverso il cibo e l’acqua potabile. Per la prima volta i frammenti di plastica che inquinano i mari e gli oceani del mondo sono stati trovati nel sangue umano: ora la sfida è capire quali possono essere le conseguenze per la salute.

Diffusione: Le microplastiche sono ubique e sono state trovate in praticamente tutti gli ambienti, dai fondali oceanici alle catene montuose. Questa diffusione globale rende l’inquinamento da microplastiche una sfida complessa da affrontare.

Lo studio i-plastic, di cui UniSalento è partner

L’inquinamento da microplastiche interessa sempre più gli ecosistemi costieri e oceanici. Uno degli ostacoli principali è la mancanza di informazioni standardizzate, comparabili e integrate sull’inquinamento da plastica di piccole dimensioni (micro e nano).

Il progetto i-plastic, finanziato da JPI Oceans e realizzato da un consorzio multidisciplinare di esperti europei e brasiliani provenienti da cinque istituti e quattro paesi, di cui l’Università del Salento è il partner italiano, ha indagato il destino delle microplastiche (da 5 mm a 1 µm) e delle nanoplastiche (sotto 1 µm) dalla terra al mare, in regimi di flusso e climatici distinti, e la loro dispersione nell’oceano aperto. Sono stati raccolti in un documento che elenca 10 informazioni a disposizione di scienziati, divulgatori scientifici e consulenti in materia di politiche scientifiche per elaborare strumenti per la risoluzione del problema:

1) gli estuari sono i principali punti di accumulo di microplastiche;
2) l’inquinamento da microplastiche è ubiquitario negli estuari e nelle aree costiere adiacenti;
3) la concentrazione di microplastiche negli estuari è determinata dallo sviluppo urbano;
4) la distribuzione delle microplastiche negli estuari dipende dall’idrodinamica locale;
5) le correnti oceaniche, le maree e le onde possono trasportare le microplastiche nell’oceano a centinaia di chilometri di distanza dagli estuari nel giro di pochi mesi;
6) tutte le specie acquatiche presenti negli ambienti estuarini e in quelli adiacenti sono in qualche misura contaminate da microplastiche;
7) le microplastiche rappresentano una minaccia per i sistemi di barriera corallina;
8) i filtratori possono rimuovere efficacemente le microplastiche dall’acqua di mare;
9) il polietilene a bassa densità (LDPE) è uno dei tipi più comuni di microplastica presenti negli estuari e nell’ambiente Marino;
10) l’inquinamento da nanoplastica rappresenta un grave rischio per gli organismi acquatici.

Measurlabs. Analisi delle microplastiche

L’inquinamento da microplastiche è un problema che riguarda sia i ricercatori ambientali che gli sviluppatori di prodotti nei settori cosmetico, chimico e tessile. Measurlabs offre un set completo di analisi per l’identificazione, la quantificazione e la distribuzione granulometrica delle microplastiche.

Microplastiche nell’acqua

Le microplastiche finiscono nell’ambiente e nei corsi d’acqua, come dicevamo, a causa della degradazione dei rifiuti di plastica in particelle più piccole, tramite il lavaggio dei tessuti e quando cosmetici, detergenti e altri prodotti chimici contenenti microsfere vengono lavati negli scarichi. A causa delle loro piccole dimensioni (meno di 5 mm di diametro), le microplastiche passano solitamente attraverso i sistemi di filtrazione dell’acqua in natura. Measurlabs offre analisi accurate per determinare la presenza di microplastiche nelle acque interne, nell’acqua di mare, nelle falde acquifere, nelle acque reflue e potabili, nonché nel suolo e nei fanghi.

Identificazione delle microplastiche

FTIR e µRaman sono metodi comuni per identificare plastiche e polimeri presenti in diversi campioni, tra cui acqua, suolo e fanghi. Possono fornire informazioni preziose su diversi tipi di plastica e specificare diversi tipi di polimeri in base alle dimensioni. Rispetto alla FTIR, µRaman è più conveniente e può fornire maggiori informazioni sulle particelle microplastiche più piccole, il che lo rende il metodo preferibile.

Determinazione della dimensione delle particelle di microplastiche

Oltre a identificare la microplastica, può essere interessante ottenere informazioni sulla dimensione e sulla distribuzione dimensionale delle particelle. Questo può essere fatto con l’analisi SEM-EDX. Lo strumento utilizza come sonda un fascio focalizzato di elettroni, con energia compresa tra 1 e 30 keV; questi elettroni interagiscono con il campione generando altri elettroni che sono rilevati da un detector che genera un segnale. L’intensità del segnale determina la luminosità del pixel misurato.