BCE, riflessioni sull’ultimo miglio

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Per il terzo meeting consecutivo, il Consiglio direttivo della BCE ha mantenuto invariati i tassi di interesse a gennaio. Inoltre, si è astenuto dall’avallare la possibilità di un imminente taglio dei tassi. Sebbene la dichiarazione di politica monetaria abbia riconosciuto che “la tendenza al calo dell’inflazione sottostante è proseguita” e, con una svolta dovish, non abbia più fatto riferimento alle “elevate pressioni interne sui prezzi”, Lagarde ha sottolineato che è “prematuro discutere di tagli dei tassi”. Ha ribadito quanto detto a Davos, ovvero che la BCE potrebbe iniziare a tagliare i tassi di interesse “quest’estate”.

Il nostro scenario principale prevede che la BCE rimanga in attesa nel prossimo meeting di marzo; tuttavia, prevediamo comunque un allentamento di 50 punti base nel secondo trimestre (quando si terranno due riunioni, ossia ad aprile e giugno). Questa premessa si basa sull’ipotesi che la stagnazione economica nell’Eurozona e la disinflazione (ipotizziamo che il tasso annuo dell’inflazione core, che a gennaio era del 3,3%, ad aprile si attesterà intorno al 2,5%) saranno in corso.

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Se la BCE preferisce attendere gli accordi salariali in primavera prima di iniziare a invertire la rotta, il primo taglio potrebbe non arrivare entro aprile. Ciò significa che nel 2° trimestre si potrebbe parlare solo di 25 punti base. Tuttavia, poiché vediamo la possibilità di un primo taglio di 50 punti base a giugno, per il momento ci atteniamo al nostro scenario principale. Siamo d’accordo con i mercati sul fatto che, sulla scia dei segnali di salari vischiosi e dati migliori sulla crescita degli Stati Uniti, nelle ultime settimane è cresciuto il rischio che la BCE tagli al di sotto dei 50 punti base entro giugno. La motivazione principale del ritardo sembra essere che la BCE sia preoccupata di iniziare la discesa troppo presto.