La favola dei “Magnifici 7” sta per concludersi?

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 “L’inizio del 2024 ha confermato la tendenza osservata nel 2023, con la performance del mercato azionario statunitense sempre più ristretta a pochi nomi. I cosiddetti “Magnifici 7” (Nvidia, Tesla, Meta Platforms, Apple, Amazon, Microsoft e Alphabet) hanno in realtà perso due compagni e in effetti l’attuale ristrettezza del mercato non sembra sostenibile nel lungo periodo, come si osserva guardando al passato”. È l’analisi di Alberto Conca, gestore di fondi Zest Asset management Sicav e responsabile investimenti Lfg+Zest Sa.

Osservando la “Performance Contribution” cumulata dell’S&P500 da inizio anno, si può notare come solo 17 titoli hanno generato circa il 100% della performance dell’indice, mentre gli altri 483 non hanno apportato crescita, azzerandosi a vicenda. Ciò significa che, a oggi e come nel 2023, avere un portafoglio diversificato non è stata una scelta ottimale. Al contrario, avere un portafoglio concentrato, soprattutto in determinati titoli, è risultato vincente.

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Lo stesso concetto può essere osservato in ottica settoriale. Il 74% del rendimento dall’inizio dell’anno dell’S&P500 è stato realizzato da due settori: Information Technology e Communication Services. Aggiungendo il terzo settore, l’Healthcare, la performance raggiunge l’88% del totale. Concentrandosi sui migliori titoli all’interno dei tre comparti, emerge anche qui la ristrettezza del mercato. In ognuno dei settori spicca un titolo che ha contribuito per più del 50% alla performance totale: Nvidia per il 70% dell’Information Technology, Meta per il 71% di Communication Services e Eli Lilly per il 58% dell’Healthcare.

Addirittura i “Magnifici 7”, i grandi trionfatori del 2023, hanno perso compagni di viaggio nell’ultimo periodo. In questo inizio di 2024, due colossi del mercato mondiale come Apple e Tesla sono scesi dal carro dei vincitori. Le restanti cinque società, invece, hanno contribuito per più della metà della performance da inizio anno dell’S&P500.

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La significativa ristrettezza del mercato a cui stiamo assistendo oggi è un fenomeno che si è già verificato in passato. Se si osserva l’andamento dell’indice S&P500 dal 1971, emerge che abbiamo raggiunto un livello mai toccato prima in termini di peso dei primi cinque titoli, il quale in parte è giustificato dalla straordinarietà di queste società. Rispetto ai competitors (se esistono) queste società crescono di più e hanno free cash flow maggiori, e quindi ritorni sul capitale più alti.

“Questa condizione non sembra essere sostenibile nel lungo periodo”, conclude Conca. “Se si osserva il trend storico, dopo un periodo in cui i primi cinque titoli hanno pesantemente sovraperformato gli altri, gli anni successivi sono stati caratterizzati da performance dell’indice notevolmente allargate, con la contribuzione al risultato finalemolto più omogenea. Inoltre, sembra che dopo questi picchi generati da pochi titoli, la successiva discesa è significativamente auto-correlata, ovvero gli investitori scaricano i Top 5 dai propri portafogli per acquistare azioni delle altre società più piccole”.