Polizze dormienti, le polizze “risvegliate”

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L’Ivass ha pubblicato i risultati di una specifico indagine sulle polizze vita “dormienti” che, giova ricordare, sono polizze che, pur avendo maturato un diritto al pagamento del capitale assicurato, per vari motivi, non sono state pagate ai beneficiari e giacciono presso le imprese di assicurazione. Il Report fornisce aggiornamenti sulla situazione dei pagamenti delle polizze dormienti, sulla base degli ultimi dati comunicati dalle compagnie all’IVASS nel mese di giugno 20231 e riferiti all’attività svolta nel 2022 e negli anni precedenti. Il documento si conclude con alcune raccomandazioni per le imprese e suggerimenti per i consumatori, che possono contribuire a ridurre il fenomeno delle polizze dormienti.

Come ricorda l’Autorità di Vigilanza può trattarsi di polizze per il caso di morte dell’assicurato della cui esistenza i beneficiari non erano a conoscenza o di polizze c.d. “di risparmio” che, giunte alla scadenza, non sono state riscosse dagli interessati. I diritti derivanti dalle polizze vita si prescrivono in 10 anni dalla data dell’evento (decesso dell’assicurato o scadenza del contratto) termine oltre il quale le somme, qualora non riscosse dai beneficiari, devono affluire al Fondo Rapporti Dormienti istituito presso la CONSAP.

Quali sono le principali evidenze della indagine? Nel 2022 circa 30 milioni di assicurati, relativi per circa 24 milioni a imprese italiane e per circa 6 milioni a imprese estere. Sono risultati 79.315 decessi (65.144 relativi ad imprese italiane e 14.171 alle estere) ai quali sono associate 104.974 polizze per un valore di oltre 5,6 miliardi di euro; a queste si aggiungono 82.410 polizze in forma mista scadute per un valore di 1,2 miliardi di euro, per le quali l’assicurato è risultato in vita e non ha riscosso gli importi, per un totale quindi di 187.384 polizze.

A giugno 2023, le polizze per le quali le imprese avevano accertato il diritto al pagamento da parte dei beneficiari erano 110.061 (circa il 59% delle complessive polizze associate ad assicurati deceduti e polizze miste scadute), per un valore di oltre 5 miliardi di euro, dei quali circa 4 miliardi di euro già riscossi dai beneficiari. Per il 23% delle polizze associate ad assicurati deceduti o polizze miste scadute, le imprese avevano appurato l’inesistenza delle condizioni per il pagamento ai beneficiari in quanto assicurato risultava in vita alla scadenza del contratto o l’assicurato era deceduto dopo la scadenza delle polizze temporanee caso morte o il contratto si era risolto per l’interruzione del pagamento dei premi da parte del contraente. Il restante 18% delle polizze, per un valore di circa 1,2 miliardi, risultava invece “ancora da verificare”.

Per gli anni precedenti, il diritto alla prestazione è stato accertato per il 75,9% degli incroci, per il 2021, il 77,7%, per il 2020, e il 63,8% per gli anni ancora più antecedenti. Nel complesso, per gli anni suddetti, le compagnie hanno verificato rispettivamente l’88,4%, il 91% e il 92,5% delle polizze. Restano ancora da verificare per gli anni antecedenti al 2022, n. 84.403 polizze, per un totale di 1,5 miliardi. Sono 15.687, per un totale di 109 milioni di euro, le polizze emerse dagli incroci dei codici fiscali effettuati tra il 2017 e il 2021 che risultano ancora “sospese”. Per tali polizze le imprese hanno infatti accertato il diritto alla prestazione, ma non sono ancora state pagate poiché le attività di ricerca dei beneficiari o la richiesta della documentazione necessaria al pagamento della prestazione si sono rivelate infruttuose. In assenza di ulteriori attività, questi importi dovrebbero nel tempo essere devoluti al Fondo dormienti. La seguente tavola riassume quanto evidenziato.

Come emerge dall’indagine è stato già riscosso il 96,7% delle polizze per le quali è stato accertato il diritto alla prestazione mentre restano ancora da pagare circa 20 mila polizze, per un valore di 515 milioni.