Eurozona, shock e speranze per i prossimi mesi

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Nel 2024 l’Eurozona dovrà affrontare un panorama economico difficile, soprattutto se confrontato con quello degli Stati Uniti. La significativa decelerazione della crescita dal 3,4% nel 2022 ad appena lo 0,6% nel 2023 è legata ad una serie di shock che hanno colpito i principali Paesi dell’eurozona. Questi shock sottolineano la fragilità e la crescente eterogeneità all’interno dell’eurozona, rappresentando una debolezza fondamentale per la regione. Le interruzioni delle catene di approvvigionamento, l’aumento dei costi dei fattori di produzione, le pressioni sul mercato del lavoro dovute alla scarsità generalizzata e le strategie industriali ed energetiche divergenti non solo hanno determinato tassi di crescita diversi all’interno dell’eurozona, ma hanno anche esposto la regione a rischi inflazionistici persistenti.

Nonostante questo scenario difficile, c’è un barlume di speranza per il 2024. Si prevede una crescita modesta, pari a circa l’1%, anche se questa proiezione solleva interrogativi fondamentali: gli shock che hanno colpito molti Paesi europei potrebbero ripresentarsi nel 2024? L’inflazione è una preoccupazione persistente? Il tasso di crescita è raggiungibile?

L’eurozona ha superato tre shock significativi: in primo luogo, la crisi energetica, innescata da una serie di shock esterni e interni e tuttora solo parzialmente risolta. La fine dell’era del gas a basso costo, possibile solo grazie alle forniture russe, ha alterato l’equilibrio del mercato. Il conseguente aumento dei prezzi del gas, che rimane più alto rispetto a prima dell’invasione dell’Ucraina, ha spinto a rivalutare le politiche industriali ed energetiche in Germania. A ciò si aggiunge il rallentamento della crescita della Cina, che non è più in grado di trarre vantaggio da un commercio mondiale che ha smesso di crescere (volumi piatti dal 2022) e di mettere in subbuglio il settore manifatturiero tedesco e italiano. La Cina continuerà probabilmente a soffrire della sua crisi immobiliare, che continuerà a minare la fiducia e i consumi delle famiglie. Prevediamo che nel 2024 la crescita cinese rimarrà in una fascia compresa tra il 4,4% e il 4,7%. Infine, completa il quadro l’inasprimento delle condizioni monetarie e finanziarie. Il forte aumento senza precedenti dei tassi d’interesse europei ha avuto un forte impatto sui prestiti alle famiglie e alle imprese, in particolare quelle che non hanno accesso ai mercati del debito societario. Ciò si riflette nella quasi stagnazione degli investimenti produttivi e nel calo degli investimenti fissi lordi nel settore residenziale.

La domanda diventa quindi: da dove verrà la crescita del PIL dell’eurozona nel prossimo anno?

Tra i fattori positivi c’è la continuazione di politiche fiscali accomodanti a sostegno di alcuni segmenti dell’economia. Anche se i rapporti di indebitamento potrebbero normalizzarsi leggermente, gli obiettivi fissati dal Trattato di Maastricht potrebbero non essere pienamente raggiunti. Nonostante le contestazioni della Corte di Karlsruhe, la Germania potrebbe ricorrere ai suoi strumenti di bilancio a causa della deludente performance di crescita nel 2023.

Tuttavia, il vero motore della crescita nell’eurozona dovrebbe essere il consumo privato, sostenuto dalle condizioni favorevoli del mercato del lavoro. Nonostante la crescita poco brillante nel 2023, l’occupazione nell’Eurozona ha registrato un aumento significativo (+1,3% a/a).

Posti di lavoro e crescita dell’occupazione

Si potrebbe pensare che questo aumento dell’occupazione si concluda nel 2024, ma il numero di posti di lavoro vacanti resta elevato. Le indagini della Commissione europea rivelano che l’occupazione rimane una delle principali preoccupazioni per le aziende che cercano di aumentare i livelli di produzione nella regione. Questa tensione nel mercato del lavoro probabilmente sosterrà la crescita dei salari, superando i livelli di inflazione. In sostanza, si prevede che la crescita dei salari reali nell’Eurozona supererà i livelli del 2023, fornendo un sostegno fondamentale al principale motore dell’attività economica, ovvero i consumi delle famiglie europee.